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Amazon accusa l’antitrust Usa: “Perseguita Andy Jassy e Jeff Bezos”

Si accende lo scontro titanico tra Amazon e la Federal Trade Commission. Il colosso dell’e-commerce ha accusato in una lettera  – riportata da Business Insider – l’agenzia governativa statunitense di fare ‘richieste irragionevoli e di perseguitare inutilmente i dirigenti più importanti della società’, Andy Jassy, ceo, e Jeff Bezos, presidente esecutivo e fondatore (e secondo uomo più ricco al mondo secondo la classifica del 2022 di Forbes). A marzo 2021, infatti, la Ftc ha avviato un’indagine su Amazon per verificare l’esistenza di tattiche potenzialmente fuorvianti utilizzate per convincere le persone a iscriversi al proprio servizio Prime.

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Lo scontro tra Amazon e la Federal Trade Commission

  • Come riportato da Business Insider, il colosso dell’e-commerce ha accusato l’agenzia governativa statunitense di fare ‘richieste irragionevoli e di perseguitare inutilmente i dirigenti più importanti della società’. Chiedere a Andy Jassy e Jeff Bezos di “testimoniare in un’udienza istruttoria su un elenco vago di argomenti su cui non hanno una conoscenza unica è gravemente irragionevole, indebitamente gravoso e calcolato per non servire a nulla”, si legge nella lettera. Lo scopo, quindi, secondo gli avvocati di Amazon, “sarebbe solo quello di perseguitare i più importanti dirigenti della società e interrompere così le sue operazioni commerciali”.
  • Sempre nella lettera datata 5 agosto, i legali di Amazon hanno affermato che la società ha collaborato per più di un anno con la Federal Trade Commission, fornendo tutte le informazioni necessarie sul processo di iscrizione e cancellazione per il servizio Prime. Aggiungendo di aver fornito all’autorità più di 37mila pagine di documenti e di aver risposto alle domande dei suoi dipendenti in diverse occasioni.
  • Dopo circa sei mesi di silenzio, ha affermato Amazon, ad aprile lo staff della Ftc ha detto alla società che l’indagine era stata affidata a nuovo avvocato “che stava ricevendo diverse pressioni”. A giugno, infatti, il colosso fondato da Jeff Bezos ha ricevuto un nuovo CID (una richiesta di indagine civile) che “accelerava ed estendeva l’ambito dell’indagine ad almeno cinque ulteriori programmi di abbonamento non Prime”: Audible, Amazon Music, Kindle Unlimited e Iscriviti e risparmia. Inoltre, ha anche aperto altri quasi 20 cid a persone individuali, sia attuali che ex dipendenti di Amazon.

La citazione

“Il Cid di giugno è impraticabile e ingiusto”, hanno affermato i legali di Amazon. Ecco perché la società ha chiesto o di annullarlo o di estendere il termine per le informazioni al 15 settembre e non al 5 agosto. L‘indagine è diventata “indebitamente gravosa” per dipendenti e dirigenti dopo che almeno 19 sono state citati in giudizio in maniera individuale per testimoniare”, ha aggiunto Amazon. 

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Cosa è successo

La Federal Trade Commission ha avviato la sua prima indagine contro Amazon a marzo 2021, perché avrebbe messo in atto delle tattiche potenzialmente fuorvianti utilizzate per convincere le persone a iscriversi al proprio servizio Prime. A marzo, Insider ha riferito, che la Ftc è in possesso di alcuni documenti interni che mostrano che “è dal 2017 che Amazon pensa che il design della user interface di Amazon.com abbiano portato i clienti a sentirsi manipolati nell’iscriversi a Prime”, ma non avrebbe implementato delle modifiche per paura di avere un impatto negativo sulla crescita degli abbonamenti.

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Il dubbio di Amazon sulla Federal Trade Commission

Amazon tuttavia pensa che ci sia ben altro oltre all’indagine. In quanto la presidente della Ftc, Lina Khan, è finita sotto i riflettori nel 2017 per il suo articolo sullo Yale Law Journal, “Amazon’s Antitrust Paradox”, in cui immaginava un nuovo modo di applicare l’antitrust nei mercati digitali, così da rimodellare il settore. Ecco perché l’anno scorso, come afferma la Cnbc, Amazon ha chiesto la ricusazione di Khan dalle sue indagini antitrust, sostenendo che i suoi precedenti commenti pubblici sulla società suggeriscono che non sarebbe stata una voce imparziale nelle indagini contro l’azienda.

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