Un passato da indisciplinato che andava bene a scuola, un presente da facilitatore e costruttore di ponti: Luca Torcivia, ceo di Open Source Managament Firenze, ha saputo unire il suo penchant per gli scambi culturali e la formazione in un progetto che fa la differenza per le piccole e medie imprese del nostro Paese.
Con la community e le sue attività capillari, OSM aiuta gli imprenditori e le Pmi a farsi largo nelle asperità del mercato, crescendo e facendo fronte comune di fronte alle stesse necessità di chi le guida. Grazie alla scuola di formazione di OSM “alleniamo i comportamenti”, ci ha detto Torcivia, per creare una nuova classe imprenditoriale resiliente e unita da un’amicizia intesa come valore che va oltre il lavoro. Obiettivo a cinque anni? “La diffusione dei nostri contenuti culturali sull’impresa e la vita”.
Come nasce Open Source Management, e da quale intuizione?
I fondatori “storici” Paolo Ruggeri e Andrea Condello hanno notato una carenza nella società italiana: la possibilità, per gli imprenditori italiani, notoriamente statisticamente piccoli, di accedere ad una formazione in materia di gestione di impresa. Hanno fondato una grande azienda colmando questa lacuna. Hanno studiato e si sono formati all’estero per portare in Italia una conoscenza innovativa. Hanno studiato un modo per distribuirla alle Pmi.
Un’altra grande intuizione è stata quella di collegare gli imprenditori in maniera diversa, non su una base associativa, lobbistica, di interesse ma attorno a valori comuni, uniti da rapporti di amicizia. In tempi più recenti, in seguito ad alcune fasi di rallentamento economico, è nata l’esigenza di aiutare anche chi non poteva permettersi il nostro servizio professionale: gli imprenditori in difficoltà, falliti o in procinto di fallire, persone poco garantite a livello istituzionale, le cui vite andavano incontro a gravi conseguenze anche in ambito familiare e sociale.
Da dove viene invece l’idea di aprire la filiale di Firenze?
Io e i miei soci ci siamo conosciuti in OSM. Provenivano da regioni diverse e ci siamo trovati e scelti. È nata prima un’amicizia e abbiamo pensato che sarebbe stato bello passare molto tempo insieme lavorando a un grande progetto comune. Il progetto di una grande area nel centro Italia, un punto di riferimento per migliorare le condizioni economiche del territorio attraverso imprese sane e in crescita. Abbiamo ripreso gli scopi dei fondatori ma abbiamo aggiunto dell’altro, una nostra idea, bella e che ci appassiona.
Vogliamo creare un impatto sull’intera società, a partire dagli imprenditori. Migliaia di persone che vivono prospere ogni ambito della loro vita perché vengono formate sulle migliori idee. Puntiamo ad ottenere un cambio di mentalità in merito alla realizzazione personale, alla libertà individuale, alla prosperità economica.
Ci poniamo un fine culturale che risolva tutti i problemi del vivere delle persone nel nostro territorio. Il nostro interlocutore sono le Mpmi italiane (“Micro-piccole medie imprese”) ma ci rivolgiamo a tutti. Realizziamo il sogno imprenditoriale di persone con i nostri valori. Vogliamo coinvolgere tutti i nostri clienti imprenditori, in progetti insieme, nella promozione delle nostre idee sulla prosperità, uniti da un rapporto di amicizia.
Cosa ha significato aiutare e sostenere le Pmi durante la pandemia?
In Italia la categoria imprenditoriale subisce a volte una comunicazione non favorevole. A cominciare dalle scuola. A scuola non si spiega la funzione sociale dell’imprenditore, che è una possibile scelta professionale, che è una “carriera” che offre grandi soddisfazioni ed una grande libertà. Non si spiega lo scopo ed il valore del denaro. Non si insegna a creare un patrimonio, a conservarlo, ad investirlo. Gli insegnanti sono culturalmente abbastanza distanti dagli imprenditori. La politica ammicca agli imprenditori ma con grande riservatezza.
