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Conoscere per prevenire: l’importanza della spalla spiegata da questo primario

Articolo tratto dal numero di novembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

La spalla è una delle articolazioni più versatili e importanti, sebbene possa sembrare piccola. È responsabile di molti movimenti che consentono agli arti superiori di svolgere attività quotidiane. La sua flessibilità e la sua capacità di adattarsi a diverse situazioni sono essenziali per garantire autonomia e qualità di vita.

Per questo è cruciale conoscere l’importanza della spalla dal punto di vista anatomico e funzionale e capire questa articolazione, per prevenire lesioni e patologie.

Forbes ne ha parlato con Francesco Franceschi, primario di ortopedia all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e professore associato di ortopedia alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Unicamillus International University, membro dell’international shoulder committe e della società internazionale per la chirurgia articolare Isakos, in prima linea per il trattamento delle patologie della spalla di atleti e non solo.

Com’è fatta la spalla?

La spalla è fatta in realtà da tante articolazioni. La gleno-omerale è la più importante ed è composta dalla scapola e dall’omero. Queste due ossa sono connesse da un complesso di legamenti e di tendini molto vario: i legamenti servono per unire e tenerle insieme, mentre i tendini, in particolare quelli della cuffia dei rotatori, servono per accompagnare la forza del muscolo deltoide quando vogliamo, per esempio, alzare il braccio.

Quali sono i problemi più frequenti?

I tendini più fragili sono quelli della cuffia dei rotatori, responsabili della maggior parte dei dolori della spalla. Si possono infiammare per una cattiva postura, si può depositare calcio sulla loro superficie e soprattutto si possono lesionare, compromettendo i movimenti del braccio. Un altro problema frequente è quello della spalla che esce o si lussa. Può avvenire sia per motivi traumatici, sia per predisposizione genetica. La terza patologia, forse la più frequente, è quella del danno della cartilagine, che può essere causato sia da fratture, sia dal passaggio del tempo – si dice che è di tipo degenerativo -, con conseguente artrosi dell’articolazione.

Come si prevengono questi problemi?

La correzione di una postura sbagliata è fondamentale. Per atleti che eseguono gesti ripetitivi, come pallavolisti e nuotatori, è determinante anche un allenamento corretto, che interessi tutti i gruppi muscolari.

Si ricorre spesso alla chirurgia?

Prima di arrivare alla chirurgia, dobbiamo ricordare che la maggior parte dei problemi della spalla si risolve in modo non invasivo, magari con semplici infiltrazioni e fisioterapia eseguite da specialisti.

Cosa ci può dire della capsulite, comunemente chiamata spalla congelata?

La spalla congelata è un problema frequentissimo: forse l’80% dei pazienti che visito in ambulatorio ha questo problema. Consiste nella comparsa di un dolore acuto e rigidità dell’articolazione e si può curare rapidamente con infiltrazioni di cortisone.

In che cosa consistono queste infiltrazioni?

L’infiltrazione è un’iniezione nella spalla dal davanti all’interno dell’articolazione che è formata dall’omero – una specie di sfera – e la faccia articolare della scapola. Sono tenute insieme da legamenti e da quattro tendini che congiungono le ossa al motore della spalla, cioè la cuffia dei rotatori. Dopo aver eseguito almeno due infiltrazioni, il paziente viene inviato al fisioterapista, che procede nel recupero della mobilità.

Parliamo della cuffia dei rotatori.

Un altro problema molto frequente consiste nella patologia della cuffia dei rotatori, che è talmente delicata da subire spesso degenerazioni, rotture e, a volte, calcificazioni. Tutte queste sono patologie riscontrabili in persone che hanno svolto un lavoro con gli arti superiori o hanno praticato attività sportive come la pallavolo, il tennis o il nuoto. Altre volte si possono calcificare, cioè si può depositare del calcio sul tendine e formare come un palloncino, che in alcuni momenti può scoppiare e dare luogo a dolore fortissimo.

Si può evitare l’intervento? E nel caso, in che cosa consiste?

Se la lesione è traumatica, conviene sempre operare, perché si ha una probabilità maggiore di successo rispetto a un distacco vecchio. In questi casi il tendine non ha la forza di guarire per la mancanza di vascolarizzazione responsabile dell’eventuale guarigione. L’artroscopia si effettua con mini incisioni: durante la procedura si fanno passare fili nel tendine, legati a una vite che entra nell’osso, e tirando alcuni nodi si riavvicina il tessuto nel punto dove si era staccato. Questa tecnica permette di evidenziare le strutture, con speciali pinze che assomigliano a suturatrici. Dopo l’intervento, il paziente deve tenere il braccio fermo con un tutore per almeno 20 giorni e poi iniziare la riabilitazione.

Quali sono le maggiori conquiste nel trattamento delle lussazioni della spalla?

Ormai le lussazioni della spalla non sono più complesse da risolvere, proprio perché, grazie all’artroscopia, siamo riusciti a capire meglio le cause. In questo modo si possono effettuare tutti i tipi di tecniche chirurgiche per riparare i legamenti, compresa la tecnica di Latarjet, che in tanti centri si effettua ancora a cielo aperto. In collaborazione con grandi chirurghi francesi, ho sviluppato nel mio centro questa tecnica in artroscopia, eseguendo solo piccolissime incisioni e lavorando con la telecamera.

La protesi della spalla ha subito i maggiori miglioramenti con lo sviluppo delle tecnologie.

Sicuramente la protesica di spalla ha raggiunto traguardi impensabili, sia con la comprensione degli errori commessi in precedenza nell’applicazione della protesi, sia con la comparsa di sistemi di guida intraoperatori. Abbiamo la possibilità di seguire su un monitor il percorso delle viti che entrano nell’osso. Poi si parla tanto di metaverso e di realtà virtuale. Immaginate che, indossando visori 3D, possiamo sovrapporre la pianificazione dell’intervento che è stata fatta qualche minuto prima su un computer mentre applichiamo il dispositivo artificiale. In più, con il perfezionamento degli impianti, la protesi inversa è quella più diffusa. Serve sia nei casi semplici, sia in quelli di artrosi disperate, nei quali i pazienti, anche senza la cuffia dei rotatori, non riescono più a muovere il braccio.

 

 

 

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