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In Italia metà delle donne non lavora. Come l’Associazione Donne 4.0 ha messo sotto esame il Pnrr per abbattere il divario di genere

L’Osservatorio dell’Associazione Donne 4.0 si è dato una missione: misurare – attraverso indicatori oggettivi e quantitativi – se le ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr impatteranno concretamente sul raggiungimento della parità di genere, valutando tutte le missioni annunciate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

Potenzialità e limiti del Pnrr

“Il Pnrr rappresenta un’occasione unica per accelerare la chiusura del divario di genere in Italia”, spiega Darya Majidi fondatrice dell’associazione Donne 4.0. “Con il nostro Osservatorio vogliamo misurare con indicatori oggettivi e quantitativi se e come le ingenti risorse disponibili impatteranno concretamente sul raggiungimento della parità di genere”.

L’associazione, ad oggi, ha analizzato nel dettaglio i primi 51 obiettivi realizzati dal Pnrr nel 2021 principalmente di carattere qualitativo, insieme ai primi bandi di gara. “Emerge da subito”, prosegue Majid, “una situazione in chiaroscuro, con punti di forza e misure connesse direttamente alla valorizzazione delle donne (vedi il fondo Impresa donna, la certificazione obbligatoria di genere, gli appalti con criteri di genere, quote di 40% nelle ricercatrici), ma anche criticità che desideriamo segnalare perché auspichiamo si possano introdurre dei correttivi nel prosieguo del Piano”. 

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Il piano Donne 4.0

Sono state individuate le più importanti chiavi di valutazione in questo senso. Che sono: l’azzeramento, entro il 2026, del gender gap per l’accesso a internet e l’azzeramento del divario di genere nelle competenze digitali di base, senza cui non può esserci partecipazione attiva e protagonismo civile e sociale delle donne. L’inserimento di una clausola di condizionalità nei bandi con quote del 30% di donne nelle assunzioni del Pnrr relative a progetti di investimento nel digitale, misure premiali nei bandi Pnrr per imprese ed enti che certifichino la presenza del 35% di donne nei team di creazione e sviluppo di progetti digitali. Oltre all’incremento, entro il 2026, dell’occupazione delle donne nel settore Ict al 35% e il raggiungimento della parità, ovvero il 50%, entro il 2030. 

Riflettori puntati anche sui consigli di amministrazione con l’obiettivo di raggiungere, entro il 2026, la percentuale del 45% di donne presenti nei CdA di imprese quotate, il 40% di donne nei CdA di imprese private e pubbliche non quotate e il 35% di donne in posizioni apicali. Quindi il piano Donne 4.0 indica anche l’obiettivo del raggiungimento di una quota del 45% di donne nei tavoli decisionali per la creazione di piattaforme di smart city, smart economy e smart environment. La conclusione dell’elenco degli obiettivi prefissati: la certificazione di genere obbligatoria nelle aziende tecnologiche.  

Un divario da colmare

Il tasso di occupazione femminile in Italia è intorno al 50%, fanno notare dall’associazione, con un divario di ben 12 punti rispetto a quello europeo del 62%. In Italia, la percentuale di donne nei livelli esecutivi è solo del 17%. Il World Economic Forum classifica l’Italia solo al 63esimo posto su 153 paesi nella classifica del gender gap. Secondo il Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality, l’Italia si colloca attualmente al 14esimo posto, con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti alla media UE28. Questi dati allarmanti possono migliorare solo se le risorse del Pnrr saranno indirizzate in modo diretto e incisivo a chiudere il gender gap” sottolinea Majidi. 

L’obiettivo è quindi l’azzeramento del gender gap in tutte le sue forme per evitare che le donne siano confinate in ruoli e settori economici tradizionali, meno remunerati e non trainanti per l’innovazione e la competitività del Paese. 

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I costi della pandemia

Claudia Segre, presidente e fondatrice di Global Thinking Foundation, partner dell’iniziativa, ha sottolineato alcuni concetti chiave: “La pandemia lascia un bilancio negativo in termini di costi sociali ed economici, che si riflettono in una più ampia e diffusa consapevolezza della gravità delle sfide che abbiamo davanti. Ed è su queste sfide che si permea lo sforzo di realizzazione da parte dei Governi dell’Ue di una nuova politica europea di lungo termine, ove solamente l’implementazione di progetti lungimiranti misurabili – con indicatori di performance chiari e trasparenti – potranno rappresentare un’occasione unica per alimentare un moto virtuoso dal basso, partendo proprio dai territori, per i territori”.

Un’associazione per supportare e coinvolgere le donne

Nel 2021 l’Osservatorio si è quindi focalizzato sugli obiettivi delle 6 Missioni del Pnrr (transizione digitale, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute), al fine di misurare concretamente l’impatto del piano sul divario di genere su scala più ampia. Da qui è già emersa una prima analisi con alcuni elementi positivi: l’approvazione del Fondo per l’Imprenditoria femminile, la certificazione obbligatoria di genere, il quorum minimo di 40% di ricercatrici, criteri di genere negli appalti ed il bilancio di genere richiesto in alcuni bandi. 

L’associazione Donne 4.0 nasce con l’obiettivo di “supportare e coinvolgere le donne per renderle protagoniste nel mondo digitale e nella costruzione di un futuro tecnologico, inclusivo e sostenibile, valorizzando il loro contributo sostanziale nell’affrontare le nuove sfide globali, soprattutto sul fronte digitale”.

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