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Strategia

Perché le aziende italiane dovrebbero introdurre la figura del chief of staff

Articolo tratto dal numero di giugno 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Era già presente nella gerarchia militare americana: indicava il consigliere principale del comandante per pianificazione e coordinamento delle operazioni. In politica è stato introdotto nel 1953 da Dwight David Eisenhower, all’epoca presidente degli Stati Uniti, che ha nominato il primo chief of staff (cos) della Casa Bianca. Oggi il ruolo ha assunto anche una declinazione aziendale: supporta il ceo e altre posizioni manageriali c-level. Secondo Prime CoS Research, il 75% delle aziende statunitensi con più di 1.000 dipendenti e il 90% delle prime 20 aziende americane per capitalizzazione hanno un CoS. Ma la richiesta sta aumentando in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con Stefania Pizzuto, partner human capital di Deloitte.

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La figura del chief of staff è molto diffusa nel mondo anglosassone, ma in Italia molto meno: per quale motivo?

Gli Stati Uniti rappresentano più del 60% del mercato globale del chief of staff. Tuttavia, stiamo osservando che in contesti aziendali questa figura è sempre più richiesta in tutto il mondo, in particolare in Medio Oriente, Regno Unito ed Europa.  In Italia, la figura del chief of staff non è molto diffusa, anche se è in espansione. Non si è ancora innescato un processo di comprensione profonda e avvicinamento culturale a questo ruolo, che noi riteniamo innovativo e che può avere un reale impatto sull’efficacia dei c-level.

Quali sono le potenzialità del ruolo nel panorama aziendale italiano? Perché le aziende italiane dovrebbero introdurre la figura del chief of staff?

Secondo una ricerca di Harvard, il modo in cui i ceo o i cxo utilizzano il proprio tempo non solo è fondamentale per il leader, ma ha anche un forte impatto sulla performance aziendale (Il 70% dei leader intervistati dichiara di non dedicare un tempo adeguato allo sviluppo della strategia/vision aziendale). Il chief of staff fa proprio questo: ottimizza il tempo e l’energia del proprio leader, rendendo più efficace il flusso di informazioni e migliorando il processo decisionale.

Quale ruolo ha il chief of staff in azienda?

Sicuramente non esiste una figura standard del chief of staff, il suo ruolo dipende da molte variabili, come il contesto aziendale. E lo stile di leadership. Generalmente il chief of staff aumenta il focus, consentendo al ceo di concentrarsi su temi cruciali; presta attenzione alle tempistiche, ai budget e agli obiettivi finali dell’azienda, trasformando idee astratte in azioni concrete; porta avanti le priorità aziendali ed i progetti speciali che gli vengono affidati, dalla concezione al completamento; crea coesione tra i vari team e dipartimenti per assicurare allineamento tra le varie strutture aziendali; nella versione più senior del ruolo, il chief of staff agisce come una vera ‘proxy’ del leader per garantire maggiore visibilità e disponibilità.

Quali iniziative sta portando avanti Deloitte per la diffusione del ruolo in Italia?

In Deloitte questo ruolo esiste da più di dieci anni a livello internazionale e da circa cinque anni in Italia. E proprio perché ne abbiamo verificato il valore all’interno della nostra realtà, abbiamo lanciato un’iniziativa di chief of staff advisory per i nostri clienti. La nostra metodologia si basa su quattro dimensioni. La prima consente di analizzare i fabbisogni del leader e di progettare il profilo di chief of staff ideale. Poi c’è la ricerca della figura professionale più adatta. Individuati i candidati ideali, inizia la fase di set-up dell’ufficio per espandere il potenziale dei chief of staff e le ricadute positive all’interno dell’organizzazione tutta. Segue la definizione di un percorso di crescita professionale in azienda, attraverso una formazione specifica e personalizzata e percorsi di affiancamento per accrescere performance e motivazione. Deloitte offre inoltre un servizio che mette a disposizione del cliente risorse competenti per avviare da subito l’ufficio dedicato ai chief of staff. Vogliamo contribuire a instaurare un dialogo tra le persone che ricoprono questo ruolo, per favorirne l’espansione in Italia. Per questo stiamo lanciando la prima community di chief of staff italiani, insieme alla Global Chief of Staff Association, associazione di categoria con sede a New York che riunisce i chief of staff più influenti di tutto il mondo, anche grazie alle collaborazioni con Harvard e Oxford. La partnership con l’associazione permetterà, infatti, di mettere in contatto la community italiana con l’esperienza e le buone pratiche internazionali, per far crescere il ruolo del chief of staff in Italia ed espandere la community, trasformandola in un club internazionale. L’esperienza sul mercato, infatti, ha messo in evidenza che, per capire appieno il ruolo del nel nostro Paese, la sua diffusione e il suo sviluppo nei diversi settori, si è resa necessaria una ricerca approfondita che verrà pubblicata entro la fine dell’anno.

A cosa deve puntare un chief of staff?

Deve creare un rapporto di fiducia reciproca con il proprio leader, arrivando a esserne un confidente e una cassa di risonanza. Deve avere un approccio altamente collaborativo con gli altri leader e avere l’abilità di fare dialogare più funzioni aziendali. Tra le caratteristiche fondamentali che deve avere rientrano apertura e flessibilità, sapendo che le priorità del leader sono in costante evoluzione e che è quindi chiave la capacità di reazione tempestiva.

Quali benefici ne traggono le aziende in termini di organizzazione e ricaduta interna sulle proprie persone?

Il chief of staff ha impatto sull’efficienza e sulla flessibilità dell’organizzazione. È una figura che riesce a fluidificare le informazioni tra i vari dipartimenti. Questo crea ricadute positive non solo sulla c-suite, ma su tutta l’organizzazione.

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