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Italia in ritardo sulla green economy: decarbonizzazione e livello di emissioni non sono ancora in linea con gli obiettivi europei

In Italia le emissioni di gas serra sono aumentate del 2% dal 2019 al 2022, l’energia rinnovabile è scesa dal 21% del fabbisogno nel 2021 al 19% dell’anno scorso, mentre la decarbonizzazione non è ancora in linea rispetto ai nuovi target europei.

Sono questi alcuni dei temi emersi dalla relazione presentata agli Stati Generali della green economy, in occasione dell’apertura di Ecomondo alla Fiera di Rimini, che ha evidenziato le difficoltà e i ritardi di attuazione dell’economia verde nel nostro paese.

“Un maggiore impegno nelle misure per la transizione ecologica all’economia di domani potrebbe contribuire in modo decisivo al rilancio dell’economia italiana, a promuovere innovazioni e investimenti”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ricordando che attraverso una serie di misure “si potrebbe promuovere il rilancio dell’economia italiana che invece, senza nuove prospettive, sta entrando in una fase di preoccupante stagnazione”.

A che punto è l’Italia sulla green economy?

La relazione evidenzia ritardi nella riduzione di emissioni di gas serra, che sono diminuite solo del 4% dal 2015 al 2022 e aumentate del 2% dal 2019 al 2022.

L’energia rinnovabile è passata dal 21% del 2021 al 19% del 2022 e si è ancora molto lontano dal target del 40% da raggiungere nel 2030. Pe quanto riguarda le rinnovabili elettriche, il nostro paese è in netto ritardo rispetto al resto dell’Europa: se la Francia ha installato 5GW, l’Italia è ferma a 3 GW, distante dai 10/12 di GW da raggiungere entro il 2030. Nel settore dei trasporti sono aumentati di circa il 5% i consumi energetici e le emissioni di gas serra.

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Nel 2022, la produttività delle risorse risulta ancora fra le migliori in Europa (3,3 euro di Pil per Kg di risorsa consumata), anche se in calo rispetto ai 3,5 del 2019. Buono il livello di riciclo dei rifiuti (72%), a fronte di una media europea del 58%, anche se il tasso di utilizzo di materia proveniente dagli scarti è sceso al 18,4%.

Capitale naturale e mobilità

Se si considera il capitale naturale, l’Italia non si preoccupa troppo di tutelare il proprio territorio (solo il 21,4% rispetto al 26,4% Ue) e il mare (il 6,9% contro il 12,1% Ue). Dal monitoraggio è emerso uno stato di conservazione sfavorevole del 54 % della flora, del 53 % della fauna e l’89 % degli habitat terrestri tutelati dalla Direttiva Habitat.

La relazione sottolinea l’aumento del tasso di motorizzazione, cresciuto a 683 auto ogni 1.000 abitanti, con le auto a benzina e diesel che rappresentano l’86% del totale. Livelli ancora troppo bassi se si considerano le auto full-electric: i modelli immatricolati al 30 giugno 2023 sono stati solo 32.000 in tutto, 7.900 in più rispetto allo stesso periodo del 2022.

Secondo i calcoli, l’attuazione del pacchetto europeo Fit for 55 comporterebbe, in 10 anni, maggiori costi cumulati di 136,7 miliardi, generando un aumento del valore aggiunto di 689,1 miliardi e un risparmio di costi energetici di ben 66 miliardi con maggiori entrate per lo Stato italiano di ben 529,5 miliardi.

L’attuazione delle misure europee per l‘economia circolare porterebbe l’Italia a un risparmio di materiali importati per 82,5 miliardi, oltre a un aumento del valore delle attività di riciclo degli scarti e una riduzione dei costi dello smaltimento di rifiuti in discarica di 7,3 miliardi.

 

 

 

 

 

 

 

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