Articolo pubblicato su numero di giugno di Forbes Italia
Siamo a Zugo, Svizzera, in quella che viene ormai chiamata la Cryptovalley. Un territorio fisico che corrisponde a un ecosistema normativo, fiscale e d’innovazione capace di attirare decine di nuove iniziative nel settore della blockchain e delle cryptovalute. Numerosi team da tutto il mondo si sono stabiliti a Zugo. Non foss’altro per una tassazione molto friendly applicata verso questo tipo di attività, ma soprattutto per l’elevato grado di fiducia che il bollino di qualità svizzero conferisce. Un bene, quello della fiducia, che è particolarmente importante quando si opera in un mondo complesso. Così anche qui è accaduto quanto già si era visto nella Silicon Valley americana a partire dagli anni ’70: hanno aperto le aziende, i fondi di investimento hanno messo il capitale e sono nate agenzie specializzate nell’aiutare le aziende della blockchain a sviluppare la propria strategia di marketing.
La tipologia di aziende presenti è numerosa, almeno quanto lo sono le possibili applicazioni della catena dei blocchi. Una di queste è collegata al mondo legale. In tale ambito, un team di fondatori di origine italiana ha dato vita a Jur, un sistema di risoluzione dispute su blockchain con una infrastruttura di creazione di contratti (smart legal agreement). Si tratta di un progetto internazionale a cavallo tra Zugo e Singapore, con un team composto da persone provenienti da tre continenti e con l’obiettivo di portare innovazione ad alto impatto nell’economia reale. Oggi fare contratti, creare rapporti di business è costoso e, in caso di dispute, costi e tempi sono generalmente alti. L’idea è quella di portare queste complessità nella blockchain e risolverle tramite un modello differente.
L’originalità della soluzione patent pending è di utilizzare la catena dei blocchi non come sistema di transazione finanziaria (come nel caso del bitcoin), ma come sistema di voto tra professionisti, secondo una logica di incentivi e disincentivi economici in grado di portare a decisioni eque. Creata dalla fusione di conoscenze tra un avvocato con precedenti esperienze nella legal technology, Alessandro Palombo, e un esperto di blockchain, Giotto de Filippi, con alle spalle una partecipazione come advisor in numerosi progetti di successo legati alla catena dei blocchi, Jur può essere definito un online dispute resolution decentralizzato, con app legali al di sopra, che si presta a diversi casi d’uso.
Il progetto nasce da una intuizione. I cosiddetti smart contract sono costituiti da codice informatico e in moltissimi casi non sono in grado di prendere in esame le innumerevoli complessità del mondo reale. Come può, ad esempio, un algoritmo valutare se un’attività di copywriting (redazione di un articolo) è stata fatta bene o male? Per integrare tali mancanze la blockchain utilizza delle fonti esterne chiamate oracoli. L’idea è stata quella di creare un oracolo decentralizzato per consentire nel lungo termine di integrare gli smart contract con un avanzato sistema di risoluzione delle dispute. Jur è nella sostanza una piattaforma che permette la risoluzione delle controversie legate a contratti e smart contract, velocemente e a costo zero, attraverso l’utilizzo della catena dei blocchi.
Viene quindi automatizzato un processo usualmente destinato a prevedere il ricorso alle vie legali o all’arbitrato, sistemi che non sempre garantiscono un giudizio rapido e sicuro e che soprattutto impongono costi rilevanti. La piattaforma Jur permette invece la distribuzione del potere tra chi la utilizza, mettendo a disposizione un sistema online di risoluzione delle controversie basato sulla teoria dei giochi. “Per spiegarlo in maniera semplice”, chiarisce Palombo, “è come Paypal, ma a costo zero, con i contratti legalmente vincolanti a monte. Jur è come Apple store e i singoli smart legal agreement equivalgono a delle app”, esemplifica ancora Palombo. “Ciascuno potrà attivare uno smart legal agreement, in ogni Paese, pagare e avere azzerati costi e tempi per risolvere eventuali problematiche”.
Oltre all’impatto diretto di Jur nella risoluzione delle controversie, ne esiste anche uno indiretto, che andrà a incidere sull’intera industria. Perché secondo Palombo è verosimile che lo stesso sistema possa essere applicato anche per molte transazioni più piccole di tante aziende, in maniera semplice. I primi passi saranno diretti alla creazione di servizi destinati alle comunità di utilizzatori di criptovalute, con applicazioni su misura. Successivamente Jur passerà ad occuparsi di contratti nel settore digital e piattaforme o marketplace digitali.
La visione è quella di creare un ecosistema di nuovo tipo, che nel lungo termine vada a risolvere il problema degli smart contract su blockchain. Ciò non significa però che con smart legal agreement e smart contract gli avvocati spariranno. “È un mondo che evolve e per alcune materie cambierà molto meno del previsto”, spiega Palombo. “Per i contratti, ci saranno delle rivoluzioni importanti. Per come la vediamo in Jur, però, anche per questo aspetto, gli studi legali non ci perdono. Anzi, per loro è un’opportunità. Potranno creare smart legal agreement e venderli sul nostro marketplace, fungendo da oracoli nella risoluzione delle dispute”.
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