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Qualità, innovazione e sostenibilità: i segreti del successo del vino Altesino

Articolo tratto dal numero di settembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Dicembre 2001: una data speciale per l’azienda Altesino. Quel giorno Elisabetta Gnudi Angelini, già proprietaria della limitrofa Caparzo, decise di rilevare la tenuta dalla famiglia Consonno. “Mamma aveva capito che era in corso una trattativa con acquirenti francesi e non voleva che la proprietà diventasse straniera, perché ha sempre considerato la tenuta come qualcosa di molto speciale, con vigneti unici”, racconta Alessandra Angelini, ad di Altesino, oggi alla guida dell’azienda con la madre e il fratello Igino, ingegnere ambientale che si occupa di energie rinnovabili e sostenibilità.

L’Altesino si estende nel territorio di Montalcino su circa 80 ettari. I vigneti consistono in 44 ettari e sono suddivisi negli appezzamenti Altesino, Macina, Velona, Pianezzine, Lavacchio, Canneta e Montosoli, distribuiti in tutto il territorio di Montalcino da nord a sud. Comprendono tutti i terroir della denominazione e permettono di tirare fuori il meglio dal territorio in ogni annata.

Sostenibilità e prodotti di punta

Altesino ha saputo imporsi nello scenario vitivinicolo nostrano e internazionale grazie alla qualità del prodotto. Fiore all’occhiello è Montosoli, il primo cru di Brunello ottenuto nel 1972 dall’omonimo vigneto, dopo aver scoperto una collina e un terroir speciale e vocato alla produzione di questo vino, di cui vengono commercializzate solo le migliori annate. L’azienda cerca anche innovazione e sostenibilità. “A ottobre otterremo la certificazione di sostenibilità da Equalitas, un riconoscimento che premia anni di ricerca e lavoro”, sottolinea Alessandra. “Nel 2006 abbiamo realizzato la cantina con climatizzazione naturale, ottenuta grazie a intercapedini che assicurano una temperatura costante. Inoltre abbiamo introdotto un sistema di depurazione delle acque totalmente organico”.

La famiglia Gnudi Angelini ha dato continuità a una filosofia produttiva all’avanguardia per la cura del vigneto con un metodo di lavoro scientifico, introducendo soluzioni tecnologiche, evitando il ricorso alla chimica e intervenendo nella maniera meno invasiva possibile, anche in cantina. Il lavoro in ottica sostenibilità ha fatto il resto, con l’introduzione dei pannelli termici e fotovoltaici per preservare l’ambiente e le caratteristiche del terroir di Montalcino. “Possiamo definirci pionieri di un certo approccio alla produzione di vino. Per primi abbiamo adottato alcune soluzioni innovative e abbiamo collaborato con le università di Firenze, Siena e Pisa per la ricerca”, conclude Alessandra.

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