Di Leonardo Maria De Rossi, docente di blockchain and cryptoassets all’Università Bocconi
Dal suo debutto sul palcoscenico globale nel 2009, Bitcoin è diventato un fenomeno difficile da ignorare, che ha stimolato discussioni accese e opinioni polarizzate in tutto il mondo. Nondimeno, il dibattito è spesso caratterizzato da un errore di interpretazione comune: la tendenza a vederlo esclusivamente come un esperimento monetario, a prescindere dalle dispute sul considerarlo una valuta o un asset. Da questa prospettiva, Bitcoin viene ridotto a un semplice strumento di speculazione, una sorta di oro digitale soggetto a fluttuazioni di prezzo spesso esorbitanti. In realtà è molto di più.
Al di là della sua facciata monetaria, rappresenta un esperimento sociale e politico che sonda le profondità del potenziale tecnologico per influenzare e modellare la nostra società. Le sue radici sono da ricercare nel movimento cyberpunk degli anni ’80, una corrente di pensiero che ha enfatizzato l’importanza dell’anonimato, dell’autonomia individuale e della libertà di informazione. Si trattava di un’utopia digitale, un sogno di una rete indipendente, libera da controllo e censura, in cui gli individui potevano operare in modo sicuro e privato.
Desiderio di incensurabilità
La chiave di volta di Bitcoin è proprio questo desiderio di incensurabilità, una visione che ha richiesto anni di studio, sperimentazione e numerosi tentativi falliti prima di arrivare a una ricetta funzionante. Questa ricetta comprendeva l’unione di ingredienti complessi, tra cui la crittografia e l’informatica, e una considerevole dose di ingegno organizzativo.
Bitcoin si basa infatti su un protocollo tecnologico molto complesso, per creare una rete di pagamento globale decentralizzata, cioè non sottomessa a un’unica autorità di controllo. All’interno di questa rete, le transazioni vengono registrate in modo immodificabile, creando un libro mastro distribuito e visibile a chiunque. La sicurezza di questa rete è garantita da una miriade di ‘computer’ sparsi in tutto il mondo, noti come ‘minatori’, che collaborano alla convalida e alla registrazione delle transazioni, in una dimostrazione senza precedenti di cooperazione globale alimentata da incentivi economici.
L’organizzazione orizzontale di Bitcoin
Il secondo aspetto di Bitcoin è il suo approccio organizzativo. A differenza delle strutture tradizionali, in cui una società o un ente centrale supervisiona e gestisce lo sviluppo del progetto, Bitcoin è completamente decentralizzato. Si basa sulla potenza collettiva di una comunità globale di sviluppatori che lavorano volontariamente per mantenere e migliorare la rete. Questo approccio ha profonde radici nei movimenti open source, una filosofia che pone la cooperazione, la trasparenza e la condivisione al centro dell’innovazione tecnologica. Esistono molti esempi di progetti open source che hanno avuto un impatto significativo sulla nostra vita digitale. È il caso di Tor, che offre un modo per navigare in internet in modo anonimo, o di Torrent, che ha rivoluzionato la condivisione di file, o ancora di Debian, un sistema operativo libero e gratuito.
Questi esempi rappresentano manifestazioni concrete della potenza della cooperazione open source. E Bitcoin si inserisce in questa tradizione, dimostrando come un gruppo di individui motivati, distribuiti in tutto il mondo, possa unire le forze per costruire un sistema finanziario alternativo. Il fatto che Bitcoin non abbia né un fondatore, né una società o una fondazione che ne curi attivamente il codice, enfatizza ulteriormente la sua natura unica e la sua incensurabilità. Inoltre, Bitcoin è un esperimento caratterizzato da un’organizzazione non gerarchica, ma orizzontale, in cui ogni sviluppatore può contribuire con le proprie competenze e idee.
