Secondo una ricerca del Met Office del Regno Unito diffusa al vertice sul clima Cop26, un miliardo di persone dovrà affrontare un caldo e uno stress termico potenzialmente letale se il riscaldamento globale raggiungerà i 2°C sopra i livelli preindustriali. Un livello che, secondo alcuni esperti, potrà essere facilmente raggiunto a meno che non vengano effettuati tagli rapidi e profondi alle emissioni di carbonio.
ASPETTI PRINCIPALI
- La cifra di 1 miliardo segna un aumento pari a 15 volte il numero di persone attualmente esposte allo stress da calore, che è una combinazione potenzialmente fatale di calore e umidità.
- Circa 68 milioni di persone in tutto il mondo sono oggi colpite da uno stress da caldo estremo, secondo la ricerca del Met Office. Un problema che riguarda i luoghi nel mondo in cui la temperatura di bulbo umido sarebbe superiore a 32°C per almeno 10 giorni all’anno, con diversi scenari di surriscaldamento.
- La temperatura di bulbo umido misura l’interazione tra temperatura e umidità per valutare la temperatura della pelle quando il corpo non riesce a perdere calore abbastanza velocemente sudando. Una temperatura del bulbo umido di 35 °C è considerata il limite stesso della tolleranza umana, che porta a esaurimento da calore, danni agli organi e, infine, la morte.
- Se gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici dovessero fallire e le temperature dovessero aumentare di 4°C rispetto ai livelli preindustriali, “il rischio di calore estremo potrebbe colpire le persone in ampie aree della maggior parte dei continenti del mondo”, ha avvertito Andy Hartley, responsabile degli impatti climatici del Met Office.
- In questo scenario, quasi la metà della popolazione mondiale potrebbe trovarsi ad affrontare uno stress da caldo estremo, secondo la ricerca.
- Mentre la maggior parte del mondo sarebbe colpita, i paesi ai tropici come l’Etiopia, il Brasile e l’India saranno quelli più bersagliai, ha affermato Andy Wiltshire del Met Office, e rischieranno di affrontare una serie di pericoli legati al clima tra cui inondazioni, siccità e incendi.
CITAZIONE
Wiltshire ha affermato che sono necessarie rapide riduzioni delle emissioni per “evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico”.
BACKGROUND
L’Intergovernmental Panel on Climate Change, la principale autorità delle Nazioni Unite sulla scienza del clima, ha concluso ad agosto che il riscaldamento globale è inequivocabilmente dovuto all’attività umana, con 1,1°C già dovuto ai gas serra emessi dalla seconda metà del 19esimo secolo. Al fine di evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico, gli esperti internazionali hanno concordato che il riscaldamento globale deve essere limitato a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. Questa cifra è la pietra angolare dell’accordo sul clima di Parigi e il punto centrale di discussione del vertice sul clima Cop26 a Glasgow, in Scozia, dove i leader stanno discutendo su come raggiungere effettivamente questo obiettivo. Dirigendosi verso la Cop26, lo sforzo poco brillante per ridurre le emissioni significa che il mondo è sulla buona strada per riscaldarsi di oltre 2,7°C, secondo un report delle Nazioni Unite.
IN CIFRE
166.000: questo è almeno il numero di persone morte a causa delle ondate di calore tra il 1998 e il 2017, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Più di 70.000 persone sono morte durante la sola ondata di caldo in Europa del 2003, ha affermato l’OMS.
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