
Quota 115. Un numero che, da solo, racconta molto del business travel in Italia: ottobre 2025 è stato il miglior mese degli ultimi cinque anni. Un picco che certifica non solo la ripresa, ma una trasformazione strutturale del settore. Meno inerzia, più strategia.
Il dato emerge dal Business Travel Trend di Uvet e va letto come qualcosa di più profondo di una buona performance mensile. Il Btt a quota 115 non fotografa un rimbalzo episodico, ma il punto di arrivo – e insieme di ripartenza – di un comparto che ha ripensato sé stesso dopo anni di shock esogeni: pandemia, crisi geopolitiche, inflazione, tensioni sulle catene di fornitura e sull’energia.
Oggi il business travel torna a crescere perché è cambiato. È diventato più selettivo, più misurabile, più integrato nelle strategie aziendali. Le imprese viaggiano meno “per abitudine” e molto di più “per obiettivo”: incontrare clienti, presidiare mercati, rafforzare relazioni, attrarre talenti.
I numeri lo confermano. Il valore globale dei viaggi d’affari cresce non solo nel confronto mensile – ottobre segna un balzo netto rispetto a settembre e allo stesso mese del 2024 – ma anche su base annua: nei primi dieci mesi del 2025 il Travel Value supera quello del 2024, attestandosi a quota 105. Anche il numero di transazioni mostra un recupero significativo, tornando su livelli comparabili a quelli pre-pandemici più maturi, come il 2023, e lasciandosi alle spalle il forte rallentamento del 2024. La spesa media, pur in calo su base annua, segnala una dinamica di riequilibrio: meno viaggi superflui, più attenzione al valore complessivo dell’esperienza.
Dentro questi dati c’è un cambiamento culturale. Il viaggio d’affari non è più solo una voce di costo da comprimere, ma uno strumento di competitività. Serve per stare sul mercato, per essere presenti dove si prendono decisioni, per costruire fiducia. E soprattutto serve a un’economia come quella italiana, fatta di relazioni, distretti, filiere e medie imprese fortemente internazionalizzate.
In questo contesto, il ruolo degli operatori specializzati diventa centrale. Uvet American Express Global Business Travel interpreta il momento come un passaggio di fase: dalla gestione operativa alla visione strategica. “Le strategie sono nella formazione delle persone che abbiamo, nel formare i giovani del futuro e soprattutto nell’integrare sempre in maniera digitale i nostri sistemi, che mettono in connessione clienti e fornitori”, spiega Luca Patanè, presidente di Uvet American Express Global Business Travel, intervistato da Forbes Italia al BizTravel Forum 2025.
Il tema della formazione non è accessorio: in un settore che cambia rapidamente, le competenze – tecnologiche, consulenziali, relazionali – diventano il vero fattore distintivo. La digitalizzazione è l’altro asse portante. Non come fine, ma come infrastruttura. Sistemi integrati, dati in tempo reale, piattaforme capaci di dialogare con clienti e partner consentono alle aziende di governare il viaggio, non di subirlo. “È importante per noi dare una visione di quello che possiamo fare per le aziende: in maniera innovativa, veloce e sostenibile. Questa è la strategia del gruppo nel business travel”, sottolinea Patanè. Innovazione, velocità e sostenibilità diventano così un trinomio inscindibile: senza tecnologia non c’è velocità, senza velocità non c’è competitività, senza sostenibilità non c’è futuro.
L’analisi dei singoli comparti racconta una crescita diffusa ma non omogenea. Il trasporto aereo è il motore principale del valore, con un Btt a 117 nel mese di ottobre. Colpisce soprattutto il dato dei voli nazionali, che raggiungono quota 129: un segnale forte della vitalità del mercato interno e della necessità di presidiare il territorio. Crescono anche i voli intercontinentali, a testimonianza della ritrovata centralità dei rapporti con i mercati extraeuropei, mentre l’Europa mantiene un andamento più prudente, risentendo maggiormente delle tensioni geopolitiche.
Il rail consolida il suo ruolo strategico, con una crescita solida del Travel Value e delle transazioni. È il segmento che più intercetta le esigenze di sostenibilità e di efficienza, soprattutto sulle medie distanze, e che si integra sempre meglio con le politiche di mobilità aziendale. L’hotellerie registra un aumento del valore e della spesa media, segno che il business travel cerca qualità, servizi e flessibilità. I noleggi auto, invece, mostrano una dinamica più complessa: diminuiscono le transazioni, ma cresce la spesa media, anche a causa del rinnovamento delle flotte e dell’introduzione massiccia di veicoli elettrici, che alzano il valore unitario ma rispondono a nuove esigenze ambientali e normative.
Tutto questo avviene in un contesto internazionale tutt’altro che stabile. Le crisi in Medio Oriente e il conflitto tra Russia e Ucraina continuano a incidere sulle tariffe, in particolare nel trasporto aereo, dove le deviazioni obbligate delle rotte aumentano tempi e consumi. La pressione sui costi resta elevata, ma il settore dimostra una notevole capacità di assorbimento. I dati di ottobre fanno prevedere un quarto trimestre positivo e una chiusura d’anno in crescita, segno che il business travel italiano ha imparato a convivere con l’incertezza.
La fotografia del business travel si inserisce in un quadro più ampio, quello del turismo come asset strategico nazionale. «I dati del turismo anche per il 2025 sono con un segno più davanti – afferma Daniela Santanchè, ministra del Turismo, intervistata da Forbes Italia al BizTravel Forum. “Siamo la seconda destinazione turistica in Europa dopo la Spagna, abbiamo superato la Francia e siamo quinti nel mondo. E siamo secondi al mondo per il turismo congressuale, subito dopo gli Stati Uniti”. Un primato che rafforza il legame tra turismo e business travel, soprattutto nel segmento Mice, dove l’Italia gioca un ruolo sempre più rilevante.
“Noi vogliamo che l’Italia sia tutta turistica. Siamo il Paese degli 8mila campanili”, spiega Santanchè. Il tema dell’undertourism diventa centrale: migliaia di borghi e aree interne producono eccellenze, ma restano ai margini dei flussi. Abbiamo 5.600 borghi che producono il 95% della nostra eccellenza enogastronomica ma contribuiscono solo per lo 0,3% al Pil, mentre il turismo pesa per il 13%. Qui c’è un enorme potenziale da sviluppare”. Da qui gli investimenti pubblici: risorse per i piccoli comuni, per le isole minori, per campagne di comunicazione che raccontino un’Italia meno visibile ma non meno attrattiva.
La destagionalizzazione è l’altro grande obiettivo, con effetti diretti anche sul business travel. “Stiamo già vedendo crescere mesi come maggio, giugno, settembre e ottobre”, sottolinea la ministra. Destagionalizzare significa allungare la vita economica delle destinazioni, ma anche stabilizzare l’occupazione e rendere il sistema più resiliente. Ed è proprio in questi mesi “di mezzo” che il business travel può giocare un ruolo decisivo, alimentando flussi costanti e qualificati.
Il titolo del BizTravel Forum 2025, “Oltre lo stallo – Squarci di luce”, sintetizza perfettamente questo momento. I numeri indicano una direzione chiara, le strategie tracciano il percorso. Il business travel non è tornato indietro: è andato avanti. Più digitale, più sostenibile, più strategico. E oggi, per l’Italia, rappresenta una leva concreta di competitività internazionale. Non solo per chi viaggia. Ma per tutto il sistema Paese.
On. Daniela Santanchè, ministra del Turismo
Luca Patané, Presidente di Uvet American Express Global Business Travel e del Gruppo Uvet
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