Le culture storiche dominanti in Italia non hanno dei programmi di sostegno a favore di chi crea il lavoro. Infatti non esistono scuole di impresa. Tutto ciò rende l’imprenditore solo, e se sei solo in tempi normali, lo sei di più in una pandemia mondiale, che blocca le relazioni, i commerci e la produzione. Abbiamo sentito il dovere di lanciarci simbolicamente una cima di salvataggio che ci tenesse uniti e motivati. Non abbiamo aspettato gli eventi. Abbiamo approfittato per riorganizzare le aziende della nostra rete in maniera più efficiente. Molti si sono uniti a noi. Ora siamo tanti, più coesi e forti. Cresciamo in fatturato, utili e felicità.
Quanto è grande il team di OSM Firenze, e come viene formato il personale?
Ci occupiamo di aiutare gli imprenditori e le persone nelle regioni Toscana, Emilia Romagna e Umbria. Al momento abbiamo uffici in 8 città del nostro territorio: Firenze, Bologna, Lucca, Pisa, Perugia, Reggio Emilia, Modena, Parma. Siamo oltre 60 persone, fra personale diretto (consulenti) ed indiretto (staff). Non ho calcolato l’età media ma a sentimento credo sia attorno ai 35 anni, forse meno. Ho calcolato invece la componente femminile del gruppo: 53%. All’inizio eravamo soprattutto uomini, abbastanza “esperti”. Per sostenere la crescita che volevamo, abbiamo deciso di attrarre persone giovani e donne in ruoli di management: è diventata una nostra policy cioè un’azione di successo da mantenere.
Per noi la formazione è tutto. La vita consiste nella crescita. I fallimenti aiutano a crescere. La formazione si basa sulle cose apprese dagli errori di altri. Open Source vuole dire proprio questo: condividiamo gli errori e le azioni di successo. Dedichiamo molta attenzione e tempo alla formazione, mediamente 8 giorni al mese, ma se sei junior anche di più. Abbiamo delle accademie interne per i vari livelli di seniority, i lunedì sono dedicati alla formazione ed al coordinamento. A queste attività si devono aggiungere gli affiancamenti (training on the job) dei junior con i senior. Studiamo le materie della gestione di impresa, la comunicazione, gli atteggiamenti e i comportamenti migliori, li alleniamo in sessioni teoriche e pratiche. Utilizziamo strumenti di analisi e di profilazione. Ci diamo anche “compiti per casa”. Siamo seguiti da tutor. Questo vale per tutti, anche per me.
E la vostra scuola per imprenditori?
È una cosa molto bella e speciale. Ogni mese si tiene e dura due giorni. Gli imprenditori studiano le materie del management di impresa, studiano ciò che a loro serve (hanno creato un’azienda, sanno già tante cose, ma alcune gli sfuggono). Ma non è il dato tecnico che farà delle loro imprese delle attività ancora più vincenti. I dati tecnici incidono solamente per il 15% in una vittoria imprenditoriale. Alleniamo i comportamenti, l’esecuzione dei dati tecnici, gli atteggiamenti giusti, come prendere le decisioni, la gestione dei compromessi, le famiglie degli imprenditori e il life-balance, e altre cose. Abbiamo un metodo di studio diverso da quello appreso a scuola.
Durante i due giorni la cosa più utile è probabilmente l’incontro con altri imprenditori, dello stesso o di altri settori. Il confronto fra simili. Persone spesso sole nel quotidiano e nella loro posizione di comando. Ogni mese trattiamo un tema particolare che riteniamo utile e attuale, e chiediamo a due imprenditori che in quel tema hanno vinto, di raccontare le loro azioni di successo.
È un evento regolare che aiuta anche me a capire cose e a rigenerare la mia energia.
Se dovessi indicare una singola cosa che l’Italia non sta facendo abbastanza per le sue Pmi?
L’economia reale del Paese è costituita dalle Pmi. Siamo un Paese prospero perché ci sono innumerevoli Pmi. L’Italian Dream consiste in tante persone che scelgono di creare un’impresa. Le Pmi sono un patrimonio nazionale.
L’Italia può sostenerle in due modi: con sovvenzioni economiche (come tutti i sussidi creano dipendenza e indeboliscono) oppure con la formazione di giovani che scelgono il percorso imprenditoriale, creando corsi di studio per imprenditori. La soluzione è sempre nella cultura e nelle idee.
Dove vedi la tua OSM da qui a cinque anni?
