Los Angeles smog ambiente
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Non solo la California: un terzo degli stati americani potrebbe bandire le auto a benzina

Il 26 luglio 1943 una voce si diffuse a Los Angeles: i giapponesi avevano attaccato la città con il gas. Non era vero. Come scrissero i giornalisti Chip Jacobs e William J. Kelly nel libro Smogtown, “una bestia impossibile da abbattere aveva sparso il suo veleno nel centro città che si risvegliava”. La bestia era lo smog. Il sindaco promise di risolvere il problema in quattro mesi. Nel 1970, sette anni dopo l’approvazione del Clean Air Act, la più importante legge statunitense sul clima, il problema era però ancora così grave che il governo autorizzò la California ad adottare misure speciali, più stringenti rispetto a quelle del resto del Paese. Dal 1977, altri stati possono scegliere di adeguarsi agli standard californiani anziché a quelli federali.

Da allora, in America, la California è stata spesso apripista in materia di ambiente. Lo stesso potrebbe accadere ora con la norma che vieta la vendita di auto a benzina dal 2035, approvata la scorsa settimana. Un provvedimento a cui potrebbero adeguarsi 16 stati più Washington D.C., la capitale. Vale a dire, secondo il New York Times, un terzo del mercato automobilistico statunitense.

Le ‘leggi grilletto’

Massachusetts e Washington si sono già dotati delle cosiddette trigger laws (alla lettera, ‘leggi grilletto’): norme che entrano in vigore in modo automatico quando si verificano alcune circostanze. In altre parole, ogni volta che la California impone limitazioni più stringenti sulle emissioni di anidride carbonica, i due stati si adeguano (i dettagli del provvedimento della scorsa settimana, Advanced Clean Cars II, sono disponibili a questo link). A marzo i legislatori dello stato di Washington, ricorda la Abc, avevano addirittura fissato già per il 2030 l’obiettivo di vendere solo auto a emissioni zero.

Pochi giorni fa anche la Virginia ha fatto sapere che una legge statale, approvata nel 2021 da una maggioranza democratica, impone di adeguarsi agli standard della California. Nell’ultimo anno i repubblicani hanno conquistato la camera dello stato, ma non sono ancora riusciti ad abrogare la legge.

Sulle orme della California

Anche Colorado, Connecticut, Delaware, Maine, Maryland, New Jersey, New Mexico, New York, Nevada, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont e Washington, D.C. si erano allineati alle regole della California prima dell’ultima stretta. Il governatore californiano, Gavin Newsom, ha dichiarato a Abc News di aspettarsi che molti si adegueranno anche al nuovo provvedimento.

Il dipartimento della Qualità dell’ambiente dell’Oregon, in particolare, ha già dichiarato che lo stato “sta portando avanti una proposta di legge simile all’Advanced Clean Cars II, che è vitale per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, migliorare la qualità dell’aria e ottenere ricadute positive sulla salute pubblica”.

Lo scorso anno anche la governatrice di New York, Kathy Hochul, aveva firmato una legge che rendeva la vendita di sole auto a emissioni zero entro il 2035 “un obiettivo dello stato”. La stessa legge fissava per il 2045 un traguardo analogo per i mezzi pesanti.

Gli stati non avranno bisogno di chiedere il via libera del governo federale. Come ha affermato l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, l’adozione di nuove regole non necessita di approvazione, a condizione che gli standard siano identici a quelli della California.

Una questione politica

Come scrive il New York Times, 17 stati governati dal Partito repubblicano hanno avviato una causa per revocare l’autorità della California di fissare regole diverse dal resto del Paese. Il procuratore generale del West Virginia, in particolare, l’ha definita “un favoritismo” che “viola il principio dell’uguale sovranità di tutti gli stati”.

La posizione è condivisa da Donald Trump, che, durante la sua presidenza, aveva tolto alla California la facoltà di stabilire i suoi standard. L’amministrazione Biden l’ha ripristinata e ha approvato un piano da 370 miliardi di investimenti e crediti d’imposta per favorire l’energia pulita.

“Prezzi imbarazzanti”

Lo stesso articolo del Nyt sottolinea anche che i piani per l’abbandono delle auto a benzina si scontrano oggi con i prezzi delle auto elettriche, ancora molto alti. Liane Randolph, presidente del California Air Resources Board, l’autorità che ha approvato l’Advanced Clean Cars II, ha ammesso che “non tutti compreranno macchine nuove e molto costose. Ma sappiamo che i prezzi scenderanno in futuro”.

Di recente, la General Motors ha annunciato che metterà sul mercato la sua berlina Bolt a 26.600 dollari. Secondo Kelley Blue Book (Kbb), società di ricerca specializzata nell’industria automobilistica, a giugno il prezzo medio di un’auto elettrica nuova negli Stati Uniti era però di 66mila dollari, anche per via dell’elevata quota di mercato di Tesla. Un’azienda che 16 anni fa sosteneva di voler costruire “una macchina familiare a basso costo”, ma oggi, per ammissione del suo stesso amministratore delegato, Elon Musk, ha “prezzi imbarazzanti”.

