Articolo tratto dal numero di gennaio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Non solo un marchio di design, ma una storia di trasformazione e innovazione che propone un nuovo approccio alla progettazione degli interni attraverso un elemento spesso collegato al passato e che ora trova nuova freschezza: la porta a soffietto. Parliamo di Dooor, realtà fondata da Francesco Mascarucci nel 2019 per reinterpretare l’eredità del nonno, che già negli anni ’50 aveva intuito il potenziale di questo elemento architettonico avviandone la produzione.
Un elemento che Dooor, unica azienda italiana specializzata in porte tessili, trasforma in un dispositivo contemporaneo, capace di plasmare gli spazi in modo fluido e dinamico. Traendo ispirazione da maestri come Gio Ponti, che nel suo appartamento milanese utilizzò porte scorrevoli per modulare gli ambienti e ridefinirne l’uso, Dooor si pone come ponte tra passato e presente.
Un unicum nel panorama del design
Entrato nell’azienda di famiglia nel 1997, Mascarucci ha compreso subito le virtù di questa tipologia di soglie. “Vedevo nelle porte tessili caratteristiche uniche: robustezza, durabilità e la capacità di risolvere le esigenze di compartimentazione degli spazi, adattandosi alle mutevoli necessità abitative”, spiega.
Così, nei primi anni 2000, mentre le aziende abbandonavano la produzione di questo elemento, Mascarucci non smise di crederci: “Ho seguito un approccio su più fronti: contattare le aziende che abbandonavano la produzione, proponendo loro di commercializzare le nostre porte, investire costantemente nell’innovazione, esplorare nuovi settori di mercato e modernizzare il meccanismo interno, il sistema di scorrimento e quelli di chiusura. Tutto ciò ha portato a una trasformazione radicale delle porte, da manufatto artigianale a soluzione architettonica, tanto da richiedere la creazione di un’azienda specializzata, dedicata esclusivamente alle porte tessili”.
Da qui la fondazione, nel 2019, di Dooor, che rappresenta un unicum nel panorama del design. Realizza porte tessili non solo altamente personalizzabili, ma che si adattano a contesti che spaziano dal residenziale ai luoghi di lavoro, fino agli spazi pubblici e culturali, grazie a un sistema di aggancio modulare e all’assenza di ancoraggi a terra.
“Abbiamo sviluppato un prodotto dalle potenzialità ineguagliate: può raggiungere i sei metri di altezza con una larghezza potenzialmente illimitata, offrendo la possibilità di creare curve, geometrie a S e angoli. Le nostre soluzioni permettono di circondare ambienti o suddividerli, mantenendo sempre come principio cardine la semplicità d’uso. Un esempio emblematico è stata l’installazione al Salone del Mobile 2024, dove abbiamo esposto una porta curva di cinque metri. La soddisfazione più grande è stata vedere bambini giocare con questa struttura imponente, dimostrando quanto sia leggera e maneggevole nonostante le dimensioni”.
Tecnologia e artigianalità
Progettate per essere membrane organiche tra gli ambienti, oppure elementi scultorei che aggiungono carattere agli spazi, le porte di Dooor sono prodotte in vari materiali e finiture – dai tessuti riciclati ai materiali ignifughi, dalle texture tecniche a fibre naturali come lana e cachemire – e possono essere personalizzate in modo sartoriale. Ogni porta tessile viene progettata in 3D e la produzione si avvale di tecnologie avanzate, come il controllo numerico e le saldatrici laser. Tuttavia il processo mantiene un cuore artigianale.
“L’artigianalità rimane il nostro punto di forza, sostenuta da una profonda conoscenza dei materiali maturata nel tempo. Questa expertise è fondamentale non solo per garantire l’eccellenza del risultato finale, ma anche per assicurarne durabilità e resistenza nel tempo”. Capitolo significativo della storia di Dooor è quello delle collaborazioni artistiche e culturali, che contribuiscono a tratteggiare un nuovo immaginario legato alla porta tessile. La direzione artistica di Calvi Brambilla e le partnership con studi come Zaven rappresentano esempi di come il dialogo tra design, architettura e artigianato possa generare soluzioni che sono specchio della contemporaneità.
“L’incontro con gli architetti Fabio Calvi e Paolo Brambilla, circa 20 anni fa, ha segnato una svolta fondamentale nel nostro percorso. Grazie a loro scoprii come maestri dell’architettura italiana – da Gio Ponti a Joe Colombo, fino a Gianfranco Frattini – avessero integrato le porte tessili nei loro progetti più innovativi. Questa rivelazione fu una potente conferma: la direzione che avevo scelto per la mia azienda poggiava su fondamenta storiche solide”.
Prospettive future
Guardando al futuro, Dooor continua a investire in ricerca e innovazione. Tra le prospettive più promettenti c’è l’uso di materiali naturali, insieme alla partecipazione a progetti ambiziosi. Tra questi, la rigenerazione degli spazi di lavoro, in collaborazione con Filippo Orsini, per la sede del Centro di Ricerca Craft del Politecnico di Milano.
“Il progetto vedrà l’integrazione di numerose porte tessili Dooor che non solo definiranno gli ambienti fisicamente, ma ne caratterizzeranno profondamente la funzionalità e la fruibilità. Le nostre soluzioni troveranno posto negli stessi spazi che hanno visto formarsi i maestri dell’architettura italiana e che continuano a plasmare le nuove generazioni di progettisti”.
Inoltre Dooor è impegnata in iniziative di economia circolare e impegno sociale, come quella che coinvolge un centro di riabilitazione per giovani con problemi di dipendenza, dove gli scarti produttivi vengono trasformati in accessori di pelletteria. Questo tipo di attività riflette la volontà dell’azienda di coniugare creatività e responsabilità.
“Dooor rappresenta una sintesi tra passato e futuro. Riprendiamo un prodotto storico, lo reinterpretiamo attraverso la lente dell’innovazione e lo rendiamo rilevante per le esigenze contemporanee. In questo modo contribuiamo non solo a ripensare gli spazi, ma anche il nostro rapporto con essi”.
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