articolo di Roberto Pianta apparso sul numero di gennaio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
La fiducia degli italiani nella giustizia è ai minimi storici, i redditi degli avvocati in picchiata, le iscrizioni a giurisprudenza in caduta libera e la precarietà si delinea ormai come un dato strutturale per avvocatesse e giovani professionisti. Il mercato legale italiano nel suo complesso non gode di buona salute, ormai da diverso tempo. Il Censis e numerose ricerche pubblicate negli ultimi anni raccontano di un mercato in crisi di vocazione, con troppi professionisti che faticano a raggiungere livelli di reddito adeguati, in cui la crisi pandemica ha soltanto acuito trend già in atto. Poche isole di benessere (Milano in primis) non compensano la sofferenza di un mondo che per molti anni ha forse rinunciato a riflettere sull’opportunità di cambiare e modernizzarsi.
Viene da chiedersi se si tratti di un destino ineluttabile. “I giuristi italiani hanno di fronte un bivio”, afferma Alessandro Renna, avvocato e fondatore di 4cLegal. “Una strada che difende le rendite di posizione, punta a mantenere lo status quo e si gongola nell’autoreferenzialità; un’altra strada che si apre all’innovazione, scopre la tecnologia e punta con convinzione sulla sostenibilità”. Per 4cLegal, pmi innovativa italiana impegnata nella costruzione di quello che viene definito come il mercato legale 4.0, il futuro si può cambiare. A settimane uscirà sui canali televisivi di Forbes Italia la quarta edizione della sua Academy, un talent show creato proprio per raccontare un mercato legale nuovo, diverso e in costante cambiamento.
Un mercato in cui tecnologia e sostenibilità si pongono come basi solide e imprescindibili su cui costruire il futuro. Di tecnologia, nel mercato legale, si parla ormai da diversi anni, ma, se si escludono alcune eccellenze internazionali (o comunque Milano-centriche), il quadro non sembra dei più floridi. Eppure, secondo Renna, “tecnologia significa risparmio di tempo e di soldi, riduzione degli errori, governo dei dati. In un’espressione, approccio manageriale. In uno scenario caratterizzato dalla contrazione dei budget per i servizi legali, la tecnologia sarà presto l’unico modo per fare efficienza e competere senza abbassare la qualità del servizio”.
La domanda da porsi è se la tecnologia sia o meno per tutti i player. Investire in questo asset richiede certamente un mindset aperto del giurista, ma non solo. Servono anche risorse economiche e competenze in grado di gestire la trasformazione digitale delle organizzazioni e probabilmente soltanto gli studi con una certa massa critica potranno investire in questo ambito. Gli impatti potrebbero essere ‘di sistema’, portando ad aggregazioni e concentrazioni in un mercato polverizzato come nessun altro. Si tratta di capire se l’individualismo che storicamente caratterizza le professioni intellettuali sarà in grado di abbracciare la sfida dell’imprenditorialità.
Gli stimoli in questo momento storico non mancano di certo. L’organizzazione e la governance degli studi professionali sono sotto pressione già da qualche anno, anche per l’affermarsi di nuovi temi che riguardano la seconda area citata da Renna. Quella della sostenibilità, sintetizzabile nei cosiddetti valori esg (environmental, social, governance) che stanno riscrivendo priorità, strategie e processi operativi in tutti i mercati. “Oggi gli studi professionali si occupano di work-life balance, gender equality, supporto alla genitorialità, talent attraction e retention, contenimento degli impatti ambientali. Tutti aspetti che fino a pochi anni fa non sarebbero mai finiti all’interno delle agende dei professionisti. Temi che richiedono una gestione organizzata e strutturata e che stanno ridisegnando il profilo dello studio professionale in senso sempre più aziendale”, afferma il fondatore di 4cLegal. È fatto noto che le grandi imprese chiedono già oggi ai loro fornitori, studi professionali inclusi, di documentare l’impegno esg delle loro organizzazioni. Lavorare con stakeholder che non hanno un corredo di policy esg adeguato sarà ben presto fonte di reputazione negativa. Assumere giovani di talento dopo aver guadagnato fama di scarsa attenzione per le persone e per il loro percorso di vita e di carriera diventerà quasi impossibile, anche dietro compensi elevati. Il mercato del lavoro sta cambiando e non è un mistero che sempre più studi professionali facciano fatica a tenere il passo.
Il quadro delineato porta a immaginare un futuro di studi professionali strutturati, digitali e sostenibili che competono in un mercato più concentrato per contendersi la fiducia di clienti sempre più esigenti. Non più soltanto eccellenza tecnica e competitività, ma anche efficienza digitale e qualità esg dell’organizzazione sembrano destinati a recitare un ruolo chiave nell’incontro tra domanda e offerta di servizi legali e professionali in genere. “4cLegal è anzitutto un mercato legale digitale b2b: i criteri di scelta degli studi professionali da parte delle grandi società private e pubbliche stanno cambiando e questa è la spinta più decisiva al cambiamento dei professionisti. Le direttive europee di prossima applicazione chiuderanno il cerchio”. La fiducia del cliente corre insomma su paradigmi più evoluti rispetto al passato e spinge il mercato verso un’evoluzione radicale. Se si tratterà di un’occasione di riscatto lo vedremo nei prossimi anni. La sensazione è di un’opportunità da non perdere, quasi un ultimo treno. L’esortazione è di restare ottimisti.
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