Articolo tratto dal numero di gennaio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Il cielo d’Irlanda si tinge d’innovazione e ridisegna le sue città. Un grande obiettivo condiviso a livello internazionale che qui ha tra i suoi piani d’azione lo Smart mobility hub, il progetto avviato nel 2021 e dedicato a facilitare la vita di chi lavora, per rendere gli spostamenti casa-lavoro più leggeri e flessibili. Promosso da Dublino e progettato con il supporto di startup che lavorano per il digitale come Bleeperbike, brand come Nissan, l’University College Dublin e l’agenzia governativa per l’innovazione e il trade Enterprise Ireland, il programma nasce grazie all’idea di Francesco Pilla, professore dell’University College di Dublino e vincitore nel febbraio 2021 del Future Innovation Prize indetto dalla fondazione Sfi (Science Foundation Ireland). La prima fase pilota coinvolge dodici e-car, quaranta biciclette elettriche e due bici cargo elettriche.
“L’idea”, spiga Pilla, “è nata in maniera organica a seguito di continue discussioni e brainstorming con il team di Smart Dublin, il dipartimento di innovazione della Città di Dublino, con cui collaboro strettamente da diversi anni. Dublino è una delle città con tempi di pendolarismo più alti in Europa per via della sua bassa densità e dell’uso elevato della macchina. Abbiamo pensato di sviluppare un nuovo modello di sharing mobility che integri macchine, biciclette elettriche e bici cargo elettriche, per renderlo più flessibile rispetto ai tradizionali modelli con solo macchine o biciclette. E vedere se effettivamente le persone decidono di lasciare la loro macchina a casa affidandosi al nostro modello e al trasporto pubblico”.
Nel dettaglio, il programma parte da alcune aree e realtà irlandesi. “Grazie al supporto di Enterprise Ireland e di Science Foundation Ireland, siamo riusciti a organizzare dei pilot nei quattro enti comunali, parte dell’area metropolitana di Dublino. I pilot sono per il momento focalizzati sugli impiegati dei quattro enti. Abbiamo scelto una serie di uffici con dimensioni diverse per testare il sistema e per capire i suoi limiti e vantaggi, per poi estenderlo successivamente ad altri uffici e compagnie”.
Avviare il progetto individuando un determinato numero di mezzi elettrici dotati di sensori ha permesso, già nei primi mesi sperimentali, di capire le reali esigenze delle persone che hanno accettato di sostituire la loro auto privata e di affidarsi a un centro di sharing mobility. I primissimi a testare il progetto sono stati i dipendenti delle municipalità di Dublino, Dublino Sud e delle vicine Fingal e Dun Laoghaire Rathdown.
Nel 2022 il progetto verrà ampliato coinvolgendo anche l’ospedale St. James, che ha un campus molto esteso e si trova proprio nel centro della città. I dati dicono che gli impiegati dell’ospedale fanno tutte le mattine tra i 45 e i 60 minuti di coda prima di entrare nel parcheggio della struttura, creando congestioni in tutte le aree limitrofe. Su questo, Pilla fa sapere che lo Smart mobility hub che verrà testato nel St. James avrà una maggiore varietà di veicoli elettrici, per rendere lo schema proposto ancora più flessibile. “Sarà indirizzato agli impiegati dell’ospedale in un primo momento, e poi esteso anche ai pazienti”.
Un primo anno di studi e ricerche, ma anche di azioni. Tom Kelly, a capo del dipartimento di innovazione di Enterprise Ireland, ha definito lo Smart mobility hub fondamentale per stimolare lo sviluppo di progetti di ricerca per (e con) il settore pubblico. “L’obiettivo è anche quello di contribuire alla trasformazione delle problematiche sociali”, dice Kelly. “Promuovere un approccio pratico e un processo di co-design tra le realtà economiche locali e le istituzioni, per capire meglio cosa funziona nel concreto”.
Al momento, sarebbe dunque sbagliato parlare di risultati in una fase di ricerca, ma abbiamo cercato di approfondire le prime reazioni. “Il primo esito che abbiamo avuto è in termini di migliori processi, grazie alla stretta collaborazione tra università, municipalità, industria e cittadini”, chiosa Pilla, che poi entra nel dettaglio e spiega l’intero processo: “Abbiamo usato questo paradigma che è generalmente chiamato quadruple helix dalla Commissione europea (un metodo innovativo di collaborazione, ndr)”. In sostanza, l’università garantisce la solidità scientifica; la municipalità l’accesso all’infrastruttura e la possibilità di trasformare i risultati in normative; l’industria la capacità tecnologica; infine, i cittadini il feedback dal basso, per capire quali possono essere le barriere il successo del progetto.
“Abbiamo installato una serie di sensori sulle macchine elettriche e sulle biciclette”, aggiunge Pilla. “I sensori monitorano l’uso dei veicoli e gli spostamenti con una risoluzione spazio-temporale molto granulare. Stiamo raccogliendo dati da meno di un mese, quindi è ancora presto per arrivare a conclusioni. Ma l’idea è di analizzare i dati per capire meglio come gli utenti utilizzano lo schema in condizioni di traffico, in differenti stagioni e situazioni climatiche, per poi ottimizzare il numero e la tipologia di veicoli per le diverse classi di uffici. Questo ci consentirà di essere più pragmatici ed efficaci quando espanderemo il servizio ad altri enti e compagnie private nell’area metropolitana di Dublino. Il valore aggiunto di investire in progetti di questa tipologia? “I risultati serviranno anche a sviluppare decreti municipali che aiuteranno nell’espansione del servizio”.
Quello che succederà in futuro sarà strettamente connesso ai risultati che si avranno al termine dei due anni, periodo previsto per concludere la fase iniziale. Il sindaco di Dublino, Alison Gilliland, ha sottolineato l’importanza di azioni che puntano a combattere il cambiamento climatico: “Siamo orgogliosi di questa collaborazione per dare ai luoghi di lavoro una nuova forma e nuove possibilità. Rimango incantata nel vedere le autorità locali fare da esempio, guidando soluzioni innovative a supporto delle abitudini dei lavoratori e della loro vita quotidiana. Un modo per aiutare a ridurre il traffico e l’emissione di anidride carbonica in città”.
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