“EY è orgogliosa di celebrare questi inarrestabili imprenditori e di dar loro il benvenuto nella sua comunità globale di imprenditori dell’anno. Nonostante le sfide senza precedenti dell’anno scorso, segnate dalla pandemia da Covid-19, questi uomini e donne ci hanno ispirato con coraggio, ambizione e impegno incrollabili nei confronti delle loro aziende, clienti e comunità”. A parlare è AJ Jordan, direttore del programma EY America Entrepreneur of the year, a San Francisco. Ernst & Young ha annunciato gli imprenditori dell’anno per la California settentrionale, che comprende anche la Silicon Valley. I vincitori vengono selezionati da una giuria indipendente composta da precedenti vincitori di premi, amministratori delegati, investitori e imprenditori.
“I candidati sono stati valutati in base a gestione dei talenti, difficoltà incontrate, rendimento finanziario, impatto sociale, valori, originalità, innovazione e progetti futuri”, aggiunge Jordan. “Dal suo lancio, il programma si è ampliato fino a riconoscere leader aziendali in più di 145 città in oltre 60 paesi”. Fondato e prodotto da Ey, il programma è sponsorizzato a livello nazionale da Sap America e dalla Kauffman foundation. Nel Nord California, anche da SolomonEdwards e Woodruff Sawyer. Quest’anno i vincitori nella California settentrionale sono stati: Alejandro Velez e Nikhil Arora, co-fondatori e co-ceo di Back to the Roots, a Oakland; Irma Olguin, Jr. e Jake Soberal, co-fondatori e co-ceo di Bitwise Industries, a Fresno; Ryan Breslow, fondatore e ceo di Bolt, a San Francisco; Assaf Wand, co-fondatore e ceo di Hippo, a Palo Alto; Janice Chen, co-fondatore e cto, Lucas Harrington, co-fondatore e cso, e Trevor Martin, co-fondatore e ceo di Mammoth Biosciences, a Brisbane; Sid Viswanathan, co-fondatore e presidente di Truepill, a San Mateo; Eric Stone, fondatore e ceo di Velano Vascular, a San Francisco. Abbiamo intervistato alcuni di loro per potere raccontare le loro storie.
Velano Vascular
“Velano sta cambiando il modo in cui gli ospedali praticano la medicina”, afferma Eric Stone, co-fondatore e ceo di Velano Vascular. “I prelievi di sangue comportano l’uso di un ago che può causare dolore e creare complicazioni. Velano ha scoperto come riutilizzare un catetere IV periferico permanente – che quasi tutti i pazienti ospedalieri hanno già – per l’estrazione di sangue e il suo uso più comune di infusione di fluidi. La nostra tecnologia permette di usare un solo ago per flebo e prelievi. È dimostrato che i nostri dispositivi riducono il dolore e l’ansia del paziente e riducono i fattori di rischio, sia per i pazienti che per i professionisti. La nostra procedura Pivo è stata soprannominata ‘ospedalizzazione one stick’ e sta rapidamente diventando uno standard”.
“Ho imparato che le relazioni contano molto più di quanto pensassi all’inizio della mia carriera, più di quello che sai o di quanto possa essere rivoluzionaria la tua idea”, prosegue. “Solo con le relazioni si può creare una coalizione in grado di portare il cambiamento necessario nell’assistenza sanitaria. Raramente la migliore soluzione prevale se non è promossa da persone influenti. Alcune regole sono fondamentali: non deviare mai dalla cosa giusta, i pazienti vengono prima di tutto”.
E per il futuro? “Vogliamo portare l’ospedalizzazione one stick in tutto il pianeta. Un progetto che ha ricevuto grande impulso all’inizio dell’anno, quando Velano è stata acquisita da Becton Dickinson, una multinazionale delle tecnologie medicali. L’accordo aiuterà Pivo a diventare uno standard di cura globale in tutto il mondo”.
Back to the Roots
“Back to the Roots è un’azienda di giardinaggio biologico che intende portare a riconnettersi con il cibo e la terra”, dice Alejandro Velez, cofondatore e co-ceo. “Io e l’altro cofondatore abbiamo creato l’azienda quando eravamo al college, dopo aver scoperto come coltivare funghi su fondi di caffè riciclati. Da allora, la società si è evoluta da una fattoria di funghi a Oakland, in California, a un marchio nazionale. La nostra è l’azienda di giardinaggio biologico in più rapida crescita in America. Vogliamo trasformare il settore rendendo facile per chiunque, ovunque, coltivare il proprio cibo”.
