
Il 2026 sarà un anno spartiacque per la fiscalità digitale italiana. Con l’entrata in vigore delle novità introdotte dal Decreto legislativo 1/2024 (art. 24), che per la prima volta apre ufficialmente la strada a soluzioni completamente software per la gestione dei corrispettivi, il Paese compie un passo decisivo verso la modernizzazione dei processi fiscali. Una trasformazione resa ancora più significativa dall’obbligo, previsto dalla Legge di Bilancio 2025, di integrazione tra terminali POS e registratori telematici a partire dal 1° gennaio 2026: un’accelerazione che spinge verso una trasmissione dei dati sempre più automatica e nativamente digitale.
Con il Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate (Prot. n. 111204/2025 del 7 marzo 2025) sono state definite le regole tecniche che consentono agli operatori, sempre dal 1° gennaio 2026, di scegliere soluzioni software certificate in alternativa agli hardware tradizionali. Una scelta che rappresenta il cuore della svolta: per la prima volta gli scontrini possono essere emessi e gestiti in cloud, senza dispositivi fisici dedicati.
Ed è in questo scenario che si colloca l’Osservatorio Cloud e Corrispettivi di fiskaly – tech company europea specializzata nella fiscalizzazione in cloud – realizzato con Format Research e basato su 500 interviste tra provider di soluzioni per il punto cassa e imprese dei settori retail, turismo e servizi alla persona. La fotografia che emerge è quella di un mercato in transizione, in cui l’interesse verso il cloud cresce, ma gli ostacoli all’adozione restano significativi.
Secondo i dati dell’Osservatorio, sette aziende su dieci stanno investendo o intendono investire nel breve periodo in soluzioni cloud per la fiscalizzazione. Il 60,5% riconosce il cloud come un alleato strategico per efficienza e conformità. Eppure, la maturità del mercato rimane sorprendentemente bassa.
Solo il 30% delle imprese risulta adeguatamente informato sulla nuova normativa e appena il 7% conosce bene le alternative cloud ai tradizionali registratori di cassa. Nonostante il quadro normativo sia ormai definito, il 91% utilizza ancora esclusivamente registratori telematici fisici. Anche sul fronte dell’offerta, la situazione non cambia molto: solo un provider su quattro propone soluzioni completamente cloud-based.
“L’approvazione del Decreto legislativo 1/2024 art. 24 ha segnato un punto di svolta per l’ecosistema del retail e dei pagamenti in Italia”, commenta Silvio Agresti, country manager Italia di fiskaly. “Per la prima volta è stata aperta ufficialmente la porta a soluzioni interamente software per l’emissione degli scontrini, dopo decenni di dipendenza da hardware dedicato. Le imprese riconoscono il potenziale, ma sono frenate da percezione di costi e complessità e da una scarsa consapevolezza degli obblighi. Fiskaly si propone come partner tecnologico per trasformare la fiscalizzazione cloud da obbligo a leva di efficienza e competitività”.
Le criticità informative sono doppie. Sul piano normativo, due imprese su tre (66,7%) dichiarano di essere poco o per nulla informate sull’obbligo di collegamento tra POS e registratore telematico previsto dal 2026. Meglio performano le aziende medie e grandi del retail e turismo, soprattutto nel Nord Ovest e nel Centro Italia, più pronte sul piano regolatorio e tecnologico.
Sul versante tecnico, il quadro non migliora: il 69,9% delle aziende afferma di essere poco o per nulla informato sulla possibilità di trasmettere i corrispettivi tramite software, abbandonando il registratore fisico. Solo il 30,1% si sente in grado di orientarsi tra le soluzioni disponibili.
Il risultato è un rallentamento della trasformazione digitale: appena il 12,9% delle imprese si considera completamente digitalizzato, mentre oltre il 63% utilizza strumenti digitali solo in modo parziale.
Tra le principali barriere segnalate dalle aziende figurano:
costi percepiti elevati (83,1%)
complessità del cambiamento (76,1%)
carenza di competenze interne (74,3%)
scarsa chiarezza normativa (71,6%)
Una percezione spesso lontana dalla realtà: le soluzioni cloud permettono infatti un risparmio fino al 50% rispetto ai sistemi hardware tradizionali. Ma la distanza informativa rallenta la diffusione di modelli più efficienti e scalabili.
Nonostante ciò, i vantaggi risultano chiari: il 59,4% delle imprese indica nella velocità e automazione il principale beneficio, mentre oltre il 60% ne apprezza l’impatto sull’integrazione dei sistemi e sull’efficienza operativa.
Sul fronte dei provider, il mercato appare diviso. Solo il 26,7% offre soluzioni cloud complete e la quota scende al 20%considerando specificamente la parte fiscale. Tra chi ha adottato il cloud, i vantaggi sono evidenti: aggiornamenti automatici (84,6%), minore manutenzione hardware (76,9%) e costi di implementazione ridotti (46,2%).
Le barriere? Costi percepiti elevati (43,3%), connettività (36,7%) e resistenza al cambiamento (30%). Anche per i provider la normativa appare migliorabile: solo il 21,7% la ritiene adeguata. Per accelerare, indicano tre leve chiave: incentivi, formazione dei clienti e maggiore chiarezza regolatoria. Nonostante le difficoltà, quasi un terzo ha già investito nel cloud per la trasmissione dei corrispettivi e un altro 10% pianifica di farlo.
In un mercato interessato ma frenato, emerge la necessità di strumenti capaci non solo di digitalizzare, ma di rendere semplice e immediata la transizione. È in questo contesto che fiskaly introduce Sign It, la propria soluzione di fiscalizzazione in cloud.
Sign It consente di rendere qualsiasi dispositivo o software conforme all’emissione degli scontrini, eliminando la dipendenza dai registratori di cassa fisici. L’architettura API-first permette un’integrazione rapida con i software già in uso, automatizzando l’intero processo e riducendo costi e complessità.
Per i provider rappresenta un modulo fiscale scalabile e sempre aggiornato. Per le fintech un modo per integrare incasso, rendicontazione e fiscalizzazione in un’unica interfaccia. Per retailer, ristoratori e catene multinegozio significa centralizzare i dati, accedervi in tempo reale, uniformare i flussi contabili e operare senza vincoli hardware, utilizzando strumenti già disponibili come tablet, smartphone o gestionali esistenti.
Un approccio che abilita anche attività stagionali o itineranti e che risponde a una delle esigenze più chiare emerse dall’Osservatorio: trasformare la fiscalizzazione cloud da complessità percepita a opportunità concreta.
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