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Technology

Come la realtà virtuale può aiutare le persone a prendere coscienza delle tematiche ambientali

Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Quando si parla di ambiente i numeri non bastano. La crisi climatica è al centro delle politiche nazionali e locali e, a distanza di anni, la necessità è ancora la stessa: divulgare, promuovere, informare, coinvolgere. Far maturare nelle singole persone una piena conoscenza e consapevolezza di queste problematiche è tuttora materia di studio e analisi.

Il processo ha particolare rilievo quando ad assumersi un compito tanto arduo quanto necessario è la realtà virtuale. L’innovativa tecnologia, già nel 2020, è stata in grado di proiettare l’individuo di fronte alla montagna di plastica che egli stesso produce.

A partire da questa ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Springer Virtual Reality, si scopre che immergere una persona in una dimensione parallela per osservare in che modo il proprio stile di vita impatta il pianeta produce risultati molto più efficaci rispetto al fatto di sapere di consumare, per esempio, 30 bottiglie di plastica al mese.

Della serie, vedere per credere. Il team di ricercatori ha dimostrato che sulle tematiche ambientali la Vr (dall’inglese virtual reality), è uno strumento persuasivo capace non solo di rappresentare l’evidenza dei dati statistici, ma anche di aumentare la consapevolezza nelle persone e, quindi, di promuovere un atteggiamento sostenibile.

In che modo, quindi, la realtà virtuale sta interagendo con le nostre strade, i mezzi e le città che cambiano? A rispondere a questo e ad altri quesiti è Francesco Ferrise, professore associato del Politecnico di Milano, esperto di realtà virtuale e aumentata e di tecnologie del senso del tatto, membro di diverse comunità scientifiche e, tra le altre cose, coinvolto nella ricerca sul consumo della plastica a cui abbiamo accennato.

Ferrise, qual è lo stato dell’arte?

Le tecnologie di realtà virtuale o aumentata (recentemente anche identificate come Xr, eXtended Reality,) vivono un momento di grande interesse. Questo grazie anche all’attenzione che suscita il concetto di metaverso, che in qualche modo ha a che fare con tali tecnologie. Ogni giorno vengono rilasciati nuovi dispositivi. L’interesse c’è, così come il potenziale, anche se tali tecnologie non sono ancora completamente entrate nella vita di tutti i giorni.

Perché non completamente? Esiste un limite?

Più che un limite, direi che esistono ancora potenzialità non del tutto esplorate. Come accade per tutte le novità tecnologiche, presentano ancora limiti, ma numerose aziende e gruppi di ricerca stanno lavorando per provare a superarli. Sono ottimista su questo aspetto. Ma, a proposito di potenzialità inesplorate, talvolta quando si adottano tali tecnologie in ambito industriale non si fa un ragionamento approfondito su come queste possano migliorare determinati processi industriali e creare valore.

Il rapporto tra le università e l’industria non facilita questo processo?

Sì, negli anni università e mondo industriale hanno portato avanti progetti più o meno complessi, con risultati talvolta molto interessanti. Quando si introducono tecnologie nuove in un processo industriale è necessario creare una sorta di contaminazione tra mondo della ricerca e mondo industriale. I ricercatori devono calarsi nei problemi industriali e le aziende devono mettere in conto il rischio che è sempre presente nelle attività di ricerca. Se trovi questa giusta combinazione, puoi introdurre innovazione in anticipo rispetto ad altre aziende. E lo abbiamo visto spesso. Infine, c’è anche un’altra tecnologia che si sta sempre più integrando con Vr ed Ar, ed è l’intelligenza artificiale.

Adesso cosa vogliono le aziende?

Questo è in funzione di come intendono adottare le tecnologie, ovvero se vogliono esplorarne le potenzialità oppure usarle subito nei loro processi. Nel secondo esempio, le aziende richiedono a volte attività già consolidate e nelle quali la tecnologia ha dimostrato di essere utile. Alcuni esempi in ambito industriale sono l’uso della realtà virtuale e aumentata per la simulazione in operazioni di assemblaggio, nelle verifiche ergonomiche, nelle attività di design review.

E rispetto allo sviluppo delle città intelligenti?

La realtà virtuale ha una caratteristica: ti isola dal mondo reale, a differenza di quello che fa la realtà aumentata che ti permette di vivere un’esperienza mista aggiungendo informazioni al mondo reale. Un esempio? Nel momento in cui avremo dispositivi indossabili di realtà aumentata, un’app ben progettata potrà condurci alla bici disponibile più vicina, oppure ad altre soluzioni di trasporto, e suggerirci la strada da percorrere mostrandoci informazioni rilevanti integrate direttamente nell’ambiente reale. Potrà in questo modo aiutarci a utilizzare soluzioni di trasporto che la città ci mette a disposizione in alternativa alle automobili. Potrà farci vedere anche come la città era in passato, raccontarci la storia di un edificio. La realtà virtuale non ha nulla a che vedere con la gestione dell’esperienza in un contesto reale, ma, se usata in fase di progettazione, potrebbe aiutarci a progettare soluzioni urbane migliori, più green.

Si riferisce all’interazione tra utente e macchina?

Anche. In fase progettuale si pensi alla possibilità di simulare la condizione di guida e analizzare il comportamento del guidatore. Sono stato coinvolto in passato in una ricerca a supporto dell’eco-driving. Lo studio aveva l’obiettivo di trasmettere dei feedback multisensoriali rispetto alla modalità di guida. Intervenendo, per esempio, sul pedale dell’acceleratore per segnalare uno stile di guida non sostenibile abbiamo visto che era possibile agire sui consumi. Si tratta di uno studio preliminare, ma l’indicazione emersa da questa sperimentazione è interessante. Ovviamente non siamo stati in grado di modificare comportamenti poco sostenibili, ma di influenzarli in qualche modo.

Dove sta andando quindi la ricerca?

In diverse direzioni, se parliamo di queste tecnologie. La Comunità europea chiede di investigare sia sulle tecnologie che sulle applicazioni. Possiamo usare tali tecnologie per migliorare processi industriali, migliorare stili e condizioni di vita, per insegnare in maniera diversa, per comunicare informazioni in maniera più efficace. Ma un aspetto importante è che, assieme alle applicazioni, l’Europea chiede di considerare l’aspetto etico di tali tecnologie.

Del resto l’etica è l’argomento su cui si discute maggiormente…

Esatto. L’etica della tecnologia interattiva non si pone solo il problema della privacy, ma anche dell’influenza che questa può avere sulle persone.

Secondo lei, nel metaverso avremo molte più regole?

Chi lo sa. Dipende da quello che abbiamo imparato dalla lezione di internet, dei social. A mio parere è fondamentale discutere seriamente di questo aspetto prima che questa tecnologia entri in maniera così prepotente nella vita di tutti i giorni.

 

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