Cultura

“Non omologatevi agli stereotipi”: la lezione della studentessa che ha vinto per la seconda volta le Olimpiadi di Economia e Finanza

Una delle iniziative che mi hanno appassionato di più tra quelle realizzate in questi tre anni di lavoro del Comitato Edufin sono state le Olimpiadi di Economia e Finanza che, come dice il nome, sono grandi sfide con cui si confrontano i giovani. I risultati sono stati straordinari e parlano del grande potere della scuola di trasformare gli studenti di tutta Italia, da Nord a Sud, dalle scuole delle grandi città alle scuole della periferia, dai licei agli istituti tecnici e professionali, in campioni.

E quest’anno abbiamo avuto un risultato inatteso: una studentessa ha vinto per la seconda volta le Olimpiadi, sovvertendo le statistiche nazionali secondo cui le ragazze sanno meno di finanza dei ragazzi. Mi hanno colpito le sue parole e voglio citare qui un passaggio della intervista che le abbiamo fatto: “Molte volte ho pensato di non essere all’altezza delle aspettative e di non potercela fare; per questo, quando son riuscita a vincere ho anche acquisito molta più fiducia in me stessa e nelle mie capacità”. Questa studentessa ha mostrato tanta umiltà, ma anche la sua insicurezza. Eppure a parlare è una campionessa che ha vinto le Olimpiadi non una ma due volte! Le parole della studentessa sono una testimonianza importante perché confermano quello che i dati mi hanno sempre mostrato: esiste una profonda differenza di genere nelle conoscenze finanziarie.

Quando misuriamo la conoscenza finanziaria, guardando a quanto le persone conoscono dei concetti base della finanza, riscontriamo che le donne sanno meno degli uomini. Ma i punteggi più bassi delle donne vanno analizzati più a fondo, perché ci raccontano qualcosa in più. Le donne, infatti, scelgono più spesso degli uomini di non rispondere affatto, optando per un “non lo so”. E questa ‘non risposta’ accomuna le donne di tutti i Paesi. Ho disegnato delle domande semplici di conoscenza finanziaria e ho rivolto queste domande a donne in tutto il mondo. La risposta è stata straordinariamente sempre la stessa: che si pongano queste domande negli Stati Uniti, in Italia, in Brasile o in Australia, le donne rispondono allo stesso modo; dicono di ‘non sapere’.

Dopo anni di analisi, abbiamo capito che quelle risposte non indicano solo una mancanza di conoscenza, ma anche di fiducia nelle proprio conoscenze. È il tema di cui tratto insieme ad altri studiosi in un nuovo lavoro di ricerca reso pubblico proprio l’8 marzo, la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. Come lo abbiamo capito? Con un trucco. Abbiamo tolto nelle risposte l’opzione di scelta “non lo so”. Il risultato? Poste di fronte alla scelta obbligata di dover dare una risposta, le donne hanno dato per lo più la risposta giusta. Tuttavia, e anche quando si trattava di temi relativamente semplici, le donne hanno dichiarato di non essere sicure che fosse la risposta giusta. Essere cauti è utile, ma una eccessiva cautela ha effetti indesiderati. Lo studio mette anche in evidenza che questa cautela porta le donne a non investire nei mercati finanziari e, in particolare, in Borsa.

Ci sono voluti tanti anni per completare questo lavoro che ha dimostrato quello che in realtà riscontriamo così spesso tra le persone intorno a noi, tra i giovani, tra amici e colleghi, e anche famigliari. Non sempre i dati ci danno risultati così in linea con la nostra esperienza. In questo caso è stato utile non solo evidenziare questo fenomeno, ma riuscire a misurarlo: oggi siamo in grado di stabilire quanto conta la fiducia nelle nostre conoscenze finanziarie (per dirlo con un numero, conta un terzo!). Altri studi su dati più recenti e raccolti durante la pandemia ci hanno fatto capire che la conoscenza è un’arma e uno scudo. Da una parte, ci aiuta a farci largo tra le tante e a volte complesse decisioni finanziarie, dall’altra ci aiuta a districarci tra le complessità degli attuali strumenti finanziari. Ed è anche uno scudo per proteggerci da eventi imprevisti, ad esempio dai colpi della crisi, o da chi voleva ingannarci con promesse di facili guadagni.

Anni fa, è stata messa una statua di una bambina di fronte all’immagine del toro infuriato che rappresenta la Borsa di New York. Oggi la bambina è di fronte all’edificio della Borsa di New York e lo guarda con un atteggiamento di sfida, così come aveva guardato il toro. Quella statua è stata intitolata “bambina senza paura” (in inglese fearless girl, ndr). Posso dire che abbiamo provato adesso, con i dati e tanti calcoli matematici, che quell’immagine ci serve e che dobbiamo dire a tutte le bambine del mondo di non avere paura. E la speranza è che la bambina senza paura cresca e diventi una donna senza paura, inclusa la paura di investire o di prendere decisioni finanziarie.

Ho tre messaggi per le donne e gli uomini che leggeranno questo articolo: 1) La cautela è utile, ma non deve essere eccessiva, insomma non dobbiamo avere paura, incluso avere paura di investire in titoli azionari; 2) Dobbiamo prenderci cura dei nostri soldi e della nostra indipendenza finanziaria; 3) Dobbiamo insegnare la finanza ai nostri figli e, in particolare, alle nostre figlie. Per l’ultimo messaggio, voglio riportare l’augurio a tutte le donne scritto dalla giovanissima vincitrice delle Olimpiadi di Economia e finanza: “Vorrei incitare tutte le ragazze e tutte le donne a non omologarsi agli stereotipi oramai radicati nella nostra società e a non arrendersi al “non so”, perché questa è solo una credenza: non sapere non vuol dire non poter capire. Io stessa sono nata donna, in un piccolo paesino del Sud Italia, e vado fiera delle mie origini, di chi sono e delle cose che sto riuscendo a conseguire. Cercate sempre di superare voi stesse e non siate mai soddisfatte, ma sempre affamate di conoscenza ed esperienza”.

* Annamaria Lusardi è professore di Economia e contabilità alla George Washington School of Business e direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

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