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La Grecia sperimenta la settimana lunga: al lavoro sei giorni su sette

Nel resto del mondo si parla di settimana corta e di venerdì brevi. In Grecia le ore e i giorni di lavoro aumentano. Da lunedì 1 luglio le aziende di diversi settori potranno richiedere una settimana di 48 ore e sei giorni. Chi ha un impiego a tempo pieno potrà inoltre accettare un secondo lavoro, part-time, e arrivare a un massimo di 13 ore di lavoro in un giorno.

La misura è indirizzata al settore industriale, a quello delle telecomunicazioni e alle aziende che devono garantire un servizio 24 ore su 24. Non riguarda il turismo, dove le 40 ore settimanali in cinque giorni sono state già abolite lo scorso anno. Il giorno di lavoro extra sarà pagato il 40% in più di un giorno normale.

Perché la Grecia ha introdotto la settimana lunga

La misura, secondo il governo di centro-destra guidato da Kyriakos Mitsotakis, servirebbe innanzitutto a rimediare alla carenza di manodopera qualificata in molti campi, dovuta alla massiccia emigrazione di giovani negli ultimi anni. La popolazione greca è scesa dagli 11,1 milioni di persone del 2009 ai 10,3 milioni di oggi, e dovrebbe continuare a declinare nei prossimi decenni.

Il governo spera anche di contrastare il lavoro in nero, molto diffuso. Già oggi in Grecia un’azienda può chiedere fino a due ore al giorno di straordinario non pagato, anche se, in teoria, solo per brevi periodi e su base volontaria. Il governo sostiene che la nuova legge permetterà a chi lavora più di 40 ore a settimana di vedersi riconosciute le ore supplementari che già svolge.

“La fine della settimana di cinque giorni”

Le opposizioni contestano invece al governo di avere approvato la riforma senza consultare sindacati e lavoratori. In Grecia, del resto, negli ultimi 15 anni gli esecutivi hanno deregolamentato il mercato del lavoro e molte persone oggi non hanno alle spalle un contratto collettivo.

Aris Kazakos, professore emerito di diritto del lavoro all’Università Aristotele di Salonicco, citato dalla testata pubblica tedesca Dw, ha dichiarato che la legge “ucciderà la settimana di lavoro di cinque giorni. Quando le negoziazioni sono individuali, il datore di lavoro ha in mano tutte le carte e può dettare praticamente tutte le condizioni che vuole. Poiché il datore di lavoro può dettare condizioni che danno benefici solo a lui, nei rapporti di lavoro si instaura un regime di ingiustizia. Perché tutto ciò che nei rapporti di lavoro dà benefici a una sola parte non può mai essere giusto”.

Kazakos avverte anche che l’aumento delle ore di lavoro rischia di aumentare i rischi per la sicurezza. Uno studio finlandese del 2010, per esempio, ha messo assieme i dati di otto ricerche e ha rilevato che un passaggio da otto a dieci ore di lavoro al giorno aumenta il pericolo di infortunio del 41%. Mentre secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 745mila persone sono morte solo nel 2016 per ictus e malattie cardiache riconducibili a un eccessivo carico di lavoro.

L’altra obiezione alla settimana lunga riguarda l’occupazione. Oggi in Grecia, secondo dati Eurostat, si lavora più che in qualsiasi altro paese dell’Unione europea (39,8 ore a settimana, contro una media di 36,1), mentre il tasso di disoccupazione (10,8%) è secondo solo a quello della Spagna. Secondo i critici, in sostanza, bisognerebbe tornare all’adagio del ‘lavorare meno, lavorare tutti’. La settimana lunga  spinge invece le aziende a fare lavorare di più chi è già assunto.

Che cosa succede nel resto del mondo

Mentre la Grecia allunga l’orario del lavoro, in molte altre parti del mondo succede il contrario. In Europa, paesi come Regno Unito, Germania, Belgio, Francia, Spagna e Islanda sperimentano la settimana di quattro giorni. Lo stesso accade negli Emirati Arabi, a Singapore e in Giappone. In qualche caso si riducono le ore di lavoro, in altri si condensano in quattro giorni.

Alcuni esperimenti hanno già dato buoni risultati. In quello britannico, che ha coinvolto 61 aziende e 2.900 lavoratori, la settimana corta ha migliorato la salute fisica e mentale dei dipendenti, ha abbassato i livelli di stress e il numero di persone che hanno lasciato il lavoro, senza intaccare la produttività delle aziende.

In Italia, società come Lamborghini, Intesa Sanpaolo, il gruppo Magister e Lenet (quello delle ceramiche Thun) hanno avviato sperimentazioni sulla settimana corta. Il 1 aprile è partito un programma anche in EssilorLuxottica, che permetterà a circa 600 dipendenti di restare a casa per 20 venerdì del 2024.

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