Quando si parla di “hospitality tech”, il settore in cui la tecnologia si fonde con l’arte dell’ospitalità, un player importante è Líbere Hospitality Group, azienda iberica che dal 2020 offre soggiorni di breve e medio periodo in centinaia di serviced apartments distribuiti nelle principali città della Spagna e del Portogallo, e recentemente ha allargato le sue operazioni anche in Italia.
Nel nostro Paese sta sondando il mercato alla ricerca di opportunità, Milano e Roma in primis, ma anche Pisa, Venezia, Napoli, Torino e altri capoluoghi dai 100milaabitanti in su. Alcune trattative sono in fase avanzata e le prime aperture sono previste nel primo trimestre del 2025.
A guidare il mercato italiano in qualità di head of business development è Niccolò Pravettoni, ex Google e Airbnb, entrato in Líbere Hospitality Group a maggio dello scorso anno con il mandato di replicare in Italia il successo della scale-up in Spagna.
Abbiamo chiesto al manager di approfondire con Forbes il modello di business di LHG e parlarci dei futuri progetti strategici dell’azienda nel nostro Paese.
A chi si rivolge il modello di business?
Cerchiamo strutture da affittare cielo-terra, di varia natura. Edifici residenziali e hotel, principalmente, ma anche ostelli o piccole palazzine dalle 20 unità abitative in su, quindi interagiamo con molti interlocutori diversi. Principalmente proprietari e investitori istituzionali (fondi immobiliari, family office e società di investimento), ma anche investitori privati e famiglie.
Una volta definito l’accordo accompagniamo i nostri partner a partire dalla fase di riqualificazione dell’asset, studiando insieme a loro il progetto che meglio si presta a essere presentato sul mercato e li supportiamo poi per tutta la fase di riqualificazione (ove necessaria) fino all’apertura al pubblico.
In seguito, ci facciamo interamente carico della gestione completa della struttura – dalla prenotazione al check-out – e dell’assistenza agli ospiti prima, durante e dopo la loro permanenza.
Grazie al nostro modello di gestione altamente tecnologico, ottimizziamo le performance delle strutture, riducendo fino al 40% i costi operativi rispetto alle medie di settore. Questo approccio incrementa notevolmente la redditività per i proprietari, liberandoli al contempo dalla necessità di farsi carico degli aspetti pratici e operativi.
Perché vi definite un’azienda di “hospitality tech” e non semplicemente di hospitality?
La tecnologia ha un ruolo cruciale nel business di Líbere Hospitality Group e si declina in molte forme diverse in tutta l’operatività dell’azienda. Oltre all’impiego di soluzioni avanzate di domotica all’interno delle unità abitative, è centrale nel nostro modello il ruolo della piattaforma digitale sviluppata internamente, che permette di gestire operazioni come la prenotazione, il check-in e check-out, la comunicazione con gli ospiti o l’assegnazione automatizzata delle camere, direttamente dallo smartphone.
La piattaforma, inoltre, consente agli ospiti di accedere anche ai servizi accessori, dove disponibili, (lavanderia, servizi di ristorazione, ecc.) per arricchire e personalizzare l’esperienza del loro soggiorno.
L’impiego della tecnologia nel settore hospitality ha iniziato ad affermarsi in Italia e nel resto del mondo con l’avvento dei primi servizi su piattaforma digitale come Airbnb e Vrbo.
Queste aziende hanno intercettato un’esigenza fino allora latente dei viaggiatori che erano alla ricerca di maggior autonomia nella scelta delle soluzioni di soggiorno e di opportunità ibride, più comode e personalizzabili, rispetto alla tradizionale camera d’hotel.
Questa esigenza di ricevere servizi personalizzati, nel turismo, ha resistito alla prova della pandemia ed è cresciuta rapidamente dopo la fine del Covid.
Il nostro gruppo, fondato a Bilbao a fine 2020 dall’imprenditore Jon Uriarte e oggi gestito dai ceo Antón de la Rica e Mikel Rodriguez, ha saputo rispondere in modo se possibile ancora più innovativo a questa crescente necessità del pubblico, offrendo una combinazione innovativa di tecnologia, design e servizi su misura.
L’impiego di soluzioni avanzate come il machine learning, l’assistenza clienti disponibile 24/7, e la domotica, unite a all’attenzione per il design delle offerte abitative e alla disponibilità di servizi di alto livello interamente gestibili dalla piattaforma, hanno incontrato il favore degli ospiti e del mercato e ci hanno consentito di fare“numeri straordinari in Spagna in poco più di 3 anni.
Secondo i dati riportati nel “Smart apartments global market report 2024” pubblicato a gennaio da The Business Research Company, il settore dell’ospitalità ibrida continua a essere in crescita (la stima per quest’anno è +16% a livello globale) e dunque sono sicuro che il nostro modello avrà successo anche qui, come lo ha avuto nella penisola iberica.
Quali sono gli obiettivi per il nostro Paese?
L’obiettivo 2024 è di raggiungere le 500 unità in portafoglio (contrattualizzate) entro la fine dell’anno.
Siamo attivi da alcuni mesi nella ricerca di nuove strutture nelle grandi città (Milano e Roma) e stiamo considerando opportunità nelle città ad alto flusso di viaggiatori (Firenze, Venezia, Napoli, tra le altre) e nei capoluoghi con più di 100mila abitanti (Torino, Bologna, Genova, Pisa, ecc).
Quali sono i vostri numeri in Spagna?
Dal suo esordio sul mercato, il gruppo ha registrato una continua crescita annuale dei ricavi (+121% nel 2022). Nel 2022, a soli due anni dal lancio, l’azienda ha chiuso il bilancio con un fatturato di 8,5 milioni di euro che sono saliti a 12 milioni nel 2023 (+41%). Le previsioni sono di arrivare a 30 milioni di fatturato entro la fine del 2024.
Attualmente, la società conta 114 dipendenti, gestisce oltre 3mila prenotazioni al mese e ha raggiunto 100mila persone ospitate nelle proprie strutture.
Per dare l’idea del parco immobiliare, aggiungerò che tra Spagna e Portogallo, Líbere Hospitality ha in portafoglio 32 strutture per un totale di 1.200 appartamenti (500 attivi e gli altri in varie fasi di ristrutturazione), in 12 città iberiche e a Lisbona.
Per quest’anno è in programma l’acquisizione di altre 10 strutture (tra immobili residenziali e hotel) e contiamo di aggiungere circa 900 unità abitative ristrutturate a quelle già disponibili.
In Italia Líbere opererà con lo stesso marchio spagnolo o ci sarà un brand italiano?
Il marchio, o meglio, i marchi saranno gli stessi della Spagna e del Portogallo. Il gruppo adotta una strategia multibrand, per soddisfare le esigenze di tipologie di ospiti diversi.
Le proposte abitative (appartamenti e camere d’hotel) sono distribuite tra 3 marchi differenti: Líbere, Naitly e B48.
Líbere e B48 identificano proposte nel segmento upscale (di livello paragonabile a un hotel 4 stelle), situate quasi sempre nei luoghi strategici delle città, con una particolare attenzione al design degli interni e spesso dotate di servizi aggiuntivi (reception 24/7, ristorazione, lavanderia, ecc.). Sono marchi orientati a una clientela che cerca soluzioni personalizzabili e flessibili, per viaggi o per soggiorni più lunghi, magari per un trasferimento lavorativo di qualche mese, e desidera lo stile e le comodità di un hotel, ma anche la privacy e il comfort di un appartamento.
Naitly invece è un marchio più giovane, adatto agli spiriti nomadi e ai viaggi di scoperta. Le proposte di questo brand offrono ambienti allo stesso tempo confortevoli e stimolanti, progettati per trasformare ogni soggiorno in un’esperienza non convenzionale.
Quale sarà il futuro del turismo in Italia secondo lei?
Abbiamo bellezze uniche che attirano sempre più viaggiatori da tutto il mondo e infatti il 2023 ha confermato la definitiva ripresa del turismo (+3.8% di occupancy delle strutture rispetto al 2019).
Un lato su cui possiamo fare meglio è la qualità delle nostre strutture che troppo spesso offrono un livello di servizi datato, non al livello delle aspettative del viaggiatore moderno. Parte della mission del nostro gruppo è portare sul mercato un prodotto nuovo, che riesca a coniugare bellezza, semplicità e tecnologia.
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