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Strategia

Innovazione efficiente o minaccia per i dati personali? L’IA dal punto di vista normativo

Articolo apparso sul numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Non è la prima volta che accade. Le grandi innovazioni spesso creano una profonda spaccatura nel mondo degli analisti, tra quanti mettono in evidenza, soprattutto, le opportunità e coloro che, invece, si fanno sopraffare dai timori. Quanto all’intelligenza artificiale, già nel 2016 il fisico Stephen Hawking aveva analizzato il suo possibile impatto sull’umanità, affermando che avrebbe potuto essere sia il più grande disastro della storia umana che la cosa migliore. 

Francesco Marconi

“L’intelligenza artificiale è descritta antiteticamente come una nuova meraviglia oppure come uno strumento capace di mettere in pericolo l’umanità”, sottolinea Francesco Marconi (nella foto), dottore commercialista e partner di Andersen Italia (studio legale, fiscale e di corporate governance che opera a livello internazionale). “Se l’IA rappresenti più un rischio che un’opportunità è tuttora un argomento di grande dibattito, che può essere influenzato da una varietà di fattori, tra cui la progettazione specifica dei sistemi di IA, il loro impiego e le salvaguardie messe in atto”. Tra i vantaggi, l’esperto segnala la possibilità di rendere più efficienti e automatizzare processi produttivi e di elaborare grandi quantità di dati, generando contenuti specifici. “L’intelligenza artificiale è anche una frontiera di innovazione in ambito medico e scientifico”, aggiunge. “Contribuisce allo sviluppo di nuove tecnologie e metodologie diagnostiche e favorisce un miglioramento delle cure e, con esse, della qualità della vita”.

Altri settori di applicazione possono essere l’educazione e l’home care: se utilizzata per implementare sistemi di assistenza personalizzata, infatti, potrebbe offrire servizi alla persona più efficaci e immediati.

“I rischi sono, tuttavia, intrinseci nella tecnologia: se non progettati e controllati correttamente, le strutture e gli algoritmi potrebbero condurre a decisioni sbilanciate o discriminatorie. Ma ciò che oggi desta più preoccupazione sono le minacce cyber e i pericoli di violazione di dati personali”, sottolinea Marconi.  Alcuni dei dispositivi basati sull’ultima frontiera della tecnologia hanno evidenziato questi limiti: si pensi ad esempio ai sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale.

Il World Economic Forum nell’ottobre 2020 aveva dichiarato che, se da un lato l’IA avrebbe eliminato 85 milioni di posti di lavoro a livello globale entro il 2025, dall’altro ne avrebbe generati 97 milioni in settori che vanno dai big data al machine learning, dalla sicurezza informatica al marketing digitale. 

Paola Finetto

Di certo c’è che le imprese stanno cercando di trarre vantaggio da questa tecnologia. Una piattaforma di marketing digitale statunitense, Constant Contact, ha diffuso i risultati di un sondaggio svolto a giugno 2023 tra pmi americane. “Il 91% ha dichiarato che l’IA ha aumentato il successo della loro attività e che consente di ottimizzare i tempi del lavoro e ridurre gli errori manuali”, ricorda Paola Finetto (nella foto), avvocato, partner di Andersen Italia. “Il 55% ha accresciuto il proprio interesse nell’utilizzo di queste tecnologie nella prima metà del 2023, rilevando che gli ambiti più semplici per iniziare a sfruttare l’IA sono i social media, la creazione di contenuti e l’analisi dei dati. Inoltre, il 28% delle pmi intervistate ha affermato di prevedere che l’IA e l’automazione faranno risparmiare almeno cinquemila dollari nei prossimi 12 mesi”.

Dunque, come governare un settore che si evolve molto più velocemente rispetto al ritmo che può tenere l’evoluzione normativa? Finetto ricorda che non è ancora disponibile una regolamentazione specifica su questa tecnologia. “Tuttavia negli ultimi anni le istituzioni europee hanno avviato e portato avanti un percorso volto a sostenere e promuovere iniziative tese a favorire maggiori applicazioni dell’IA cercando, allo stesso tempo, di garantirne l’affidabilità”.

Inoltre, nell’estate di tre anni fa è stata creata la commissione Aida per studiare lo sviluppo delle tecnologie AI-based e monitorarne l’incidenza sull’economia del continente, al contempo elaborando strategie di medio e lungo termine per favorire il transito europeo verso un’era autenticamente digitale. “Per il 2024 è atteso il lancio del nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (IA Act): l’obiettivo dell’Ue è di armonizzare le norme sull’IA e fare dell’IA Act un riferimento normativo come lo è il Gdpr per la protezione dei dati”, aggiunge l’esperta. “Naturalmente, si deve fare attenzione a non eccedere nella regolamentazione, poiché questo potrebbe rallentare l’iter di approvazione, che potrebbe non essere più al passo con il continuo sviluppo delle tecnologie”. Tornando al business, quali sono i settori più toccati da questa tecnologia?

Marconi cita la business intelligence. “Applicazioni e software IA-based possono permettere alle organizzazioni di prendere decisioni migliori, intraprendere azioni informate e adottare processi aziendali più efficienti. Questi sistemi consentono, ad esempio, di raccogliere dati sempre aggiornati e di raggrupparli per categorie, di trasformare i dati in formati di più agevole comprensione. I risultati così ottenuti”, aggiunge, “possono essere utilizzati dall’imprenditore in diverse attività, quali il monitoraggio in tempo reale dei risultati delle campagne di marketing, la crescita della visibilità sul flusso di cassa, sui margini lordi e sulle spese operative, e l’analisi di informazioni su dipendenti e potenziali clienti per ottimizzare i processi di recruiting”.

Un altro settore di interesse, con immediato impatto nell’operatività aziendale, riguarda la digitalizzazione della catena di fornitura. “In questo campo l’intelligenza artificiale consente di velocizzare e monitorare in tempo reale le attività di selezione dei fornitori, analizzare la qualità di prodotti o servizi proposti dai fornitori stessi, pianificare la produzione o la distribuzione verso i clienti, oltre che di gestire la catena logistica”, conclude. 

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