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Sorsi di innovazione: la tecnologia di dissalazione dell’acqua marina a bordo degli yacht

Articolo tratto dal numero di agosto 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Le tecnologie di dissalazione dell’acqua marina sono sempre più ausiliari allo sviluppo di nuovi business. In questa direzione si sta muovendo la semi-desertica Arabia Saudita, che sta rendendo potabile l’acqua del Mar Rosso per corroborare le proprie strategie di crescita turistica ‘all’occidentale’.

E sempre in questa direzione, complice il forte aumento delle vendite di imbarcazioni private a seguito della pandemia da Covid-19, si stanno indirizzando anche numerosi armatori di yacht a motore e barche a vela, che desiderano possedere impianti in grado di filtrare l’acqua salata del mare per disporre a bordo di una quantità illimitata di acqua dolce. Tra questi l’italiana Schenker Watermakers, azienda con dna napoletano con piani di sviluppo internazionali.

L’importanza dei dissalatori per una maggiore autonomia

Schenker-Watermakers
Il modello Zen di Schenker Watermakers

Pochi accessori rendono confortevole la vita in barca quanto i dissalatori, influenzando una serie di variabili che migliorano l’esperienza di bordo. Da quelle pratiche, spariscono gli ingombranti cestelli di bottiglie stivati nei gavoni, a quelle prettamente funzionali: maggiore autonomia di navigazione, minori o nulli razionamenti d’acqua potabile e migliore contenimento del dislocamento in assetto da crociera, utile soprattutto se si naviga con la sola spinta del vento.

Estetica e praticità viaggiano d’altronde sulla stessa lunghezza d’onda nei nuovi cantieri navali 4.0, dove le tecnologie di dissalazione sono affinate in fase progettuale per congegnare impianti destinati a risultare poco visibili a bordo, nascosti in locali tecnici o in sala macchine, tutti comandati a distanza attraverso un pannello touch installato sulla plancia di comando dell’imbarcazione.

Un notevole risparmio di energia con gli impianti Schenker Watermakers

“Il nostro compito consiste nell’essere innovativi, al passo con i tempi, partendo sempre dalle esigenze del cliente, senza anteporre l’inclinazione alle sofisticazioni di noi esperti del settore”, spiega Riccardo Verde, amministratore unico di Schenker Watermakers. “Questo vuol dire progettare partendo sempre dalla domanda: se io fossi l’utilizzatore finale, cosa mi aspetterei da un prodotto nuovo?”. La risposta, come sempre in questo momento storico, passa dalla tematica della sostenibilità.

A questo nuovo paradigma rispondono i modelli Zen da 30 a 150 litri, soluzioni energy recovery system in grado di ottenere acqua dolce con impiego ridotto di energia, fino all’80% in meno rispetto ai dissalatori tradizionali, generata direttamente dalle batterie di bordo o da piccoli gruppi elettrogeni, con risparmio di spesa e contenuto impatto ambientale.

L’acqua dolce prodotta viene naturalmente immagazzinata nei serbatoi dell’imbarcazione, conformati a seconda delle riserve necessarie all’armatore, per essere utilizzata dalle utenze di bordo. Nessuna vibrazione viene generata durante il funzionamento degli impianti: la navigazione procede così silenziosa e dolce.

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