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Innovation

Università e nuove tecnologie: la nuova puntata di Fabrica Floridi

articolo di Karin Piffer

Che cos’è il futuro secondo l’università, ma anche che cosa ci si aspetta per l’università nei prossimi anni: questo il tema della ventunesima puntata di Fabrica Floridi, il web show condotto dal filosofo Luciano Floridi, in questa puntata direttamente da Yale, Stati Uniti.

Il mondo accademico e le nuove tecnologie, in che modo gli Atenei devono adeguarsi ai rapidi cambiamenti, e non solo. A discuterne ospiti illustri della realtà universitaria italiana: Francesco Billari – rettore università Bocconi di Milano, Donatella Sciuto, rettrice Politecnico di Milano, Giovanna Iannantuoni, rettrice Università Milano-Bicocca, e Giorgio Ventre – Apple Developer Academy- Federico II di Napoli. Dal 25 settembre la puntata è in streaming su formiche.net.

Istruzione e innovazione alla base per uno sviluppo economico e sociale

Formazione del capitale umano e innovazione: secondo Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Milano-Bicocca, l’istruzione e l’innovazione tecnologica sono alla base per uno sviluppo economico e sociale.

Se pensiamo alla crescita di un paese, infatti, il capitale umano e la sua formazione, quindi il ruolo dell’università, ma anche la ricerca, sono “canali assolutamente privilegiati quando uno Stato punta a una crescita ‘buona’, sostenibile nel tempo, innovativa e moderna. La rivoluzione digitale non può essere sottaciuta in questo momento”.

Pensiero condiviso anche da Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano: “Penso che l’università abbia un compito molto particolare, che è quello di formare persone in grado di essere nel mondo del lavoro per i prossimi 40 anni”.

La formazione di pari passo con l’innovazione

La rettrice ha evidenziato il bisogno di imparare ad anticipare, gestire e utilizzare i cambiamenti tecnologici: “Formazione, ricerca e innovazione, sono alla base del progresso economico-sociale e il punto di arrivo delle persone che abbiamo formato”.

Un concetto di complementarità, ripreso dal professor Giorgio Ventre, Apple Developer Academy-Federico II di Napoli, che ha portato l’esempio della “Developer Academy”, realizzata in partnership tra l’Università Federico II di Napoli e Apple, che vede una formazione complementare affiancare quella tradizionale dell’università.

Un progetto che, oltre a formare, può essere anche uno strumento in grado di risolvere alcuni problemi a cui una realtà complicata come quella universitaria è soggetta, come la molta burocrazia.

Iniziative come queste, che hanno un compito diverso, complementare a quello dell’università sul formare sulle nuove tecnologie, sono molto importanti anche per la rettrice Sciuto, che ha sottolineato il basso numero di laureati in Italia, solo il 20% delle persone di età compresa tra i 25-64 anni.

Anche per Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi di Milano, “player digitali e università devono lavorare insieme” e la bassa percentuale di laureati nel nostro paese è un serio problema.

“L’Italia ha un livello di capitale umano di partenza che è insoddisfacente rispetto al mondo digitale con cui vogliamo competere. Il primo punto è portare più ragazzi e ragazze alla soglia dell’università, che devono andare a formare i leader del futuro, magari con una differenziazione più ampia rispetto a quello che c’è oggi”.

La formazione deve quindi andare di pari passo, o meglio, anticipare, l’innovazione, collaborando in questo senso anche con le aziende, per precedere i cambiamenti continui e sempre più rapidi, gestirli e non adeguarsi a essi, ma imparare a sfruttarli.

Ricerca di flessibilità e ibridazione

Per quanto riguarda invece le competenze, è ancora il tempo per quelle verticali, oppure della visione olistica? La rettrice Iannantuoni ritiene che, non sapendo con certezza quali saranno le future esigenze specifiche del mercato del lavoro: “Quello che dobbiamo insegnare è il metodo, cioè essere pronti a cambiare: la flessibilità, quindi come si imparano cose nuove e l’apertura mentale ad impararle”.