Per Newsom, però, l’incremento del prezzo della benzina seguito all’invasione russa dell’Ucraina evidenzia la necessità di “abbandonare i petro-dittatori e la dipendenza dal mercato del petrolio”. La nuova norma statale, sostengono i promotori, dovrebbe ridurre di più del 50% le emissioni di anidride carbonica dovute ai veicoli passeggeri. Una quantità che corrisponde a quella prodotta bruciando 915 milioni di barili di petrolio.

Le infrastrutture negli Stati Uniti

John Bozzella, presidente dell’Alliance for Automotive Innovation, organizzazione che riunisce grandi case automobilistiche americane e non, ha dichiarato al Nyt che “la possibilità di raggiungere gli obiettivi fissati dalla California è collegata a fattori esterni, come inflazione, infrastrutture di ricarica e rifornimento, catena di approvvigionamento, mano d’opera, disponibilità e prezzo di minerali critici, carenza di semiconduttori”.

Forbes.com ricorda che il piano per le infrastrutture da 1.200 miliardi di dollari approvato lo scorso anno dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha destinato 7,5 miliardi alla creazione di una rete nazionale di punti di ricarica.

Una politica aggressiva?

Secondo Kbb, il provvedimento adottato dalla California non è, in realtà, “aggressivo come sembra”. E non solo perché anche nel resto del mondo l’orientamento della politica è simile – il Parlamento europeo e i ministri responsabili dell’ambiente degli stati Ue, per esempio, hanno approvato lo stop alla vendita di auto diesel e benzina nel 2035, e hanno dichiarato obiettivi simili anche paesi come Gran Bretagna e Canada -. Le principali case automobilistiche hanno infatti già stabilito tabelle per passare a produrre soprattutto auto elettriche nei prossimi anni.

Tra i grandi costruttori americani, General Motors intende realizzare solo auto elettriche a partire dal 2035 e il mese scorso ha fatto sapere di volere installare duemila punti di ricarica negli Stati Uniti. Ford investirà 50 miliardi di dollari sull’elettrico entro il 2026. Stellantis, proprietaria di marchi come Dodge e Chrysler, conta di lanciare 75 nuovi modelli a batteria entro il 2030 e prevede che nello stesso anno il 100% delle sue vendite europee e il 50% di quelle statunitensi saranno costituite da auto elettriche.

La tendenza è la stessa anche altrove. Lo scorso anno Mercedes, per esempio, ha annunciato di volere produrre solo auto elettriche a partire dal 2030. Honda si è posta lo stesso obiettivo per il 2040. Nel 2021 Toyota investirà 13 miliardi in batterie per auto, mentre l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi ne spenderà 23 per 35 nuovi modelli elettrici.

Le auto elettriche in America

Secondo Reuters, meno dell’1% delle macchine presenti oggi sulle strade americane è elettrico. La quota di mercato, però, è in crescita. L’Agenzia internazionale dell’energia ha calcolato che le vendite globali di auto elettriche sono triplicate negli ultimi due anni. Negli Stati Uniti, Kbb ha rilevato che nel secondo trimestre del 2022 il 5,6% delle macchine vendute era elettrico. Una quota che rappresenta il massimo storico e potrebbe essere significativa anche per altre ragioni.

Come ha dimostrato una ricerca di Bloomberg, l’adozione delle auto elettriche non avviene in modo lineare, ma accelera quando viene raggiunta una soglia critica. E quella soglia, in base a un’analisi dei mercati di 18 paesi, sembra essere proprio il 5%. Già nel 2025, di conseguenza, la quota di mercato dell’elettrico in America potrebbe arrivare al 25%.

La benzina come i telefoni pieghevoli

“La maggior parte delle nuove tecnologie di successo – elettricità, televisione, telefoni cellulari, internet, perfino le lampadine a led – segue una curva a S”, spiega lo studio. “Le vendite crescono a fatica nella fase iniziale, poi con una rapidità sorprendente quando la novità diventa più comune. (La parte alta della curva a S rappresenta le ultime sacche di resistenza, cioè coloro che, per esempio, rifiutano di abbandonare i loro telefoni pieghevoli)”.

L’andamento sembra più o meno lo stesso ovunque. “La curva di adozione seguita dalla Corea del Sud a partire dal 2021 assomiglia molto a quella intrapresa dalla Cina nel 2018, che a sua volta è simile a quella della Norvegia dopo il primo trimestre al 5% del 2013”. Anche perché “gli ostacoli sono comuni a tutti: la carenza di punti di ricarica pubblici, i costi delle auto e la disponibilità limitata, la scarsa conoscenza. Quando il primo 5% apre la strada, le masse seguono”. Come ha concluso uno studio di Kbb, “la gente comincia a comprare auto elettriche a ritmo più sostenuto quando ne vede di più sulla strada”.

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