Il boom di ricerche scientifiche discutibili sta facendo dilagare la disinformazione sul Covid-19, mettendo i pazienti di tutto il mondo a rischio di “danni gravi e immediati”. È l’allarme di un gruppo di ricercatori e medici sulla rivista Nature Medicine, che hanno affermato che una gestione più trasparente della sperimentazione clinica e dei dati potrebbe impedire l’attuazione di trattamenti inappropriati e potenzialmente pericolosi.
ASPETTI PRINCIPALI
- La pandemia ha stimolato una raffica di ricerche rapide, le quali hanno permesso il proliferare di “prestazioni di efficacia scarsamente evidenziata” sui social media e negli ambienti scientifici. Questi si sono rapidamente spostati nella “pratica clinica diffusa e nella politica pubblica”, secondo quanto riportato dai ricercatori.
- Poiché la maggior parte degli studi e delle meta-analisi (che analizzano più studi) forniscono solo riepiloghi dei dati dei pazienti – una misura finalizzata a proteggere la privacy dei partecipanti – gli studi deboli, discutibili o persino fraudolenti hanno ricevuto un’attenzione diffusa sul successivo “collasso” sulla “base di uno scrutinio approssimativo”.
- L’attenzione sul farmaco antiparassitario ivermectina ha visto “centinaia di migliaia” di pazienti trattati con questo farmaco, sulla base di informazioni inaffidabili e che sono “evaporate in seguito ad un attento esame”, hanno osservato i ricercatori.
- Alcuni degli studi chiave citati a sostegno dell’ivermectina contro il Covid-19 contenevano prove di manipolazione dei dati, “numeri impossibili” e “sostanziali debolezze metodologiche”, hanno affermato gli autori. Aggiungendo che “si aspettano che altri studi a sostegno dell’ivermectina verranno ritirati nei prossimi mesi”.
- La maggior parte, se non tutti, i difetti della ricerca sarebbero stati “rilevati immediatamente” se le analisi fossero state eseguite sui dati dei singoli pazienti anziché sui riepiloghi, hanno affermato i ricercatori. Inoltre hanno chiesto che tutti gli studi sul Covid-19 venissero pubblicati con questi dati, per non essere visti con sospetto e non essere esclusi dalle meta analisi.
CITAZIONE CRUCIALE
La grossolana ricerca su questo farmaco “ha generato un’eccessiva fiducia nell’uso dell’ivermectina come profilassi o trattamento per il Covid-19, ha usurpato altri programmi di ricerca e probabilmente ha portato a trattamenti inappropriati o cure scadenti alcuni pazienti” hanno affermato i ricercatori. Sebbene il suggerimento di pubblicare i dati dei singoli pazienti dagli studi clinici sia più rigoroso degli standard clinici accettati da decenni, gli autori hanno affermato che “il potenziale di danni ai pazienti su scala globale non richiede niente di meno”. Qualsiasi preoccupazione sulla privacy potrebbe essere facilmente affrontata con una pianificazione sufficiente e con l’anonimizzazione dei pazienti nei set di dati.
BACKGROUND
La pandemia di Covid-19 ha sconvolto la scienza, creando livelli di collaborazione e comunicazione senza precedenti tra diversi team, discipline e paesi. Il ritmo rapido ha innescato una corsa frenetica di pubblicazioni e dati, spesso aggirando la revisione. Un lavoro che si è rivelato vitale, soprattutto per comunicare lo stato iniziale della pandemia al pubblico in generale. Tuttavia non è stato sempre di alta qualità e i resoconti dei media sono risultati a volte esagerati. Questo cambiamento ha portato a delle ondate di disinformazione durante la pandemia, in particolare riguardo a possibili trattamenti preventivi per Covid-19. L’ivermectina ad esempio ha rapidamente acquisito la reputazione di “cura miracolosa” ed è stata adottata in tutto il mondo durante la pandemia, in particolare in America Latina, Sud Africa, Filippine e India e da molti gruppi resistenti al vaccino negli Stati Uniti. L’Ivermectina è autorizzato per alcune infestazioni parassitarie, ma è più comunemente usato negli Stati Uniti dai veterinari. Secondo quanto riferito, un’ondata di persone che si rivolgono all’ivermectina destinata al bestiame, che è più facilmente disponibile, ha spinto la FDA a sconsigliare alle persone l’uso di questo farmaco. Durante la pandemia è aumentato anche l’abuso di idrossiclorochina antimalarica, propagandata dall’ex presidente Trump come cura per il Covid. Due documenti chiave a sostegno del farmaco sono stati ritirati da importanti riviste mediche l’anno scorso dopo che gli autori hanno rivelato di non essere in grado di verificare la verità dei dati che avevano usato, tuttavia è ancora citato nelle principali riviste peer-reviewed a sostegno dei risultati scientifici senza prendere atto delle smentite.
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