Bill Gates
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La sua prima classifica Forbes, il rapporto con Steve Jobs e le critiche a Musk: Bill Gates si racconta

Quando era bambino, assieme al suo amico Kent Evans, scomparso a 17 anni dopo una gita in montagna, leggeva le biografie di uomini famosi e, più tardi, di amministratori delegati, chiedendosi come sarebbe stato avere 15 milioni di dollari e come avrebbe potuto riempire un’auto con tutti quei soldi. Poi, uno di quei personaggi, lo è diventato anche lui, comandando per anni la classifica dei più ricchi al mondo di Forbes.  In un’intervista al The Times – in occasione dell’uscita della sua autobiografia Source Code – Bill Gates, co-fondatore di Microsoft, ha parlato del suo passato da “ragazzo strano” e di come è diventato miliardario a 31 anni. Ma non solo passato. Gates ha anche parlato di Donald Trump e di Elon Musk, non risparmiando qualche critica all’uomo più ricco del mondo.

Dall’infanzia al successo

“Quando Kent morì, non sapevo più accanto a chi sedermi a pranzo,” ha raccontato Bill Gates al The Times. “Era il mio migliore amico. Passavamo ore a scrivere codice, a discutere se volevamo diventare ambasciatori, generali o scienziati”. Poi il ricordo della prima Forbes List. “Ricordo quando uscì la prima Forbes Rich List, dopo che avevo lasciato Harvard per fondare Microsoft, pensando che Kent si sarebbe divertito un mondo con quella cosa. Pensavo che mi sarebbe piaciuto essere su quella lista. Poi, sette anni dopo, ero in cima.” A 31 anni, era un miliardario e, a quarant’anni, aveva un patrimonio di quasi 100 miliardi di dollari (oggi il suo patrimonio netto è di 106,9 miliardi di dollari).  Gates ha appena finito l’autobiografia della sua vita giovanile, Source Code, in uscita a febbraio 2025: “Non mi piace molto guardare indietro perché c’è così tanto da guardare avanti — le innovazioni nei vaccini, l’intelligenza artificiale, la nutrizione, l’energia pulita — ma alla fine è stato divertente”, ha rivelato al quotidiano britannico.

Il libro racconta la storia di questo brillante programmatore “neurodivergente” che ha fondato Microsoft con Paul Allen e che poi ha deciso di contribuire, “donando 59 miliardi di dollari attraverso la sua fondazione”, a combattere “la poliomielite, la malaria e l’HIV”.  Come scrive l’autrice dell’intervista, Alice Thomson, Gates è descritto come “un bambino complicato con difficoltà nelle relazioni sociali e nel comprendere le sfumature sociali”. Oggi, Gates ha imparato ad accettare la sua diversità. “Questo potrebbe aiutare chi sta crescendo un bambino che non si adatta alla norma,” concorda. Gates considera la sua neurodiversità come il suo “superpotere”, che gli consente di iperconcentrarsi, combinato con una spinta straordinaria.

Gli studi ad Harvard

Poi gli studi ad Harvard, che hanno reso consapevole Gates del suo dono nell’informatica:  “I miei amici dicevano: ‘Sei fortunato, sei il migliore in informatica.’ Ma per molto tempo ero convinto che fosse troppo facile.”, ha confessato il miliardario. Come si legge nell’intervista, Gates passava più di 600 ore al mese al pc e cambiava le lenzuola solo una volta ogni sei settimane.  “Era più maturo degli altri studenti e disposto a mettere in discussione gli adulti”, ha raccontato un ex docente di Gates alla giornalista del The Times. “Il primo giorno ho mostrato loro un problema e due giorni dopo è tornato a mostrarmi che riusciva a risolverlo trovando una soluzione migliore. Voleva sempre una sfida nuova”.

Gates era un programmatore e questo lo differenziava dagli altri colossi della Silicon Valley: “Steve Jobs”, ha raccontato Gates, “con i suoi lunghi capelli neri era un genio anche lui, ma le cose in cui entrambi eccellevamo non si sovrapponeva poi molto. Ma su una cosa eravamo d’accordo: essere pazzi nel vedere le cose nel futuro, riuscire a fare in modo che le persone lavorino per ore e avere ambizione”. Poi un aneddoto sul rapporto con le droghe. “Steve”, racconta Gates, “una volta disse: ‘Se Bill avesse preso più acidi, i suoi computer sarebbero stati molto più facili da usare e attraenti’, e io risposi: ‘Ho preso acidi, ma non era il lotto che insegna a fare design’. Io sono un ingegnere, lui era un designer, ma era una persona così unica in termini di abilità”.

Il rapporto con Trump e Musk

Poi un riferimento al neo presidente statunitense Donald Trump. “Sembra che Gates abbia accettato la presidenza di Trump e anzi potrebbe anche accoglierla positivamente”, ha scritto Alice Thomson del The Times. Gates ha risposto: “C’è così tanto in gioco: deporterà nove milioni o un milione di persone? Metterà dazi al 60% o al 5%? Finanzierà la ricerca sulle malattie infettive o la fermerà? Devo monitorare da vicino. Il lavoro interessante è entusiasmare il presidente Trump a fare le cose giuste”.

Meno morbido è invece il commento su Elon Musk. Gates non ama il paragone con lui. “Sono molto diverso da lui. È davvero pazzesco che lui possa destabilizzare la situazione politica in diversi Paesi. Tutti noi possiamo esagerare… Se qualcuno è super-intelligente, e lui lo è, dovrebbe pensare a come può aiutare. Ma in questo caso si tratta di gesti populisti”. Un altro dei colossi del tech, Mark Zuckerberg, ha fatto dei passi significativi verso Trump, modificando la policy di Meta sul fact-checking e sui temi del diversity&inclusion. “Il problema di tutta la rete dei social media, compreso come influisce sui giovani, mi preoccupa. Sono molto deluso dal fatto che né i governi né le aziende sembrano risolvere o migliorare queste cose. Questo approccio non porterà a nulla di buono. Prendiamo la disinformazione sui vaccini: potrebbe diventare pericolosa. I bambini possono morire di morbillo”. Le teorie del complotto su di lui, dice, alzando gli occhi al cielo, sono anche esse folli. “C’è stato il tornado in North Carolina e la gente ha detto che stavo modificando il clima, ora sto ancora aspettando di capire come ho causato gli incendi a Los Angeles. Mi preoccupa che questo stia sfuggendo di mano”.

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