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Da una cinghia per i libri al successo internazionale: come questa azienda ha cambiato il mondo della cartoleria

“Fai quello che ami e non lavorerai neanche un giorno nella tua vita”. La citazione di Confucio sembra descrivere molto bene gli inizi di Legami, azienda di Bergamo di articoli di cartoleria che è partita proprio da una passione, quella del suo creatore e attuale ceo Alberto Fassi, per le cinghie dei libri. Lui, ex consulente della società internazionale Kpmg, 18 anni fa ha deciso di abbandonare il lavoro e tornare a Milano per andare di nuovo all’università. “Kpmg è stata per me una grande scuola e sono loro molto riconoscente”, spiega, “però sentivo che quella non era la mia strada. Quindi ho deciso di rimettermi in gioco in un campo più vicino alle mie aspirazioni. Mi sono iscritto a un master universitario in creatività e, siccome non mi sono mai piaciuti gli zaini, ho rispolverato la mia vecchia cinghia per i libri”.

Alla fine del percorso di studi, a tutti gli studenti fu richiesto di sviluppare un lavoro conclusivo. Fassi allora presentò un progetto di rivisitazione della famosa cinghia per libri che piacque molto ai professori. Non si fermò a quello, però: investì i soldi della liquidazione per dare una forma concreta al suo progetto. “Non avrei mai pensato di poter arrivare a un prodotto finito, ma le cose andarono bene e ne vendetti alcune migliaia”. Da quel giorno di strada ne è stata fatta tanta: Legami oggi fattura 40 milioni di euro e vende ogni anno 10 milioni di prodotti in più di 70 Paesi nel mondo.

La chiave del successo

Tutto è iniziato nel garage dei genitori, a Bergamo. Lì, nel 2003, ha insediato il suo primo ufficio. “Mi occupavo di tutto, dal disegnare gli articoli al confezionamento, dalla commercializzazione alla spedizione, fino alla gestione delle fatture”. Oggi ad aiutarlo nella sua impresa ci sono oltre 200 persone e i punti vendita in tutto il mondo sono più di 150.

Ma com’è riuscito ad avere successo, partendo da un accessorio ormai poco utilizzato? Per il lancio della sua prima cinghia, Fassi aveva pensato di renderla disponibile in diversi colori, ognuno a simboleggiare un tipo di legame sentimentale. “Il nome che avevo scelto poteva essere interpretato sia come una sorta di invito, lègami, riferito proprio allo stringere il libro, oppure legàmi, inteso come le relazioni fra le persone”.

Ebbene, la chiave del successo, a opinione dell’imprenditore, è stata l’aver compreso che il settore della cartoleria era costellato di accessori standard e impersonali. C’era però una domanda insoddisfatta di prodotti che si caratterizzavano per il loro colore e simpatia. “I nostri prodotti raccontano storie. Per noi l’importante è che ogni nostro articolo sia portavoce di un sentimento o di un’emozione positiva. In questo modo abbiamo svecchiato un settore merceologico statico e banale e gli abbiamo dato impulso e una veste fresca, positiva, divertente e tenera”.

Obiettivo sostenibilità e diversificazione

L’azienda, adesso, punta a proseguire nella sua crescita, cercando di essere il più sostenibile possibile. E su questo fronte i progetti sono due: “Siamo impegnati nell’attività di piantumazione e tutela di una parte della foresta Amazzonica”, spiega Fassi.”Inoltre, vogliamo produrre energia pulita, idroelettrica, in India. A questo affiancheremo l’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili, oltre a packaging sempre più sostenibili e che generino sempre meno emissioni di Co2”. Poi il fondatore di Legami aggiunge: “Attualmente, noi siamo una delle poche aziende a essere a impatto zero: noi, infatti, neutralizziamo tutta la Co2 che emettiamo”.

Quanto al business, Legami proseguirà a diversificare ulteriormente il suo catalogo che attualmente conta migliaia di prodotti divisi in 15 categorie. “Il mio progetto è aggiungerne molti altri, tutti quelli che possono aiutarci a trasmettere sentimenti positivi”, ha dichiarato il ceo. La bussola dell’azienda è ora puntata sull’espansione nei Paesi del Medio Oriente, a partire da Dubai. “Azadea, una delle società retail più importanti al mondo, si è innamorata di noi e dei nostri prodotti. E ci ha offerto l’opportunità, che abbiamo colto, di avviare un progetto di apertura per una serie di negozi in franchising. Saranno almeno una ventina, ma potremmo arrivare fino a cinquanta complessivi dislocati nei vari paesi intorno all’area del Golfo Persico”.

“Io sono un tipo ambizioso e vorrei portare Legami ovunque”, ha concluso Fassi, “infatti i nostri prodotti parlano già sette lingue. E nascono già internazionali, non hanno bisogno di adattamenti perché veicolano emozioni e le emozioni le provano tutti gli esseri umani”.

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