Il rapido sviluppo dell’AI ha stravolto molti settori della nostra società e tra questi anche il campo dell’educazione, che si è trovato a dover capire se e come integrare questa tecnologia nella didattica. Per alcuni un valido supporto all’apprendimento, per altri un elemento di disturbo.
Chi ha ragione sull’AI? Per rispondere a questa domanda si può partire dal caso della Maestra Genia, progetto della startup Cogit AI fondata da Eugenio Azzinnari e Marian Adel. Si tratta di un tutor virtuale che può aiutare sia gli studenti a prepararsi per un compito in classe, sia i professori con metodi innovativi di insegnamento. “La startup ha prospettive di crescita importanti. Abbiamo creato diversi prodotti interessanti. Oltre a Maestra Genia abbiamo altri avatar come Zia Sofia, la prima chef creata con l’AI, o Nami Milesi, un’influencer che parla di viaggi e di musica addestrata dal punto di vista etico”, racconta Marian Adel.
Maestra Genia: uno strumento utile per studenti e insegnanti
“Un sistema di intelligenza artificiale con strumenti e modelli di IA addestrati e preparati per migliorare le tue performance nello studio”, si legge sul sito della startup a proposito del chatbot.
Esperta in oltre 30 materie, dalla matematica alla fisica, dall’architettura alla medicina, Maestra Genia nasce dalla volontà di proporre un approccio nuovo all’insegnamento. L’avatar, una donna con capelli ricci e occhiali, supporta gli studenti offrendo loro un’esperienza educativa personalizzata e interattiva. Grazie alla sua capacità di adattarsi alle esigenze e al livello di apprendimento di ciascuno studente, infatti, Maestra Genia aiuta a migliorare le abilità di studio, oltre a consentire ai ragazzi di apprendere in modo efficace e divertente.
L’avatar, che basa le sue conoscenze sui contenuti presenti online che vengono analizzati e rielaborati, può essere utilizzato per diversi scopi, come la pratica di esercizi, la revisione di concetti, l’analisi di quadri o fotografie, la preparazione per gli esami o semplicemente come supporto all’insegnamento tradizionale.
“Maestra Genia ha diverse funzionalità che sono state addestrate in maniera da aiutare gli studenti a fare riassunti o a farsi interrogare. A breve verrà rilasciata anche un’altra versione. Inoltre stiamo lavorando con università e Comuni per poter affiancare questo strumento e renderlo ancora più professionale”, prosegue Marian Adel.
Ma non solo. Maestra Genia è presente anche sui social, dove propone interviste brevi a personaggi del passato creati con l’AI, come Einstein e Napoleone, con lo scopo di far raccontare ai diretti protagonisti la loro esperienza, oltre a quiz, questionari di logica e podcast.
AI e didattica: una sinergia possibile?
La maestra ha sollevato importanti questioni etiche e sociali. C’è chi ha parlato dell’assenza del lato empatico, chi accusa il tutor virtuale di semplificare troppo il lavoro degli studenti, chi invece pensa possa essere un modo per togliere lavoro ai docenti.
“L’obiettivo non è la sostituzione dell’insegnante ma un accompagnamento allo studio e deve essere un aiuto sia per studenti che per docenti. Il rapporto umano non potrà mai essere sostituito dall’intelligenza artificiale. L’idea è quella di avere un prodotto eticamente corretto da affiancare ai ragazzi dando loro un’educazione. Ogni funzionalità viene condivisa con gli insegnati reali. Con alcune associazioni, inoltre, stiamo studiando un modo per aiutare gli studenti che hanno difficoltà nell’apprendimento”.
Già nel 2019, Matthew Lynch aveva pubblicato un articolo sul sito The Edadvocate in cui elencava le opportunità che l’AI può portare nel mondo della scuola. Tra queste c’è il supporto agli insegnanti nel gestire il comportamento degli studenti, il contributo nell’apprendere competenze di programmazione e nel personalizzare l’insegnamento adattandolo alle abilità e ai livelli di competenza degli studenti. E ancora il supporto nell’estrapolazione di dati e info per migliorare il processo educativo e nella gestione dei modelli di apprendimento ibrido.
Se da una parte l’AI può offrire opportunità di apprendimento senza precedenti, dall’altra l’efficacia di questi strumenti deve essere ancora dimostrata, soprattutto per quanto riguarda gli effetti a lungo termine. Le principali preoccupazioni si legano alla precisione delle risposte provenienti dai chatbot, ai meccanismi alla base delle loro risposte e, più in generale, sugli effetti sull’apprendimento tradizionale.
Come ha dichiarato il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay, l’intelligenza artificiale generativa “non può essere integrata nell’istruzione senza un grande impegno pubblico e le necessarie garanzie e normative da parte dei governi”.
Un tema che necessita del coinvolgimento di tutti gli attori del sistema scuola, dai dirigenti alle famiglie, dai docenti al personale amministrativo, oltre che un dialogo costante tra istituzioni e addestratori di modelli di AI allo scopo di creare suite dedicate a supporto delle reali esigenze.
Alla scuola, luogo per definizione avverso nei confronti di ogni forma di innovazione, spetta il compito di approfondire la conoscenza delle nuove tecnologie per capire limiti e potenzialità, e migliorare così la qualità dell’insegnamento, educando gli studenti sulla responsabilità etica legata all’AI. Una sfida da affrontare con consapevolezza e apertura al cambiamento per non rischiare di rimanere indietro.
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