Ricerca di flessibilità e ibridazione sono perciò indispensabili. “Le competenze trasversali per questa generazione sono ovvie – ha messo in luce il rettore Billari -. […] Alcune delle distanze che ci sono tra discipline devono accorciarsi.  Gli studenti stessi vanno a cercare questa ibridazione”.

Pensiero ripetuto anche dal prof. Ventre: “Una caratteristica fondamentale dell’università, che è un pregio, è la solidità, che però non può diventare staticità. […] Sicuramente dobbiamo aprirci: la collaborazione con il mondo produttivo è importante”.

Questo per Ventre significa multidisciplinarietà, ovvero: aprire le porte nella formazione e non procedere per singole verticali formative. Il rischio da evitare è che “gli ingegneri elettronici non parlino con specialisti di linguistica o con i filosofi. Sarebbe un errore letale, non solo da un punto di vista applicativo, ma anche da un punto di vista metodologico”.

La responsabilità sociale dell’università

Quale sarà quindi il ruolo dell’università in relazione alla cultura e alla società? Quello di motore di internazionalizzazione, uno strumento di incontro di diversità e di inclusione, di impatto positivo e coordinante sul territorio e anche un ascensore sociale.

Gli ospiti hanno infatti espresso come le università abbiano una grande responsabilità sociale, a seconda del contesto in cui operano siano una porta verso la realtà internazionale, o possano valorizzare quella locale e, last but not least, siano un mezzo per cambiare positivamente il proprio futuro.

Si è parlato anche di sport: nella formazione culturale e sociale dell’individuo, l’attività sportiva dovrebbe giocare un ruolo fondamentale e complementare. La buona notizia è che, spiegano i rettori, le università stanno investendo e lavorando per valorizzare anche questo aspetto.

Ci sono in corso dei veri cambiamenti che hanno portato, e stanno portando, anche grandi risultati positivi. In chiusura, il filosofo Floridi ha chiesto cosa, se potessero utilizzare una bacchetta magica, cambierebbero nel sistema universitario italiano.

Tutti hanno concordato sul fatto che sarebbe necessaria più libertà decisionale e che sarebbe anche ottimale poter garantire la possibilità di frequentare l’università anche a chi non se lo può permettere. Desideri condivisi dallo stesso professor Floridi.

Dove vedere Fabrica Floridi

La puntata di Fabrica Floridi sarà visibile in streaming da lunedì 25 settembre sul sito di Formiche.net, Forbes.it, FabricaFloridi.tv e Nuvolaverde.eu, la piattaforma della comunicazione responsabile realizzata in collaborazione con Bfc Media e con il magazine tv&web Siamo Jedi, visibile su Bfc Forbes in streaming su bfcvideo.com e stream24.ilsole24ore.com.

Estratti dell’episodio saranno visibili anche su SiamoJedi.it. Questa puntata è stata realizzata in collaborazione con Terna e Formiche. Il web show è condotto dal filosofo di Yale University e di Alma Mater Studiorum Università di Bologna Luciano Floridi e propone incontri con i personaggi al vertice delle realtà istituzionali e di impresa che hanno grande influenza sui temi fondamentali del cambiamento tecnologico.

Fuori campo, a scandire tempi e modi della narrazione il presidente di Nuvolaverde, Enzo Argante. La regia è di Giuseppe Scutellà (Teatro PuntozeroBeccaria). La produzione di Fabrica Floridi è coordinata da Lisa Mazoni del Teatro Puntozero Beccaria con i ragazzi dell’area penale interna ed esterna Ipm e Ussm Cesare Beccaria di Milano: Vanessa Costa, Federico F. Davide R. Mattia Romeo, Alex Simbana, Alessandra Turco, Enea Pablo Zen.

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