L'”immacolata concezione” tecnologica
Questa struttura organizzativa non solo rende Bitcoin resistente alla manipolazione, ma lo rende anche resiliente di fronte a potenziali attacchi o tentativi di assunzione di controllo da parte di entità centralizzate. In questo senso, si sente dire che Bitcoin rappresenta un esempio di “immacolata concezione” nel mondo della tecnologia, in quanto nato da una combinazione di idee, tecnologie e principi che prima di allora non erano mai stati combinati in tal modo. Questo lato misterioso e quasi mitologico aggiunge un ulteriore strato di fascino al progetto e lo rende un argomento di discussione accattivante sia per gli addetti ai lavori che per il largo pubblico.
Ciononostante, la complessità intrinseca di Bitcoin – da un punto di vista sia tecnologico che organizzativo – ha portato con sé sfide significative. Dal punto di vista tecnico, si confronta con problemi di velocità, scalabilità ed efficienza, soprattutto se paragonato ai sistemi di pagamento centralizzati come quelli offerti dalle grandi istituzioni finanziarie. Parallelamente, la natura decentralizzata di Bitcoin ha creato sfide organizzative. Gestito da una comunità di sviluppatori volontari e autonomi, il progetto non è immune da disaccordi e divergenze. Un esempio emblematico è stata la scissione che ha portato alla creazione di Bitcoin Cash, un evento noto come hard fork, che ha visto una frazione della comunità di Bitcoin divergere su questioni tecniche.
Il denaro virtuale
Nell’osservare l’architettura intricata di Bitcoin, una domanda è inevitabile: perché è stato creato in questo modo? Perché non è stato strutturato come un sistema di pagamento alternativo più in linea con soluzioni come Satispay o Revolut? La risposta risiede nell’obiettivo sottostante la creazione, ossia dare vita a un’alternativa incensurabile alla moneta tradizionale. Questo elemento, più di qualsiasi altro, rende Bitcoin un esperimento di rilevanza globale. La sua struttura garantisce che non possa essere bloccato o censurato e, alla luce di questa consapevolezza, diventa cruciale capire come funziona, come potrebbe evolvere e come potrebbe integrarsi nell’ecosistema finanziario globale.
Guardando al futuro, una delle prospettive più affascinanti per Bitcoin potrebbe essere quella di diventare una versione digitale del contante. Quando riflettiamo sul contante, il concetto di privacy finanziaria emerge come un attributo chiave. Anche se l’anonimato può suscitare questioni complesse riguardo all’uso etico e legale del denaro, il contante consente un livello di discrezione che i sistemi di pagamento elettronici – come bonifici bancari o carte di credito – non possono eguagliare. In questo contesto, Bitcoin, spesso descritto come “denaro virtuale”, potrebbe in realtà rappresentare l’evoluzione più prossima al denaro fisico nell’era digitale.
Il futuro del Bitcoin
Se Bitcoin prenderà il posto del contante nel futuro digitale è una questione aperta. Tuttavia, in un mondo in cui i pagamenti diventano sempre più digitali – con l’avvento dell’euro digitale o l’utilizzo sempre più comune delle carte di credito – mantenere la privacy finanziaria sta diventando un’utopia. In questa nuova era, Bitcoin potrebbe emergere come una necessità, piuttosto che un’opzione: una forma di denaro digitale che mantiene le caratteristiche del contante, garantendo al contempo privacy e libertà finanziaria. Questo potrebbe essere il suo vantaggio rispetto al contante tradizionale: mentre quest’ultimo può essere ritirato da una banca centrale, Bitcoin è svincolato da qualsiasi controllo centralizzato e non può essere bloccato.
Ecco quindi che, nelle sue profonde caratteristiche, si cela l’essenza peculiare di Bitcoin. Nonostante le molteplici sfide e controversie, Bitcoin esercita un fascino indiscutibile su chiunque si avventuri a studiarlo e ad analizzarlo in profondità. È una figura criptica, avvolta da un velo di mistero, ma anche una promessa di cambiamento, una visione audace di un mondo dove la moneta può esistere al di fuori dell’autorità delle istituzioni tradizionali.
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