Cinque anni è un arco di tempo molto grande. Succederanno sicuramente moltissime cose, alcune persino non prevedibili. Un anno è già sufficiente per stravolgere un progetto, al punto da dover poi rivedere tutti gli obiettivi successivi. Comunque siamo soliti avere dei piani e siamo costantemente in attuazione di un piano. Non lavoriamo senza avere un piano.
I nostri piani hanno obiettivi culturali e di diffusione sociale, sebbene siamo molto attenti ai numeri. Potremmo aumentare di sei volte (oggi siamo circa 60 persone). Avremo probabilmente una sede in ogni provincia, ma la cosa che importa veramente è la diffusione dei nostri contenuti culturali sull’impresa e la vita. Questo obiettivo non si misura in fatturato ma in numero di persone raggiunte e che hanno trovato la libertà.
C’è molto da fare. Cerchiamo costantemente persone che vogliano aiutarci nella nostra missione. Entro l’anno a Firenze daremo il via a una nuova iniziativa che aiuta gratuitamente gli imprenditori in difficoltà o già falliti. Si chiama “Imprenditore Non Sei Solo” (INSS). Non sono molti ad occuparsi degli imprenditori, figuriamoci di quelli in condizioni critiche. Lo faremo noi. A loro spiegheremo perché si sono ritrovati nella loro situazione e come uscirne. Quello che facciamo con gli amici clienti, ma senza chiedere denaro.
Racconta la tua storia personale e i tuoi valori.
I miei genitori erano impiegati pubblici. Stavamo bene nella semplicità. Ero indisciplinato ma andavo bene a scuola. Come succede sempre, la mia vita è progredita per break-point, cioè momenti nei quali ti giochi molto e fai un salto. Il primo è stato quando a 18 anni entro in Accademia Aeronautica. Divento ufficiale pilota e lavoro per il ministero della Difesa. Pilotavo jet militari. Dopo 5 anni lascio la forza armata e riprendo a studiare. Ho una laurea in Ingegneria meccanica, una in Scienze aeronautiche, mi manca la tesi per Scienze politiche. Ho due master, uno in General Management e uno in Gestione di imprese. Ho lavorato per anni in multinazionali e poi ho deciso di mettermi in proprio nel settore della consulenza alle imprese. Una parte molto importante della mia vita è costituita dalla mia famiglia. Sono molto impegnato nel lavoro ma i miei pensieri sono sempre rivolti alla mia famiglia. Sono sposato e abbiamo quattro figli.
Credo in tante cose. In primis che siamo degli esseri spirituali. La nostra vera essenza è spirituale. Credo in Dio. Mi rivolgo a lui spesso, è molto presente nella mia vita ma non frequento nessuna comunità confessionale. Credo che bisogna essere grati per quello che abbiamo e che la migliore forma di gratitudine sia far crescere le cose. Posso dirti “grazie”, ricambiare il favore ricevuto, ma la forma migliore di ringraziamento è far crescere la vita della persona alla quale sei grato, e dobbiamo essere grati a tutti quelli che collaborano con noi e fanno con noi il viaggio.
Credo nello scambio abbondante fra le persone. Le persone diventano legate quando ognuno riceve grandi benefici dallo stare insieme. Questo si applica in azienda, in famiglia come anche nelle amicizie. Credo nel miglioramento personale. Ci accompagniamo solo con persone che abbiano questo stesso valore. Non esistono persone non capaci ma solo leader ancora non pronti. Il licenziamento non è possibile. Tutti vanno aiutati a trovare la loro strada.
L’amicizia è il collante necessario in azienda. Le persone devono stare bene insieme, passare del bel tempo libero spontaneamente. Non esistono le iniziative di team-building. Il team-building è ogni giorno. Crediamo che l’azienda sia sana se ha donne in posizioni di management e tanti giovani. È compito di un manager trasformare un collaboratore in un campione. È possibile. Vogliamo favorire la famiglia. I bambini possono venire con i genitori nel luogo di lavoro. Ai genitori in maternità/paternità si offre la possibilità di continuare a lavorare in mansioni modificate e adatte allo smart-working.
Tutti i nostri clienti e fornitori sono nostri alleati. Devono entrare a far parte di OSM in un progetto dove si possano sentire realizzati. Credo nel valore della crescita e puntiamo a crescere del 50% ogni anno. Si può fare. Concluderei con il valore “prima di ricevere, occorre dare”.
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