Contenuto tratto dal numero di settembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Cuore verde del Lazio settentrionale, terra di borghi, laghi di origine vulcanica, boschi e ville rinascimentali, la provincia di Viterbo è l’esito delle competizioni – a colpi di splendore – tra nobili casate, dai Farnese ai Chigi, fino agli Orsini. Proprio qui ha preso forma uno dei distretti agroindustriali più significativi d’Italia, quello della nocciola. Con oltre 27mila ettari coltivati, una produzione che supera le 40mila tonnellate l’anno e un fatturato di 120 milioni, la Tuscia è la prima area corilicola d’Italia per tonnellaggio (5% della produzione mondiale). In termini quantitativi, quindi, batte il distretto delle Langhe e del Roero, serbatoio della Ferrero, svettante per la coltivazione della Tonda Gentile, varietà tra le più pregiate al mondo.
Da Caprarola – dominata da Palazzo Farnese – a Ronciglione, Vignanello e Sutri, patria della Donazione del 728 d.C. che avviò lo Stato Pontificio. La nocciola è motore economico. A primeggiare è la varietà Tonda Gentile Romana, tutelata dalla Dop Nocciola Romana, da non confondere con la quasi omonima piemontese dall’aroma fine e persistente, adatta alla cioccolateria di alta gamma (si pensi al gianduiotto). Quella viterbese, invece, è materia prima per dolci da forno, creme e granella: una filiera che fa la gioia di golosi e pasticcerie e fa meno bene ai livelli di colesterolo e glicemia.
Il distretto, nel tempo, si è affermato grazie a condizioni pedoclimatiche uniche e a una rete virtuosa di relazioni tra piccoli produttori, cooperative e trasformatori. Per intenderci: suoli ben drenati, inverni miti, estati ventilate, altitudini ideali tra i 300 e i 600 metri. Un terroir riconosciuto già nei primi decenni del Novecento e messo a sistema dagli anni Sessanta, con l’avvento delle prime cooperative e dei consorzi di trasformazione.
Dietro a tutto questo c’è un nome: Mariano Stelliferi, l’uomo a cui Caprarola deve il passaggio da un’economia pastorale e agricola a una centrata sulla coltivazione intensiva della nocciola. Classe 1922, scomparso tre anni fa, iniziò il commercio delle nocciole con un carro trainato da cavalli, in una Caprarola che si andava svuotando per l’emigrazione verso la città. Nel frattempo, la produzione di nocciole nel Viterbese passava da 60mila quintali annui negli anni Sessanta a 200mila negli anni Settanta. Stelliferi seppe cavalcare quell’onda aprendo uno stabilimento di lavorazione e diventando uno dei principali fornitori per industrie come Nestlé-Perugina e Ferrero – che nel 2013 acquisì l’azienda.
Oggi il distretto della nocciola nel Viterbese conta oltre tremila addetti impiegati tra produzione, lavorazione e logistica. Le principali organizzazioni di produttori – Assofrutti, Apronvit, Apnal – aggregano migliaia di aziende familiari che afferiscono alla Aop Nocciola, un marchio di origine e qualità riconosciuto a livello europeo, che garantisce che il prodotto rispetti specifici standard produttivi e provenga da una determinata area geografica.
Tutt’uno col marchio Dop, contribuisce all’identità, alla riconoscibilità e al potere negoziale di un comparto che, altrimenti, rischia di restare un’eccellenza silenziosa. La nocciola della Tuscia è apprezzata per il suo gusto intenso, la tostabilità e l’elevata resa. Diverse aziende dolciarie internazionali, tra cui colossi come Ferrero, hanno stabilito rapporti pluriennali con i produttori locali.
L’equilibrio, però, è delicato: l’industria chiede quantità, ma il territorio difende la qualità. Da qui l’esigenza di una regia che tenga insieme le due esigenze. In questa direzione è nato il concetto di distretto sostenibile della nocciola, promosso da Coldiretti Viterbo. L’obiettivo? Fare della corilicoltura un ponte fra salute, turismo, paesaggio e occupazione giovanile. Alcune aziende hanno ottenuto certificazioni per garantire la tracciabilità completa della filiera. Altre si stanno specializzando in pratiche di agricoltura rigenerativa e agroforestazione.
A supportare la transizione digitale è nato il progetto InfoNut, sviluppato da Assofrutti insiema al Crea. Si tratta di un sistema informativo territoriale che integra mappe Gis, sensori meteo, app per il monitoraggio delle colture. Un’innovazione silenziosa, ma dirompente.
Il distretto deve però affrontare anche altre criticità. Il cambiamento climatico sta alterando i cicli fenologici e aumentando la pressione di parassiti, come la cimice asiatica. I prezzi subiscono forti oscillazioni legate all’offerta globale, soprattutto dalla Turchia, che da sola rappresenta oltre il 70% della produzione mondiale. E poi c’è il nodo della rappresentanza: la filiera è ancora frammentata, e l’aggregazione fatica a raggiungere una massa critica in grado di influenzare le politiche agricole e commerciali su scala nazionale.
La filiera corilicola della Tuscia comprende vivaisti specializzati, aziende agricole e biologiche, cooperative di trasformazione certificate, associazioni di categoria, distributori all’ingrosso e produttori artigianali. Tra le organizzazioni di punta spicca Assofrutti, la principale realtà dei produttori di nocciole nel Lazio, con sede a Caprarola. Rappresenta oltre 1.200 aziende agricole e coordina una filiera integrata dalla raccolta alla trasformazione, giocando un ruolo cruciale nella valorizzazione della Tonda Gentile Romana Dop, sia sul mercato nazionale che su quello internazionale.
Nel settore della trasformazione, si distingue La Stelliferi & Viconuts, fondata nel 2018 dalle famiglie Stelliferi e con sede a Ronciglione. L’azienda serve principalmente l’industria dolciaria ed è cresciuta acquisendo, nel 2024, la piemontese Barbero Nocciole, dando vita a Barbero, in partnership con Corifrut, entrata come socio minoritario.
Coopernocciole, fondata nel 1968 a Capranica, ha circa 400 soci, una superficie coltivata di duemila ettari, di cui 1.200 in produzione, e dispone di uno stabilimento di 30mila metri quadrati. Nel 2023 ha rafforzato la sua filiera diventando socio di Stelliferi & Viconuts e di Loacker.
Tra le aziende locali più rappresentative della trasformazione, Cimina Dolciaria opera dalla raccolta delle nocciole Tonda Gentile Romana fino alla produzione di creme spalmabili, praline, cioccolatini ricoperti, uova di Pasqua e bomboniere. Viterdolce, attiva dal 1979, distribuisce prodotti dolciari e salati artigianali, come tozzetti, brutti ma buoni, baci di dama e altre specialità a base di nocciole, diffuse nei canali retail e horeca locali.
Questo articolo è stato notarizzato in blockchain da Notarify.