C’era una volta in cui dominavano la classifica delle persone più ricche della Cina. Ora, però, i tempi della crescita a due cifre sono finiti. E la campagna di riforme immobiliari portata avanti dal governo ha avuto un prezzo altissimo. Hui Ka Yan, Yang Huiyan e Sun Hongbin, fondatori dei primi tre gruppi real estate del Paese, hanno perso 30 miliardi di dollari rispetto ad aprile, quando è stata pubblicata la lista Forbes Billionaires. E le perdite sono probabilmente destinate ad aumentare ancora.
La crisi dei colossi immobiliari cinesi
Secondo molti analisti, il presidente cinese, Xi Jinping, prevede un mercato calmo, in cui gli sviluppatori costruirebbero alloggi a prezzi più convenienti. In sostanza, le priorità di Pechino sono frenare l’indebitamento delle società immobiliari e fermare l’aumento vertiginoso dei prezzi degli immobili, che ha messo a dura prova le finanze delle famiglie, ha impedito loro di investire di più nell’educazione dei figli e ha esasperato l’enorme divario tra i più ricchi e i più poveri del Paese.
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“Il settore immobiliare sarà probabilmente trasformato in qualcosa di simile a un servizio pubblico”, ha detto Hong Hao, amministratore delegato e capo della ricerca di Bocom International a Hong Kong. “I margini di profitto saranno limitati. E a nessuno sarà permesso realizzare grandi guadagni”.
Hui Ka Yan ha perso l’80% del patrimonio
Il miliardario più colpito è Hui Ka Yan. Con il crollo del suo China Evergrande Group ha perso infatti l’80% del patrimonio di 42,5 miliardi di dollari che aveva nel 2017. Sta lottando ora per ripagare gli oltre 300 miliardi di dollari di passività accumulati dalla società. Debiti che, peraltro, non gli hanno impedito di ricevere otto miliardi di dollari di dividendi dal 2009, anno della quotazione, fino al 2021.
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Evergrande sta mettendo ora a dura prova i suoi creditori, chiedendo loro di non intraprendere “azioni legali aggressive” mentre prepara un piano di ristrutturazione. Un tempo il più grande costruttore del paese, Evergrande, come ha spiegato Forbes.com, è rimasto impantanato in una crisi di liquidità dopo che la Cina ha stabilito limiti ai prestiti e ha varato, ad agosto 2020, la politica delle “tre linee rosse”.
Convinta che i prezzi delle case sarebbero saliti ancora e che le entrate sarebbero sempre state superiori ai costi, Evergrande ha preso prestiti dai suoi dipendenti, dagli investitori retail e da varie istituzioni finanziarie, tra cui banche e società fiduciarie, per acquisire terreni e costruire appartamenti. Poi, però, i finanziamenti si sono esauriti e i prezzi delle case sono crollati. E così il modello Evergrande è fallito.
Il periodo nero del mercato immobiliare, d’altro canto, riguarda anche molte altre aziende. Negli ultimi mesi si è registrata infatti una serie di insolvenze, come quelle di Kaisa Group, Shimao Group, China Aoyuan Group e Guangzhou R&F Properties. Il sell-off di obbligazioni e azioni legate al settore si è esteso anche ad aziende di maggiore solidità, come Country Garden e Longfor Properties.
L’impatto per la miliardaria più ricca della Cina
La crisi non ha risparmiato nemmeno la donna più ricca della Cina, Yang Huiyan, presidente di Country Garden. La scorsa settimana, il titolo della società è crollato fino all’8,1% in un solo giorno, perché i mercati temevano che l’azienda non riuscisse a ottenere sostegno sufficiente per un possibile accordo di obbligazioni convertibili.
Nonostante il panico sia rientrato il giorno successivo e Country Garden abbia recuperato parte delle perdite, Yang ha perso 6,2 miliardi di dollari rispetto ad aprile. Nel complesso, le azioni sono crollate di oltre un terzo. La fortuna di Yang si è assestata così a 23,4 miliardi di dollari.
Anche la Sunac di Sun Hongbin è stata recentemente declassata sia da Fitch Ratings che da S&P. Fitch, in particolare, ha citato la “decrescente flessibilità finanziaria dell’azienda a causa dell’elevata volatilità del mercato dei capitali”. La società ha raccolto 580 milioni di dollari a metà gennaio, vendendo 452 milioni di azioni a 10 dollari di Hong Kong ciascuna. Ma ha bisogno di più liquidità e, secondo Fitch, per ottenerla potrebbe essere costretta a vendere alcune attività.
Fino al 25% del Pil cinese
Secondo Qu Hongbin, capo economista per la Cina e co-responsabile di Asia Economics per Hsbc a Hong Kong, i recenti aggiustamenti politici non dovrebbero essere presi come un segno di indebolimento. “La determinazione rimane grande e la forza della riforma è senza precedenti”, ha detto.
Non c’è dubbio, però, che Pechino non possa permettersi di lasciare crollare un settore che, secondo alcune stime, può rappresentare fino al 25% del Pil del Paese. Le autorità hanno emanato allora direttive per accelerare l’approvazione dei mutui, facilitare i finanziamenti per alcune fusioni e acquisizioni e tagliare i tassi di interesse per la prima volta dopo quasi due anni, contribuendo così a rafforzare l’economia.
I problemi per la seconda economia più grande del mondo
Il crollo dei patrimoni di tanti miliardari, secondo gli economisti di Nomura Lu Ting e Wang Jing, arrivano in un momento in cui il Pil cinese potrebbe crescere ‘solo’ del 4,3% nel 2022. Meno, quindi, rispetto all’8,1% nel 2021. La recessione immobiliare, i focolai sporadici del coronavirus e il rallentamento della crescita delle esportazioni potrebbero gettare un’ombra sulla seconda economia del mondo. A dicembre, le vendite di case sono diminuite del 19,6% rispetto all’anno precedente e gli investimenti immobiliari sono scesi del 14%. E anche i finanziamenti ricevuti dai costruttori immobiliari sono calati del 19,3%.
Nel frattempo, le società statali stanno svolgendo un ruolo più attivo nel mercato immobiliare. Per esempio Minmetals International Trust Co., sussidiaria della società statale di metalli e minerali China Minmetals, ha recentemente rilevato due progetti residenziali di Evergrande nel sud del Paese, per “garantire la consegna del domicilio, il sostentamento delle persone e la stabilità”, secondo Reuters.
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