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Così questo Consorzio tutela e promuove l’immagine del Vino Nobile di Montepulciano

CONSORZIO DEL VINO DI MONTEPULCIANO – BRANDVOICE | Paid program

Sono numerose le particolarità che fanno del Vino Nobile un prodotto identitario, di carattere e soprattutto fortemente legato al suo territorio di origine. Il disciplinare di produzione (il primo risale al 1966, mentre l’ultima modifica è del 2010), racchiude tutte le peculiarità e le caratteristiche distintive di questo prodotto.

L’importanza del territorio di Montepulciano

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A partire dal forte legame con una zona di produzione molto circoscritta che comprende il solo territorio comunale di Montepulciano, città rinascimentale della Toscana, in provincia di Siena, escludendo la zona di pianura della Valdichiana.

Sono infatti solo le vigne situate ad una altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare che possono concorrere alla produzione della Docg. Non è un caso che per questo si parli di un vino di territorio, terroir lo chiamerebbero i francesi, che a Montepulciano si ritrova in alcune aree particolarmente vocate e appositamente mappate.

Sono le stesse che in gergo vengono definite “micro zone”, ovvero dei piccoli fazzoletti di terreno dove oggi si concentra la maggior parte del “Vigneto Nobile”, l’altra vera particolarità di questo vino. Nel 1980, la prima Docg d’Italia.

Correva l’anno 1980 quando l’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste rilasciava la prima fascetta che identificava una denominazione vinicola come “garantita” (D.O.C.G.). Si apriva così una nuova era per il vino italiano. Questa fascetta, serie AA n° 000001, è oggi conservata negli uffici del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ed è l’immagine simbolo dei festeggiamenti per il quarantennale celebrato nel 2020.

Il riconoscimento della denominazione Docg

La storia della fascetta AA 000001 è molto lunga. Sono infatti occorsi circa 11 anni di riunioni, incontri, richieste da quando, nel lontano 1969, il Consorzio fece richiesta della Docg (Legge 930/63), a quando questa è stata riconosciuta nel 1980.

Il Consorzio del Vino Nobile, primo in Italia, divenne così una vera e propria rompighiaccio nel mare della burocrazia fino al 1978, data della pubblicazione in Gazzetta della richiesta di modifica al disciplinare del Nobile. Il 1 luglio 1980 fu l’allora Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, a firmare il decreto che sanciva l’ottenimento della Docg per il Vino Nobile di Montepulciano.

Il percorso non sarebbe finito qui, dal momento che non essendoci precedenti fu proprio il Consorzio del Vino Nobile, d’intesa con il Ministero dell’Agricoltura e con la Camera di Commercio di Siena, a mettere a punto il sistema dei controlli (fu creata la prima commissione camerale, la “N.1”).

Nel 1980 furono 450mila le bottiglie di Nobile Docg. Oggi il Vino Nobile di Montepulciano è una delle denominazioni italiane più riconosciute nel mondo. La storia che ritorna: il progetto Pieve. Dal 2025 (entrata in commercio dell’annata 2021) il Vino Nobile di Montepulciano avrà una nuova menzione: “Pieve”.

La menzione “Pieve” in etichetta

Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone), con un massimo di 70 quintali per ettaro, l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese (85%) e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di almeno 15 anni di vita.

Tre anni di maturazione (obbligatori 12 mesi in legno e 12 in bottiglia). L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (oltre al disciplinare che prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici.

Un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una visione univoca di Vino Nobile di Montepulciano. Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Uga (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta.

Questo aspetto rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.

In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con l’antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo.

La visione sostenibile a Montepulciano

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La forte propensione alla sostenibilità. Il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata lo scorso maggio nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso.

Un percorso che parte da lontano a Montepulciano. La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio ed al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo.

In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il messaggio verde. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici.

Nei primi anni ’90 il Consorzio fu tra i primi in Italia ad indagare i terreni produttivi tramite un progetto di zonazione denominato Vino Nobile Di Montepulciano Zonazione e Valorizzazione Del territorio che interessò i vigneti di produzione nel triennio 1992/1994.

Fu condotto dal gruppo di ricerca in viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige con il fondamentale apporto dell’allora Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo di Firenze. La sezione clima fu trattata dall’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Arezzo.

Il progetto ha prodotto una carta tematica per la gestione del territorio di produzione attuale e basilare per gli studi che si sono susseguiti. Intorno al 2006, in collaborazione con l’amministrazione comunale, è nato un progetto per lo smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione per il sostegno energetico a plessi scolastici e amministrativi.

Il progetto Carbon Footprint

Nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato riconosciuto da un gruppo di istituzioni e aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto.

L’idea di misurare la Carbon Footprint della Docg di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica.

Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale grazie a una piattaforma di raccolta dati testata con l’Università Marconi di Roma.

I produttori hanno all’epoca prontamente compreso la portata rivoluzionaria del progetto, esprimendo convincimento ed entusiasmo; stesso atteggiamento ha manifestato il Gambero Rosso, voce leader a livello internazionale nell’informazione enogastronomica, che ha ugualmente garantito il proprio appoggio per il lancio della notizia e per la relativa campagna. Questo progetto è stato premiato nel 2015 alla Smau di Milano come Smart Communities.

Una produzione vitivinicola da 65 milioni di euro annui

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Il valore del vino per il territorio. Un miliardo di euro circa. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino.

Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.208 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 324 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc.

A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 80 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali.

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Attività realizzata con il contributo del MASAF, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022 (cfr. par. 3.3 dell’allegato D al d.d. 302355 del 7 luglio 2022).

 

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