Carlos Ghosn ha costruito la sua reputazione come leader capace di salvare prima la Renault da una situazione di bancarotta e poi la Nissan dopo aver orchestrato una potente alleanza con Mitsubishi Motors.
L’alleanza era pronta a espandersi fino a includere Fiat Chrysler, quando Ghosn è stato improvvisamente arrestato dopo essere atterrato a Tokyo il 19 novembre 2018 con l’accusa di non aver dichiarato tutti i suoi compensi al governo giapponese.
L’imprenditore ha trascorso più di 100 giorni in una piccola cella, una detenzione che il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha definito “arbitraria e illegale”. Rilasciato su cauzione di 8,9 milioni di dollari e messo agli arresti domiciliari, è fuggito dal Giappone, affermando che le accuse contro di lui erano politicamente motivate e che non aveva alcuna possibilità di un processo equo.
Ora vive da latitante in Libano, dove ha recentemente intentato una causa da 1,1 miliardi di dollari contro la Nissan e una serie di dirigenti. L’imprenditore ha parlato a Forbes della sua causa, dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, di Elon Musk e della transizione all’elettrico.
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La richiesta di risarcimento
La causa, che chiede 588 milioni di dollari di risarcimento e 500 milioni di dollari di danni punitivi a Nissan e a una dozzina di persone, è stata intentata in Libano, dove sarebbero stati commessi alcuni dei presunti crimini contro l’imprenditore.
La durata della causa riflette il tempo che Ghosn ha impiegato per raccogliere le prove dopo aver perso l’accesso al suo telefono, al portatile, alle e-mail e ad altri documenti al momento del suo arresto.
“Oggi credo di avere probabilmente il 30% di quello che avevo prima”, dice Ghosn. “Ma il 30% è così evidente, così incriminante, che abbiamo deciso di andare avanti”.
Ghosn fa notare che inizialmente era stato arrestato con l’accusa di “dichiarazione di compensi che non erano stati né decisi né pagati”. Sebbene l’imprenditore sia diventato il dirigente più pagato in Giappone, la sua retribuzione era inferiore a quella di rivali del settore come l’ad di Gm Mary Barra – un ruolo che, secondo lui, l’ex zar dell’auto Steve Rattner gli avrebbe offerto nel 2009.
Anche se le accuse contro Ghosn non sono state verificate in tribunale, le trattative per il suo compenso come capo di un’alleanza multinazionale sono state complesse.
Lo “strano conflitto” alla Nissan
“Oggi abbiamo un’alleanza di facciata e l’ultimo capitolo è stato questo strano conflitto tra il ceo e il coo, che è stato messo da parte”, afferma Ghosn. All’assemblea degli azionisti di martedì, aggiunge l’imprenditore, “non c’è stata una sola domanda sul perché il coo abbia lasciato l’azienda, non c’è stata una sola domanda sulla causa che ho intentato contro di loro”.
La cosa degna di nota per Ghosn, tuttavia, è stato il numero di azionisti presenti: 243. “Quando ero ad dell’azienda per 19 anni, avevo una media di 2mila azionisti alle nostre riunioni”, ha detto, definendo l’incontro uno “spettacolo organizzato” con “zero trasparenza” su ciò che sta realmente accadendo.
“Tutta questa storia è iniziata perché i giapponesi non si fidavano più dei francesi”, ha detto. “Il divorzio è scritto sul muro”.
Sui veicoli elettrici e su Elon Musk
Ghosn si è soffermato anche sulle opportunità che vede nell’industria automobilistica – dice di consigliare diversi imprenditori e colleghi del settore – e sulla spinta verso i veicoli elettrici.
Nel 2009, lui ed Elon Musk sono stati pionieri, rispettivamente con la Nissan Leaf e la Tesla. “Lui ha creato la sua azienda. Io non l’ho fatto. Questo è stato il mio errore”, dice Ghosn.
“Se avessi creato una startup sulle auto elettriche o sulle batterie, sarei in una posizione completamente diversa. Se ritirano le accuse, non significa che siamo pari. Devono risarcirmi per il danno che hanno fatto”.
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