“Ho sempre voluto essere il capo di me stesso”, ha detto Sam Goi in un’intervista al Financial Times. La linea che separa la consapevolezza delle proprie possibilità dall’arroganza può essere molto sottile. Ma Goi è tra coloro che, consapevoli di quel che possono fare, hanno ottenuto risultati eccezionali. Oggi il suo soprannome di “re dei popiah”, curioso agli occhi del mondo occidentale, gli consente di guardare tutti i concorrenti dall’alto in basso, forte di un patrimonio personale stimato da Forbes in circa 1,7 miliardi di dollari.
Ma cosa sono i “popiah” che hanno permesso a Goi di non essere dipendente di nessuno? Si tratta dei sottili involucri esterni degli involtini primavera, piatto orientale che nel corso degli anni anche il resto del mondo ha imparato ad apprezzare. Sam Goi è diventato il riferimento del settore, pur partendo da esperienze lavorative e di vita molto lontane rispetto al comparto alimentare.
La fuga dalla Cina
Goi, spiega tra gli altri Empirics Asia, lascia la sua città natale, Fuqing, nella provincia cinese del Fujian, all’età di sei anni. Va così a Singapore alla ricerca di una vita migliore. La fuga avviene a bordo di una piccola imbarcazione, per la situazione instabile che si era creata nella regione. Il padre di Sam è un contadino e, come spiega Forbes, avvia un negozio di alimentari nella nuova destinazione. La situazione però non è delle migliori e, come racconta lo stesso Sam al Financial Times, i suoi studi devono essere messi in secondo piano: “Ho iniziato a lavorare quando ero molto giovane. Ho lasciato la scuola per aiutare l’azienda di famiglia”.
L’osservazione del padre, piccolo imprenditore e uomo d’affari, suscita nel figlio Sam un senso di emulazione. “Nel 1969 ho preso in prestito da lui dei soldi come capitale iniziale per la mia attività di ingegneria meccanica ed elettrica. In tre anni, questa azienda è cresciuta da due dipendenti a più di 200”, ricorda Goi. La positiva esperienza con la sua prima attività convince ancora di più il giovane delle proprie capacità. Quando gli si presenta l’occasione di rilevare un’azienda in difficoltà per cercare di rilanciarla, così, non si tira indietro, anche se il settore, l’alimentare, è molto diverso.
La fortuna di Sam Goi
Forbes ricostruisce che, con un altro prestito da 450mila dollari, in parte ottenuti ancora dal padre e in parte da una banca, Goi diventa proprietario della Tee Yih Jia nel 1977. Appena tre anni dopo, nel 1980, l’imprenditore progetta il primo sistema automatizzato al mondo per la produzione degli involucri, simili a piccole crepes, per gli involtini primavera.
“Ho sfruttato la mia formazione ingegneristica”, spiega ancora Sam Goi al Financial Times. “Ho avuto tecnici dall’Europa e dal Giappone per sviluppare le macchine. Ci sono state lunghe ore di prove e nuovi processi. La fabbrica è diventata la mia casa per mesi”. L’automazione cambia tutto all’interno della Tee Yih Jia, perché la produzione arriva a numeri fino a quel momento impensabili.
L’imprenditore però non dimentica le proprie origini. Così, racconta Forbes, a metà degli anni ’80, tornato nella sua città natale nel Fujian, costruisce la sua prima fabbrica in Cina. Aggiunge in seguito una struttura per alimenti surgelati, una fabbrica di birra e un’acetaia in altre province. Oggi, si legge sul sito ufficiale dell’azienda, la Tee Yih Jia Food Manufacturing è un produttore leader di alimenti surgelati a Singapore, che esporta oltre il 90% della produzione in Europa, Nord America, Sud Africa, Medio Oriente e Asia Pacifica, per un totale di oltre 80 paesi in tutto il mondo.
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