intelligenza artificiale
Business

I ceo italiani sono ottimisti sull’avvento dell’IA. Ma temono per la sostenibilità economica

I ceo italiani sono ottimisti sugli effetti dell’intelligenza artificiale nelle loro aziende, ma lamentano una carenza di competenze. La maggior parte di loro pensa che la tecnologia renderà le imprese più redditizie, ma molti hanno dubbi sulla sostenibilità a lungo termine della propria attività. Sono i risultati della 28esima edizione dell’Annual Global Ceo Survey, rilevazione condotta da Pwc su 4.701 amministratori delegati di tutto il mondo, di cui 122 del nostro Paese.

Secondo lo studio, che fotografa le opinioni dei leader d’impresa su temi come innovazione tecnologica, IA, inflazione, sostenibilità e capitale umano, la maggioranza dei ceo considera il cambiamento tecnologico una leva fondamentale di sviluppo.

L’ottimismo sull’intelligenza artificiale

Quanto alla frontiera più discussa degli ultimi mesi, l’intelligenza artificiale, il 75% dei ceo italiani dice di fidarsi dell’integrazione dell’IA nei processi della propria azienda. Una quota ancora più alta di quella registrata a livello globale (67%). Tra coloro che hanno già adottato una o più soluzioni di IA (inclusa quella generativa, o GenAI), più del 40% riporta un incremento dell’efficenza.

Il 60% degli intervistati italiani, inoltre, si aspetta che la GenAI aumenti la redditività dell’impresa nei prossimi 12 mesi: una percentuale molto più alta di quella dello scorso anno (era il 36%) e di quella riscontrata nel mondo (49%). La tendenza si conferma se si domanda ai ceo se considerano l’integrazione dell’IA o la GenAI una priorità per i prossimi tre anni: la risposta è affermativa per il 61% dei leader del nostro Paese e per il 47% di quelli globali. È più bassa, invece, la quota di chi prevede di usare l’IA per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi o per ridisegnare la propria strategia, e scende ancora quella di chi conta di integrare l’IA nello sviluppo delle competenze e della forza lavoro.

“Il processo di integrazione della tecnologia attraversa ormai tutte le aree di un’azienda”, ha commentato Andra Toselli, presidente e ad di PwC Italia. “La necessaria trasformazione del business che ne deriva si può strutturare solo tenendo presenti due componenti fondamentali: persone e tecnologia. I ceo italiani ne sono consapevoli e hanno compreso, più che in altri paesi europei, che devono concentrare i propri sforzi per creare una cultura aziendale sempre più agile e orientata all’innovazione e guardano con favore alle opportunità che derivano dall’integrazione della GenAI nei modelli di business”.

I timori sulla sostenibilità economica

Eppure, si legge ancora nel rapporto di PwC, la carenza di competenze chiave è il principale ostacolo alla sostenibilità economica delle aziende per il 35% dei ceo italiani. La preoccupazione è meno marcata, ma comunque significativa, a livello globale, dove è rilevata dal 23% degli amministratori delegati. Seguono, tra i principali timori per l’anno a venire, la volatilità macroeconomica e lo stesso cambiamento tecnologico.

“Il cambiamento può partire solo dalle persone, e quindi dalla formazione per perfezionare le competenze”, ha commentato Toselli. “Siamo di fronte a una rivoluzione che sta nascendo e crescendo all’interno delle imprese, anche e soprattutto italiane. I risultati della PwC Ceo Survey ci spiegano che le strategie messe in atto dai manager, i processi messi in atto dalle persone, i dispositivi utilizzati e la capacità di cogliere oggi la sfida dell’innovazione sono i pilastri per continuare a essere competitivi sul mercato”.

In generale, se i ceo italiani sono ottimisti sull’impatto della tecnologia – e in particolare dell’intelligenza artificiale -, più della metà dichiara però che, sul percorso attuale, la propria società non sarà più sostenibile dal punto di vista economico entro dieci anni.

L’impatto dell’IA sul lavoro

L’esplosione dell’intelligenza artificiale è accompagnata da tempo dalle discussioni sulla cosiddetta disoccupazione tecnologica, ovvero sul pericolo che l’avvento della tecnologia renda obsoleto il ruolo di molti lavoratori. Secondo i ceo, invece, l’IA generativa non farà diminuire le opportunità: il 45% di quelli italiani e il 42% di quelli globali si aspetta di aumentare il numero dei dipendenti nel 2025, mentre solo il 9% prevede tagli.

La posizione dell’Italia

Ai ceo italiani è stato chiesto anche quanto si percepissero in vantaggio o in svantaggio rispetto ai concorrenti europei sotto diversi aspetti. A eccezione della voce ‘tassazione’, dove comunque la percezione di svantaggio non è maggioritaria, sugli altri fronti i leader italiani si sentono in vantaggio. In particolare, citano la cultura organizzativa flessibile, aperta e orientata al cambiamento (si sente avvantaggiato il 58%), la proattività verso ricerca e innovazione (55%) e l’abilità nel promuovere il marchio aziendale (44%).

Dopo la tassazione, i temi sui quali più ceo vedono uno svantaggio sono la trasformazione digitale all’interno dell’azienda e la capacità di entrare in nuovi mercati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .