Nel saggio Il capitalismo della sorveglianza, Shoshana Zuboff, professoressa della Harvard Business School, fa un’ampia analisi sulle attività di raccolta dati da parte delle big tech che alimentano la cosiddetta “economia della sorveglianza”. I nostri comportamenti generano dati utilizzati dalle aziende per inventare e vendere nuovi prodotti, oppure indirizzarci solo la pubblicità, la musica, i film che ci interessano.
La giornata, però, non basta più agli accumulatori di dati. Che ora vogliono sapere anche come ci comportiamo di notte, sdraiati nei nostri letti.
Il letto controllato dall’app
Tra le tecnologie più interessanti presentate dall’azienda Sleep Number al Consumer Electronic Show (Ces) in corso a Las Vegas c’è la riduzione del rumore ambientale, che si aggiunge a un tipo di illuminazione speciale per la lettura. I letti hanno un’illuminazione che aiuta gli utenti a mantenere i normali ritmi circadiani: al mattino compare nell’ambiente un simulatore dell’alba e durante il sonno la luce diffusa ha il colore dell’ambra. La raccolta dei dati biometrici di ciascun utente viene gestita da un’applicazione, che aiuta a capire come possiamo migliorare la qualità del sonno e il ritmo cardiaco.
Sleep Number è un’azienda di Minneapolis, Minnesota, con stabilimenti in North Carolina e Utah. Attiva dal 1987, ha implementato di anno in anno le potenzialità dei suoi letti smart e dei relativi accessori. Oggi questi smart bed sono in grado di monitorare la qualità del sonno, le posizioni che assumiamo durante la notte, le eventuali distonie. Ma in futuro i servizi si estenderanno e saranno in grado, attraverso sensori e algoritmi, di avvisare in modo proattivo gli utenti su rischi come l’insonnia, l’apnea notturna o possibili problematiche cardiache.
Il ricco mercato wellness
Al momento Sleep Number non ha chiesto nessuna certificazione per lo smart bed alla Fda (Food and Drug Administration), che dovrebbe validare questo tipo di servizio, ma la direzione è quella: posizionarsi nell’area del benessere-salute dove stanno confluendo manager e capitali di un certo peso. Basti ricordare la scelta di un personaggio come Alex Gorsky, che ha lasciato la poltrona di presidente e ceo della Johnson & Johnson per entrare nel Cda della Apple e contribuire allo sviluppo di software e prodotti hardware per la salute, la prevenzione, il benessere.
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