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Rupert Murdoch 2.0: come Elon Musk potrà usare Twitter per plasmare l’opinione pubblica

Come altri magnati dell’informazione del passato, ora la persona più ricca al mondo, grazie a Twitter, possiede un megafono personale. E la piattaforma potrebbe rivelarsi ancora più potente delle testate giornalistiche tradizionali nell’influenzare l’opinione pubblica.

Elon Musk come Rupert Murdoch

Da quando esistono i mezzi di comunicazione di massa, i ricchi hanno cercato di utilizzarli per influenzare l’opinione pubblica secondo i propri interessi. All’epoca del pamphleting, Thomas Jefferson finanziò segretamente numerosi scrittori per screditare personaggi come Alexander Hamilton e John Adams. Nell’era dei quotidiani, William Randolph Hearst si vantava di essere il responsabile della guerra ispano-americana. In quella delle reti di informazione via cavo, Rupert Murdoch ha utilizzato la Fox per rimodellare la politica conservatrice in tutto il mondo. E con l’acquisizione di Twitter per 44 miliardi di dollari, Elon Musk potrebbe presto unirsi a questa schiera.

Musk è stato un importante utente di Twitter per oltre un decennio, utilizzando la piattaforma per pubblicizzare i veicoli elettrici di Tesla e i razzi di SpaceX, per attaccare i critici e persino un presidente, costruendo una massiccia cassa di risonanza tra i suoi adepti. Ora è il proprietario. E influenzare l’opinione pubblica “è quello che Musk sa fare meglio. È la sua specialità”, dichiara l’analista (e proprietario di una Tesla) Michael Dunne, la cui società di consulenza ZoZo Go collabora con produttori di auto e componenti. “Forse sta pensando: ‘Sono sempre stato bravo in questo. Ora che possiedo la mia piattaforma, dove posso arrivare?’”.

L’acquisizione di Twitter da parte di Musk è, per certi versi, la logica estensione del suo desiderio di assumere il controllo della sua immagine e di contrastare i suoi critici. Ma analisti ed esperti avvertono che il controllo di un potente mezzo di comunicazione nelle mani di una sola persona potrebbe avere ripercussioni significative e indesiderate.

Elon Musk contro “i santerellini dei grandi media”

Agli albori di Tesla e SpaceX, Musk aveva cercato di attirare l’attenzione dei media ed era stato ricompensato con numerosi articoli su riviste e giornali, interviste televisive e libri che hanno contribuito a costruire la sua figura di imprenditore di grande spessore nel campo della tecnologia pulita e aerospaziale. Tuttavia, negli ultimi anni è cresciuta la sua insoddisfazione nei confronti della stampa, in particolare quella riguardante Tesla, da lui definita parziale o imprecisa. La frase “Vorrei morire su Marte. Ma non nell’impatto” è diventata “L’ipocrisia da santerellini dei grandi media che rivendicano di dire la verità, ma pubblicano solo quanto basta per edulcorare le bugie e per questo motivo non sono più rispettati dal pubblico”.

Con il passare del tempo, Musk si è reso conto che Twitter poteva essere uno strumento gratuito per pubblicizzare le Tesla, per raccogliere milioni di dollari per la sua Boring Co. che vende cappelli e lanciafiamme, o per promuovere SpaceX con video ipnotici di doppi atterraggi di razzi. Ha anche utilizzato regolarmente la piattaforma per attaccare le notizie su Tesla che non gli piacevano, bloccare i giornalisti dei principali media e cimentarsi in una politica estera indipendente. Tutto questo ha fatto crescere la sua base di seguaci nel corso degli anni: ora vanta oltre 113 milioni di follower. Da tempo utilizza Twitter per promuovere la colonizzazione di Marte (con i razzi di SpaceX) e il possesso della piattaforma potrebbe dare un’ulteriore spinta al suo progetto di trasformare l’umanità in una specie interplanetaria.

La pagina Twitter di Elon Musk è già diventata, di fatto, l’ufficio di pubbliche relazioni di Tesla – pare che l’azienda abbia licenziato il team di comunicazione all’inizio del 2020 – e i portavoce di SpaceX indirizzano abitualmente i giornalisti ai tweet di Musk invece di rilasciare dichiarazioni dirette. Il fatto di possedere Twitter amplificherà di certo gli istinti autopromozionali del miliardario. Ma i sostenitori della libertà di stampa e di parola non si chiedono tanto se Musk trasformerà Twitter nello strumento di comunicazione delle sue aziende di auto elettriche, batterie, razzi, tunnel e impianti cerebrali, quanto piuttosto se lo userà per mettere a tacere le voci o i punti di vista con cui non è d’accordo e dare risalto alle opinioni a lui favorevoli.

