Money

Cina tra ripresa economica e incertezza. Cosa devono aspettarsi i miliardari del Paese nel 2023

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Per i miliardari più ricchi della Cina, l’anno scorso è stato il peggiore degli ultimi decenni. Le restrizioni imposte dal governo e i controlli più severi sulle imprese private hanno quasi azzerato la crescita della seconda economia mondiale, provocando un crollo record del loro patrimonio collettivo. Sebbene i leader cinesi stiano ora invertendo molte delle politiche più severe del Paese per rilanciare l’economia in difficoltà, il sollievo potrebbe essere solo temporaneo.

Il ritorno della crisi?

Secondo gli analisti le ultime politiche di mercato del governo potrebbero svanire già quest’anno. “Una volta che le condizioni economiche si saranno stabilizzate, mi aspetterei un ritorno a ciò che accadeva prima del novembre 2022”, afferma Chen Zhiwu, professore di finanza presso l’Università di Hong Kong.

Chen si riferisce al giro di vite dello scorso anno che ha quasi azzerato la crescita dei ricavi di molti dei maggiori colossi tecnologici del Paese e ha scatenato un’ondata di insolvenze nel settore immobiliare, limitando l’accesso al credito da parte dei costruttori.

Ora, con l’economia in forte rallentamento e il tasso di disoccupazione in aumento, l’approccio precedente, incentrato sull’ideologia e sul controllo, è stato messo da parte. Ma le autorità non intendono rinunciarvi del tutto, come hanno dimostrato di recente quando enti legati al governo si sono mossi per acquisire le cosiddette golden share nelle unità locali dei giganti del web Alibaba e Tencent. Le quote azionarie possedute con questo meccanismo di solito sono piccole (circa l’1%), ma comportano diritti speciali che permettono ai funzionari di influenzare importanti decisioni aziendali.

Una possibile tregua

Tuttavia, i miliardari stanno trovando un po’ di tregua mentre Pechino cerca di bilanciare meglio i suoi obiettivi. Jack Ma, che di recente è stato avvistato in Tailandia, ha visto aumentare la sua ricchezza di 2,3 miliardi di dollari a 25,6 miliardi dall’inizio di quest’anno, anche se è ancora in calo di quasi il 50% rispetto al 2021.

Le autorità hanno finalmente approvato il piano di raccolta fondi da 1,5 miliardi di dollari di Ant Group, dopo aver bruscamente annullato l’offerta pubblica iniziale da 35 miliardi di dollari del colosso fintech alla fine del 2020 in seguito alle critiche di Ma al sistema bancario cinese.

Ma il 58enne, cofondatore di Ant e del gigante dell’e-commerce Alibaba decenni fa, ha accettato di ridurre il suo potere di voto in Ant a circa il 6,2% da oltre il 50%, dopo che la società avrà completato quella che descrive come una “ulteriore ottimizzazione della governance aziendale”.

La modifica dell’azionariato di Ant significa che la società dovrà aspettare ancora più a lungo per ripresentarsi all’Ipo. Il mercato cinese delle azioni A di Shanghai richiede alle aziende che subiscono un cambiamento nel controllo della proprietà di aspettare tre anni prima di quotarsi, mentre il periodo è di due anni per il mercato Star simile al Nasdaq (anch’esso a Shanghai) e di un solo anno per la borsa di Hong Kong.

“Per le aziende tecnologiche, il recente allentamento normativo sarà accolto con favore, ma continueranno a impegnarsi in aree che erano monopolizzate dal governo, cioè la creazione di contenuti e i pagamenti”, afferma Victor Shih, professore associato di economia politica presso l’Università della California, San Diego. “Quindi, un altro scontro tra tecnologia e partito è inevitabile”.

Un sollievo di breve durata per il settore immobiliare

Secondo gli analisti, il sollievo sarà di breve durata anche per il settore immobiliare, anche se le autorità starebbero valutando la possibilità di allentare la politica delle “tre linee rosse”. Quest’ultima è stata introdotta per la prima volta nel 2020 per porre un limite all’indebitamento, ma che in seguito ha innescato un forte calo delle vendite di case e un’ondata di insolvenze in tutto il settore.

Ciò si aggiungerebbe a una recente serie di misure di sostegno, tra cui la possibilità di prorogare il rimborso dei mutui e l’impegno a concedere centinaia di miliardi di dollari di nuovo credito. Le azioni di alcune società immobiliari hanno registrato un’impennata, con la cofondatrice miliardaria di Longfor, Wu Yajun, che ha aggiunto 282 milioni di dollari al suo patrimonio e il co-presidente miliardario di Country Garden, Yang Huiyan, che ha guadagnato 465 milioni di dollari da inizio anno.

“Per quanto riguarda il settore immobiliare, se l’allentamento ha funzionato, i prezzi delle case saliranno ancora, mentre il debito continuerà ad accumularsi”, afferma Shih. “Alla fine il governo centrale dovrà invertire la rotta”.

Il rilancio dell’economia cinese

Tuttavia, secondo gli analisti, la svolta a favore del mercato aiuterebbe comunque la Cina a rilanciare la propria economia. A dicembre, l’economista di Nomura Lu Ting ha rivisto le sue previsioni di crescita del Pil del Paese per quest’anno al 4,8% dal 4%.

Lo studioso ha affermato in una nota di ricerca di essere incoraggiato dall’allentamento delle politiche di Covid-zero del Paese, dal sostegno al settore immobiliare e dal fatto che i funzionari hanno ribadito il rispetto per gli imprenditori privati.

Di recente anche gli imprenditori cinesi hanno espresso le loro prospettive positive per l’economia, con noti leader d’azienda come l’ad di Alibaba Daniel Zhang, il presidente miliardario di Wahaha Group Zong Qinghou e il fondatore miliardario di Zhejiang Chint Electrics Nan Cunhui, che hanno dichiarato la scorsa settimana all’emittente statale Cctv di essere ottimisti sulle prospettive del Paese di tornare a una rapida crescita.

Ma in un incontro con i funzionari anti-corruzione lunedì, il presidente Xi ha messo in guardia contro “qualsiasi infiltrazione del capitale nella politica che metta a repentaglio l’ecosistema politico o l’ambiente per lo sviluppo economico”, sottolineando il suo costante intento di controllare le maggiori imprese private della nazione.

Xia Ming, professore di scienze politiche presso la City University di New York, sostiene che l’attuale leadership si affida ancora di più alle imprese statali per guidare l’economia, rendendo l’investimento complessivo meno attraente.

La fiducia delle imprese, nel frattempo, non è ancora stata ripristinata. “Il partito e il governo centrale hanno domato, soprattutto negli ultimi due anni, il settore privato”, afferma Chen della Hku. “Nessuno osa dire di no alle richieste del governo e il settore privato non si fida più del governo”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .