Gli analisti di Wall Street sono divisi su Netflix, dopo il rapporto sugli utili del secondo trimestre. Alcuni prevedono che il titolo sia destinato a un rimbalzo dopo che l’ultima perdita di abbonati non è stata così grave come si temeva, mentre altri pensano che la società abbia ancora molta strada da fare con il suo piano per riavviare la crescita.
Aspetti principali
- Le azioni di Netflix sono schizzate oltre il 7% mercoledì, grazie alla reazione positiva degli investitori alla relazione sugli utili del secondo trimestre della società. Il gigante dello streaming ha registrato una perdita di 970mila abbonati, molto meno dei 2 milioni previsti in precedenza.
- Una scioccante perdita di abbonati nel primo trimestre aveva portato a un’ondata di declassamenti da parte degli analisti di Wall Street, che avevano messo in dubbio il piano di crescita a lungo termine dell’azienda. Dopo gli ultimi risultati alcuni esperti sono diventati più ottimisti sul fatto che Netflix potrebbe presto riprendersi.
- Il recupero del titolo dopo gli utili potrebbe indicare che il fondo è vicino, a patto che la crescita degli abbonati non “raggiunga nuovi scogli”, secondo l’analista di Wells Fargo Steven Cahall. L’uomo rimane ottimista sul piano dell’azienda per un nuovo livello di abbonamento supportato da pubblicità, che dovrebbe iniziare a dare i suoi frutti l’anno prossimo.
- Gli analisti di Stifel hanno aggiornato mercoledì il rating a comprare di Netflix, sostenendo che ci sono “segnali di stabilizzazione nella base di abbonati”, che renderebbero “sempre più improbabile la prospettiva di un periodo prolungato di perdite di abbonati…”.
- Altri a Wall Street rimangono molto scettici, con gli analisti di Bank of America che hanno definito i guadagni “migliori di quanto si temesse, ma non ancora ottimi”, aggiungendo che la società non avrebbe fornito tutte le informazioni che ci si aspettava sui suoi piani per la pubblicità sulla piattaforma.
- L’azienda ha un rating a vendere sul titolo e ha abbassato l’obiettivo di prezzo a 196 dollari per azione sulla base di “costi più elevati per i contenuti” e di maggiori “spese tecnologiche per l’integrazione degli annunci”, che potrebbero influire sugli utili futuri.
Sullo sfondo
Le azioni di Netflix sono scese di quasi il 70% quest’anno a causa della preoccupazione degli investitori per il rallentamento della crescita degli abbonati. Il titolo è crollato del 35% in un solo giorno, dopo che l’azienda ha registrato la prima perdita di abbonati in più di un decennio nel primo trimestre, spaventando gli analisti di Wall Street. Nel tentativo di compensare il rallentamento della crescita, Netflix ha annunciato all’inizio dell’anno l’introduzione di un abbonamento più economico, supportato da annunci pubblicitari, anche se la dirigenza ha dichiarato che il progetto è ancora “in fase iniziale”.
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Dichiarazioni cruciali
A fronte di un “risultato per lo più deludente” di Netflix, gli analisti di Pivotal Research Group hanno abbassato il rating del titolo a vendere. Sebbene il gigante dello streaming preveda di introdurre un livello ad-supported all’inizio del 2023, è “probabile che questo non aumenti la crescita degli abbonati nei mercati principali”, soprattutto alla luce della “maggiore concorrenza” dei servizi di streaming rivali, secondo Pivotal.
Inoltre, la società continua a temere che, a differenza di concorrenti come Apple, Amazon, Google e Disney, Netflix “non disponga di attività alternative ad alto margine da utilizzare per monetizzare i propri sforzi di streaming”.
Cosa tenere d’occhio
Secondo Laura Martin, analista di Needham, dopo l’ultima relazione sugli utili gli investitori dovrebbero assumere un atteggiamento di attesa nei confronti delle azioni Netflix. Dove finirà la perdita di abbonati, “vista la forte concorrenza di nuovi servizi di streaming a prezzi più bassi e con un budget più elevato?”, si chiede l’analista. È probabile che Netflix sia la fonte principale della crescita dei clienti di altri servizi di streaming, “se non altro perché è l’operatore storico con il maggior numero di abbonati”, aggiunge Martin.
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