L’altro cofondatore e co-ceo, Nikhil Arora, spiega che “la più grande lezione che abbiamo imparato è quella di essere umili e consapevoli sia dei nostri punti di forza che di quelli di debolezza. Occorre sapere in che cosa serve essere migliori degli altri e in quali parti della propria attività ci si deve circondare di esperti. Quando abbiamo avviato l’azienda, facevamo tutto da soli: approvvigionamento di ingredienti, produzione, vendita, marketing, sviluppo del prodotto, servizio clienti, design, finanza. Col tempo ci siamo resi conto che dovevamo trovare partner migliori di noi. Ora lavoriamo con una rete di produttori, agricoltori e commercianti in tutti gli Stati Uniti, che ci aiutano a creare i nostri prodotti e ad assicurarci che siano sugli di tutto il Paese. Abbiamo anche imparato che la cosa più importante per durare è avere un ‘perché’ molto chiaro. Il nostro – ricollegare una nuova generazione al cibo – non è mai cambiato. E grazie a quella coerenza abbiamo guadagnato la fiducia dei nostri clienti e abbiamo potuto far evolvere il nostro ‘cosa’: dalla vendita di funghi, ai kit di funghi, a un’intera linea di prodotti per il giardinaggio biologico. Passare dalla vendita di funghi nei mercati locali a essere in più di 14mila negozi richiede una grande squadra. Il successo è frutto delle persone con cui lavori. Questo è il Santo Graal: quando trovi le persone giuste, tienitele strette”.
“I prossimi 12 mesi per Back to the Roots saranno entusiasmanti perché espanderemo la nostra linea di kit di coltivazione”, aggiungono i due fondatori. “Si tratta di semi coltivati al 100% negli Stati Uniti, terreni privi di torba e letti rialzati, tramite partnership con The Home Depot, Lowe’s, Target, Walmart e altri. I nostri prodotti aiuteranno a creare cinque milioni di nuovi orti biologici nei prossimi 12 mesi in tutto il paese. Ma siamo convinti che, per adesso, abbiamo solo grattato la superficie”.
Bolt
“La rete di pagamento veloce di Bolt sta mettendo tutti i commercianti allo stesso livello”, afferma il fondatore e amministratore delegato, Ryan Breslow. “Consente a ogni azienda di fornire pagamenti con un clic, sicuri e veloci a milioni di acquirenti. Cerchiamo di democratizzare il commercio, fornendo ai rivenditori di piccole e medie dimensioni gli stessi strumenti di entità mastodontiche. Così è possibile rafforzare le relazioni con i propri clienti e offrire un’esperienza di acquisto più rapida e semplice attraverso comodi check out. Centinaia di rivenditori, tra cui Forever 21, Badgley Mischka e Burt’s Bees Baby, sfruttano Bolt per offrire pagamenti senza interruzioni”.
Quanto alla nascita della sua azienda, Breslow ricorda che “gli inizi mi hanno insegnato la perseveranza. Sono stato respinto da più di cento investitori, ma ho insistito fino a quando qualcuno ha creduto in Bolt. Mi sono assicurato che l’aziende avesse da subito una cultura tale da poter attrarre i migliori talenti, con un solido team di persone capaci di risolvere i problemi. Invece di seguire i consigli di altri, mi sono attenuto a ciò che era in linea con Bolt e la sua missione, sperando che gli investitori mi seguissero. E così è stato”.
Le regole di Breslow per il successo sono “gli stessi pilastri su cui è stata costruita Bolt: fornire feedback continui, correre rischi, onorare gli impegni e prendersi cura del proprio personale. Bolt era un’attività così difficile da costruire che molti pensavano fosse impossibile. Per questo motivo, costruire una squadra e una cultura attorno a questi valori è stata la priorità fin dal primo giorno, anche a scapito della crescita a breve termine. Bolt opera in un settore complesso, ma dare priorità all’impatto, alla salute, alle relazioni interpersonali e alla comunicazione ci ha portati al successo. In futuro cercheremo di coinvolgere sempre più rivenditori e di espanderci in Europa”.
Bolt punta ad avere l’11% dei consumatori statunitensi sulla sua piattaforma entro la fine di quest’anno, un terzo entro il 2022, i due terzi entro il 2024 e l’80% entro il 2025. “Non si tratta di sapere se Bolt raggiungerà questi consumatori, ma quando”, assicura Breslow.