“Una minaccia per i valori della democrazia”

Twitter può costituire “una minaccia significativa per i valori della democrazia se un soggetto privato ha il potere di decidere quali idee vengono ascoltate, quali persone possono intervenire e quali idee vengono prese in considerazione”, afferma Jameel Jaffer, direttore esecutivo del Knight First Amendment Institute della Columbia University. “Si tratta di un potere enorme per un’azienda privata”.

Tutto questo fa eco alle preoccupazioni espresse dall’American Civil Liberties Union (Aclu) in aprile, quando Musk aveva raggiunto un accordo per acquistare Twitter e toglierla dalla Borsa. “Dovrebbe preoccuparci il fatto che un personaggio potente, sia esso un governo o una qualsiasi persona fisica benestante – fosse anche un membro dell’Aclu – detenga un controllo così ampio sui confini del nostro discorso politico online”, ha dichiarato Anthony Romero, direttore esecutivo dell’Aclu.

Secondo un sondaggio del Pew Research Center, la base utenti di Twitter è di meno di 250 milioni di account attivi, cioè meno della metà dei 700 milioni di utenti di Instagram o degli oltre due miliardi di utenti di Facebook, e soltanto un quarto degli americani lo utilizza. Ma in questo numero sono compresi politici, media di tutto il mondo, opinionisti di spicco e celebrità, che lo hanno trasformato in una fonte preminente di informazione per l’opinione pubblica.

Estremismo e disinformazione

Sia Jaffer che Emma Llanso, direttrice del Free Expression Project presso il Center for Democracy and Technology, affermano di essere curiosi di vedere come Musk modificherà il sistema di moderazione dei contenuti di Twitter, come gestirà i casi di molestie e come farà rispettare le nuove regole. La loro fondata preoccupazione è che il sito diventi più tollerante nei confronti di punti di vista estremisti, della disinformazione, del razzismo, dei contenuti offensivi e degli atteggiamenti di intolleranza.

“Già prima che Musk acquistasse la società, gli algoritmi di Twitter sembravano concedere molto spazio a ciò che aveva da dire. Forse potrà utilizzare la piattaforma per innalzare ulteriormente la propria immagine”, ha dichiarato Llanso. “Sono consapevole del potenziale effetto collaterale che un servizio come Twitter potrebbe avere. Può davvero influenzare in modo più ampio quali sono le conversazioni consentite sulla piattaforma. Chi ha l’impressione che la sua voce e i suoi punti di vista siano ben accolti?”.

Secondo Llanso, il licenziamento immediato degli alti dirigenti da parte di Musk è stato un segnale preoccupante, considerato che l’azienda si era impegnato a migliorare la gestione di abusi, disinformazione e interferenze elettorali. “Ha dichiarato di voler rendere il servizio più libero e aperto, ma poi ha detto anche agli inserzionisti: ‘Non preoccupatevi, non sarà un inferno’. È davvero difficile ricavare da questa dichiarazione una qualsiasi teoria coerente sul modo in cui funzioneranno la fiducia e la sicurezza o la moderazione dei contenuti sotto la sua gestione”.

Le influenze straniere

Un’altra preoccupazione per i difensori della libertà di parola e della democrazia è l’influenza che governi stranieri antidemocratici e contrari alla libertà di parola eserciteranno su Twitter nell’era Musk. Il principe dell’Arabia Saudita Alwaleed bin Talal bin Abdulaziz, che non è certo un baluardo dei valori democratici liberali, ha finanziato l’acquisto di Musk con 1,9 miliardi di dollari ed è ora il secondo azionista di Twitter. Anche il Qatar Investment Fund ha versato 375 milioni di dollari. Gli investimenti di questi potentati mediorientali hanno suscitato preoccupazioni per la sicurezza nazionale da parte di funzionari governativi, tra cui il senatore democratico del Connecticut Chris Murphy, che ha chiesto un riesame da parte del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti.

