Articolo tratto dal numero di luglio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Quella di Gvm Care & Research è una storia di innovazione e di coraggio. Il coraggio di Ettore Sansavini, imprenditore di Forlì che nel 1973, a 29 anni, decide di investire nel settore medicale con un nuovo progetto, ovvero quello di realizzare una struttura che fosse qualcosa di più di un semplice ospedale. Non solo una clinica, ma anche un centro di alta specializzazione con medici ed equipe d’eccellenza. Così, dopo essere diventato direttore amministrativo e generale della casa di cura Villa Maria di Cotignola, in provincia di Ravenna, compra delle quote investendo la sua liquidazione. Forse neanche lui poteva immaginare che quasi 50 anni dopo il Gruppo Villa Maria sarebbe diventato la seconda realtà privata della sanità italiana per estensione territoriale e numero di strutture, con un fatturato consolidato di 800 milioni di euro e diecimila dipendenti.
Innovazione e investimenti in tecnologia come driver della crescita
Per raggiungere questo risultato, Sansavini ha puntato fin da subito su un unico driver: quello dell’innovazione continua. “Innovare è fondamentale nel nostro campo”, spiega il presidente di Gvm Care & Research. “Il mondo va in direzione della tecnologia. In un futuro non troppo lontano gli ospedali diventeranno centri iper specializzati: si potranno eseguire rapidamente interventi di ogni tipo e quando necessario inserire protesi nel corpo in poco tempo e con una degenza ridottissima”. Anche se non si è ancora arrivati a questo livello, la tecnologia in ambito sanitario permette ora di fare interventi che fino a pochi anni fa non si era neanche in grado di immaginare. “L’innovazione consente di fare operazioni chirurgiche che prima non si facevano e di diagnosticare problematiche che una volta erano impossibili da individuare”, spiega Sansavini. “Fino a poco tempo fa non si parlava di tac al cuore perché non c’erano macchinari adatti. Adesso ci sono. Oggi si può avere una fotografia del cuore in pochi secondi, cosa che prima era impossibile se non con esami invasivi”.
Tariffe fisse e altissima specializzazione: il modello americano di Gvm Care & Research
La corsa all’innovazione si fa con gli investimenti, di cui una struttura privata deve farsi interamente carico. Nonostante i rischi, Sansavini è stato uno dei primi a scommettere sulle potenzialità del settore e oggi è considerato il padre della cardiochirurgia privata. La sua idea era quella di un ospedale organizzato sul modello americano, con tariffe fisse per ogni prestazione e un’altissima specializzazione a disposizione. “Quando sono diventato dirigente della casa di cura Villa Maria, l’ospedale era ancora in costruzione. Sono riuscito in questo modo a far prevalere la mia visione di una struttura innovativa, con sale operatorie e un reparto di rianimazione all’avanguardia”. Il suo proposito non era quello di entrare in concorrenza con gli ospedali pubblici, ma di lavorare insieme a loro e collaborare.
Inutile dire che all’inizio non è stato facile. Pochi anni dopo la fondazione del gruppo viene infatti approvata la riforma che ha cambiato per sempre e in modo radicale la sanità italiana: viene cancellato il sistema mutualistico e dunque istituito il Servizio sanitario nazionale. “L’area della Provincia di Ravenna venne scelta come polo di sperimentazione e fu fondato un consorzio dal quale siamo stati del tutto esclusi. Ci tolsero ogni convenzione che avevamo con le mutue”. La svolta arriva all’improvviso. Siamo nel 1978, il reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Parma accusa dei problemi strutturali e viene trasferito a Villa Maria. È il primo caso di accordo tra settore pubblico e privato. “Dopo quell’episodio si è aperta la strada ad altre collaborazioni con la regione Emilia-Romagna, la quale a fine anni Ottanta ha riconosciuto la struttura come soggetto privato con funzione sussidiaria al pubblico. Ciò ci ha permesso di guadagnare stima e riconoscenza da tutto il mondo della sanità, tanto che oggi siamo in procinto di vedere riconosciuta una delle cattedre di cardiochirurgia dell’Università di Bologna”.
50 strutture sanitarie e un ente di formazione, il Gvm Campus
La collaborazione con l’ospedale di Parma ha rappresentato un trampolino di lancio per Gvm Care & Research. Qualche anno dopo Sansavini ha cominciato un’attività di espansione che non si è mai fermata: oggi il suo gruppo può contare 50 strutture sanitarie, di cui 13 all’estero, sparse tra Polonia, Francia, Albania e Ucraina. Ha inoltre un ente di formazione, il Gvm Campus, che eroga corsi di specializzazione a vari livelli per professionisti sia interni che esterni al gruppo, non solo medici e infermieri ma anche dipendenti amministrativi. E non finisce qui. “Abbiamo anche un’azienda biomedicale che progetta e produce dispositivi per il settore healthcare”, spiega Sansavini. “È un esempio del made in Italy che lavora e vende in tutto il mondo e che ha oltre 50 brevetti industriali”.
Oltre all’innovazione, l’altro grande motore di Gvm Care & Research è sempre stata l’idea di mettere il paziente al centro. Il che non significa solo garantirgli le migliori cure con macchinari all’avanguardia, ma anche un’organizzazione complessiva che offra la migliore degenza e il miglior comfort possibile all’interno dell’ospedale. “Dobbiamo essere sempre al fianco dei nostri pazienti, da quando entrano in una nostra struttura a quando escono. E anche dopo”. Per questo motivo adesso Gvm sta investendo molto nella telemedicina: “Il paziente deve essere monitorato e sentirsi al sicuro anche e soprattutto a casa”.
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