Truepill
Sid Viswanathan, co-fondatore e presidente di Truepill, vuole “alimentare il passaggio all’assistenza sanitaria orientata al consumatore”. La sua piattaforma include soluzioni di telemedicina, diagnostica e farmacia. “Le aziende si affidano all’infrastruttura sanitaria di Truepill per consentire a milioni di persone di accedere a esperienze sanitarie moderne, convenienti e personalizzate. I nostri clienti scelgono i componenti che desiderano, personalizzano le soluzioni in base alle loro esigenze e scalano le operazioni man mano che crescono. Le aziende con cui collaboriamo vanno dai marchi che vendono al consumatore ai produttori farmaceutici, fino a sistemi sanitari e gruppi di datori di lavoro. Tra loro ci sono GoodRx, hims & hers, Nurx, UnitedHealth Group (Uhg), LifeScan e United Airlines”.
Durante l’emergenza Covid, Truepill ha lanciato diverse iniziative di test con operatori quali eMed e Abbott. “La nostra missione è accelerare la trasformazione digitale del settore sanitario. Immaginiamo un futuro in cui l’80% e più dell’assistenza sanitaria verrà fornito digitalmente. E farmacia, diagnostica e telemedicina sono i tre pilastri necessari per portarci a quel futuro. Truepill può avere un impatto su tutti i 330 milioni di americani”.
Viswanathan racconta che la sua più significativa esperienza professionale, prima di fondare Truepill, è stata quella in LinkedIn. “Arrivai come product manager dopo l’acquisizione della mia prima azienda, CardMunch, nel 2011. Vendere la mia prima azienda a LinkedIn ha cambiato la mia vita sia finanziariamente che professionalmente. Ho vissuto la fase di iper-crescita dal 2011 al 2015, inclusa un’ipo di grande successo. Non avevo mai ricevuto una vera formazione su come lanciare un prodotto, e i tre anni e mezzo in LinkedIn sono stati quella formazione. Ho avuto modo di osservare e imparare da grandi pensatori come Adam Nash, che ora è anche un investitore di Truepill, e molti altri”.
Viswanathan ammette, tuttavia, di non avere avuto grande successo in LinkedIn. “Potrei dire che è stato per la mia mancanza di esperienza, ma sarebbe una bugia. Il vero motivo è che continuavo a pensare solo a CardMunch. Questo mi fatto perdere l’opportunità di imparare dalle persone che mi circondavano. Se ripenso a tutti i fondatori che hanno venduto la loro startup a LinkedIn, ha avuto successo chi ha preso le distanze dalla sua azienda e ha abbracciato la missione di LinkedIn. Il mio consiglio a chi si trova in una situazione come quella che ho vissuto allora è di parlare in modo aperto delle proprie possibilità di crescita all’interno dell’azienda. Anche se la mia esperienza avrebbe potuto essere migliore, me ne sono andato con la lezione più grande della mia carriera: dai il massimo, a prescindere situazione. La realtà è che allora non l’ho fatto e vorrei poter tornare indietro per fare le cose in modo diverso”.
Tutto questo ha portato Viswanathan a stilare una lista di tre regole per il successo. “La prima è conservare una scheda punteggi interna sul raggiungimento degli obiettivi. Il successo non è un punto nel tempo che si raggiunge un giorno per magia. In molti contesti si usano schede di valutazione esterne: hai ottenuto la promozione o l’aumento? Hai ricevuto quel finanziamento per l’avvio? Negli anni ho imparato a usare a una scheda interna, definita da me. Sulla scheda ci possono essere obiettivi a breve o lungo termine. La chiave è impostare questi obiettivi e valutare di conseguenza. Ad esempio, nel 2020 ho ascoltato oltre 15 audiolibri e la mia scheda di valutazione interna prevedeva un libro al mese. Questo è stato importante, perché non leggevo un libro da oltre 10 anni”.
Il secondo principio è quello che Viswanathan definisce “regola settimanale del 2. Ci occupiamo sempre di tante questioni in un dato momento: coniuge, famiglia, carriera, salute, amici. Ho imparato, però, che posso dare priorità solo a due cose a settimana, a rotazione”. Il terzo pilastro è la costanza. “Mi piace avere una routine. Creare un ambiente prevedibile nella propria vita personale, al di fuori del lavoro, può aiutare ad affrontare l’imprevedibilità quotidiana di una startup. Ovviamente tutto è cambiato quando è nato mio figlio, ma, ora che ha quasi tre anni, sono riuscito a rimettermi in carreggiata”.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .