Nelle immagini dei satelliti di osservazione della Terra si vedono spesso le nubi prodotte dalle tempeste di polvere del Sahara allungarsi sull’Oceano Atlantico. Meno frequente è vedere la scena ripresa a fine giugno e a inizio luglio, quando i fumi prodotti da centinaia di incendi attivi in Canada hanno lambito l’Europa.
Le immagini del satellite europeo Copernicus e dello Earth Observatory della Nasa hanno mostrato e mostrano un mondo fisicamente connesso dai venti in quota.
Per fortuna, la distanza ha protetto l’Europa dal deterioramento della qualità dell’aria che, invece, ha coinvolto decine di milioni di cittadini canadesi e statunitensi.
100 milioni di tonnellate di CO2 nel mese di giugno
Lo strumento Cams (Copernicus Atmosphere Monitoring Service) ha monitorato la situazione misurando il potere radiativo e le emissioni di anidride carbonica degli incendi canadesi, che hanno liberato 100 milioni di tonnellate di CO2 nel mese di giugno, un numero maggiore di ogni misurazione fatta nei vent’anni precedenti.
Ovviamente, per una nazione coperta di boschi come il Canada, gli incendi non sono una novità, ma quest’anno il loro numero e la loro estensione sono eccezionali.
La causa va cercata in una primavera insolitamente calda e secca, conseguenza diretta del riscaldamento globale, che ha reso l’erba secca del sottobosco l’elemento perfetto per il diffondersi degli incendi naturali.
Per il Canada, che pensava di poter beneficiare dell’innalzamento delle temperature per espandere le zone abitabili e coltivabili, è un campanello d’allarme. Qualsiasi effetto positivo locale si potesse immaginare a seguito del cambiamento climatico è ora cancellato dalle conseguenze devastanti degli incendi, che si contano a centinaia.
Il 26 giugno il Canadian Interagency Forest Fire Center ne ha censiti 492, la metà dei quali era classifica come out of control.
Le conseguenze dei roghi
La prima conseguenza di questo rogo continentale è stato il deterioramento della qualità dell’aria con Montreal che ha raggiunto il non invidiabile primato di città con la peggior qualità dell’aria del mondo. Senza contare che, trasportato dai venti, il fumo ha superato i confini diventando causa di preoccupazione negli Stati Uniti.
A inizio giugno si sono viste le foto dei cieli di New York, dove la skyline dei grattacieli era confusa nella nebbia rossastra come mostrato in queste riprese da un drone pubblicate dal Guardian.
Ci sono stati momenti con una visibilità così scarsa da costringere alla chiusura degli aeroporti, mentre veniva chiesto a tutti di non fare attività all’aperto e di restare in casa. Il fumo ha poi raggiunto Philadelphia per spingersi fino a Washington, mentre nelle settimane successive è stato il turno di Chicago e Minneapolis. Si calcola che 75 milioni di persone siano state costrette a respirare l’aria affumicata con conseguenze non piacevoli per le persone fragili, senza contare i danni a lungo termine sulla salute pubblica.
L’importanza di investire nella prevenzione
Anche se gli incendi sono avvenuti in aree rurali e poco abitate, quindi con un modesto numero di abitazioni distrutte, le conseguenze dei roghi interessano molti settori dell’economia in tutto il paese. Secondo gli analisti, partendo dai dati preliminari disponibili, i danni economici causati dagli incendi potrebbero abbassare il Pil canadese anche di 0,6 punti percentuali.
È la combinazione tra le perdite facilmente prevedibili all’industria del legname (che avrà l’autorizzazione a tagliare meno alberi), alle attività turistiche (con gli alberghi che hanno ricevuto una lunga serie di disdette), all’industria delle costruzioni (che utilizza il legname), senza contare i costi sanitari per i danni dovuti al fumo.
Il comparto assicurativo è in allerta rossa e l’Insurance Bureau of Canada ha dichiarato che gli eventi collegati al clima sono diventati la preoccupazione maggiore. Mentre prima del 2009 i rimborsi per i danni da eventi estremi erano meno di 500 milioni di dollari canadesi, adesso sono arrivati a quota due miliardi di dollari, perché si è passati da un evento disastroso ogni tre anni a tre eventi ogni anno e questo si riflette sul costo delle polizze.
Sono tutti d’accordo che sarebbe molto meglio investire in prevenzione. Peccato questa profonda verità risulti evidente solo dopo gli eventi estremi.
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