Musk, che ha bisogno di grandi quantità di materie prime per le batterie Tesla, tra cui il nichel russo, è stato criticato il mese scorso per avere proposto su Twitter un piano di pace per porre fine alla guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina, con toni smaccatamente favorevoli al Cremlino.

Molti osservatori si chiedono anche se la Cina, dove Twitter è attualmente vietato, sarà in grado di esercitare il suo controllo sul sito, cercando di minimizzare le critiche alle proprie politiche, tra cui il trattamento degli uiguri, o censurando i contenuti pro-Taiwan. Questo perché il Paese è la più grande fonte di guadagni per Tesla, l’unica casa automobilistica straniera a cui Pechino ha concesso di possedere e gestire interamente il proprio stabilimento, senza dovere lavorare con un partner cinese.

“Musk vuole vendere milioni di Tesla in tutto il mondo, in Cina, Russia, Brasile, Turchia e India. Tutti questi governi hanno idee ben precise sul tipo di conversazioni che dovrebbero o non dovrebbero essere presenti su Twitter e su ciò che costituisce disinformazione”, ha dichiarato Jaffer a Forbes. “Andranno da Musk e diranno: ‘Questa conversazione che non avete eliminato è un problema per noi’. Oppure: ‘Questi utenti anonimi che criticano le nostre politiche sono un problema’”. Sempre secondo Jaffer, “Musk capirà, perché gli verrà detto chiaramente: ‘Ci saranno conseguenze se non rispetterai queste richieste’”.

Musk e la politica americana

Ci sono anche domande legate alla politica interna degli Stati Uniti. Sebbene Musk non abbia espresso alcuna ambizione politica personale, di recente ha dichiarato di identificarsi maggiormente come repubblicano, di voler votare repubblicano e di avere una preferenza per il governatore conservatore della Florida Ron DeSantis come potenziale candidato alla presidenza nel 2024. E a giugno ha anche dichiarato di essere disposto a spendere fino a 25 milioni di dollari per sostenere le campagne di candidati politici “centristi”.

La decisione di Musk di twittare, e poi cancellare, un contenuto riguardante una teoria cospirazionista priva di fondamento sull’attentato alla presidente della Camera, Nancy Pelosi, la scorsa settimana, o il suo bizzarro tweet di febbraio in cui paragonava il primo ministro canadese Justin Trudeau ad Adolf Hitler, anch’esso prontamente rimosso, non depongono a favore della moderazione in materia di dibattiti politici.

La spunta blu

Un’altra mossa potenzialmente preoccupante è il progetto con cui Musk vuole modificare il modo in cui il sito assegna l’ambita spunta blu agli utenti verificati. Questo riconoscimento viene spesso assegnato a personaggi famosi e politici, creando sul sito quello che Musk definisce un “sistema di signori e bifolchi”. Ma spesso questo riconoscimento viene assegnato anche ai giornalisti che si sono registrati direttamente su Twitter attraverso gli organi di informazione per cui lavorano, per indicare che la persona che twitta le notizie è, come minimo, chi dice di essere. Musk intende porre fine a questa prassi e fornire il contrassegno agli utenti a fronte di un canone mensile di 8 dollari. In questo modo, secondo quanto da lui stesso dichiarato con un tweet, l’utente si assicurerà anche “la priorità nelle risposte, nelle citazioni e nelle ricerche”.

“In questo modo, chiunque desideri quel contrassegno, compresi gli utenti che pubblicano disinformazione, potrà averlo se è disposto a pagare”, spiega Llanso. “Il rischio è che si crei confusione per le persone che arrivano su Twitter per ricevere notizie e informazioni e vedono contenuti che sembrano validi perché qualcuno ha pagato per quel contrassegno”.

Lo stile manageriale caotico di Musk non fa che esacerbare il clima di confusione, sia per gli utenti che per i dipendenti. Alla viglia delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti ha deciso di licenziare quasi quattromila dipendenti di Twitter, nello stesso momento in cui cercava di monetizzare la sua base utenti facendo pagare le spunte blu.

Per Musk, in ogni caso, queste conseguenze potrebbero essere irrilevanti rispetto allo status di proprietario di Twitter. Secondo Dunne, il controllo di un potente sistema di diffusione di notizie, servizi di politica e commenti costituisce chiaramente un’attrattiva per Musk. Twitter, ha dichiarato prendendo in prestito una frase di Henry Kissinger, è per lui “l’afrodisiaco definitivo”.

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