I successi nascono dalle capacità ma anche dalla passione. E Michele Carillo, per fondare la sua Briglia 1949, diventata presto punto di riferimento internazionale per l’abbigliamento maschile di alta gamma, di passioni, ne ha messe insieme addirittura due: quella per lo stile e quella per i cavalli.
Ma Briglia 1949 è nata anche con un obiettivo primario: avere un brand che sia collocato nelle migliori boutique con un prezzo interessante, con un prodotto al di sopra sia di standard qualitativi che di immagine. Nell’avventura l’ha accompagnato la sua famiglia, soprattutto le sue sorelle Rosaria e Nelly: il nome richiama senza mezze misure la sua passione per i cavalli da endurance, una specialità basata sulla resistenza in sella su un percorso che si può estendere dai 30 ai 160 km a seconda delle categorie.
Il percorso professionale di Carillo nel mondo della moda
Michele ama le gare e i percorsi sterrati, ma soprattutto ama quei nobili animali. E allora perché non creare un marchio con un segno della sua grande passione? “Il mio percorso professionale inizia qui nell’azienda di famiglia a San Giuseppe Vesuviano fin dagli anni ’80, quando passavo giornate intere in sartoria con il modellista”, racconta Michele Carillo.
“Dopo anni di formazione in azienda e qualche breve periodo di studi universitari decisi di entrare quanto prima nel business di famiglia e questa scelta mi ha portato fino a qui”. Così l’esperienza ultra ventennale nella realizzazione di capi sartoriali maschili della famiglia Carillo, è stata condensata da Michele in questa nuova realtà imprenditoriale che grazie a intuito, artigianalità, stile e un profilo aziendale moderno e dinamico è diventata subito un’importante azienda nel panorama dell’abbigliamento di alta gamma maschile.
Alla conquista dei mercati mondiali della moda
I risultati gli stanno dando ragione (in Italia ha 500 selezionati punti vendita e l’azienda cresce al ritmo del 15% all’anno) e ormai le sue creazioni si sono fatte strada in tutto il mondo: l’azienda esporta circa il 40% della produzione in Europa con una particolare presenza in Germania, ma soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone.
L’apertura della pista giapponese ha una storia molto particolare dai tratti romantici. “Avevamo fondato da poco l’azienda”, racconta Michele, “e avevamo preso uno stand a Pitti. Però era in una posizione defilata, diciamo che stavamo pagando lo scotto del noviziato. E venivano pochi clienti a trovarci. Ma uno dei primi giorni passò una delegazione giapponese. Guardarono, non dissero niente. Pensai che non li avrei più rivisti. Invece subito all’apertura dello stand l’ultimo giorno di quell’edizione di Pitti tornarono e da lì e per noi si è aperto il mercato giapponese: era infatti una delegazione della Toyoda, uno dei più grandi gruppi di importazione giapponese di life style”.
Verso l’internazionalità
Michele che oltre a essere il ceo di Briglia 1949 è anche il creativo, si è fatto affiancare proprio da uno stilista giapponese ma non tanto per premere l’acceleratore sul mercato del Sol levante, quanto per dare quel tocco di internazionalità alle sue creazioni che sono molto particolari e che offrono la sensazione di grande praticità ed eleganza al tempo stesso.
Creazioni senza tempo si potrebbe dire. Briglia 1949 produce soprattutto pantaloni dalla vestibilità attuale, sfruttando il know-how dei tessuti e dei trattamenti esclusivi utilizzati per la linea maschile disegnata da Michele.
L’azienda è arrivata a 17 milioni di fatturato, con una produzione stimata in 400mila pezzi all’anno, è composta da una trentina di dipendenti diretti e può contare su un pool di oltre 300 lavoranti collocate soprattutto nel Beneventano che utilizzano stoffe di gran pregio come quelle di Vitale & Barberis, Loro Piana e Marzotto.
I punti di riferimento di Michele Carillo
Michele Carillo ha le idee molto chiare: “Il mio mondo di riferimento penso sia quello che accomuna la maggior parte delle aziende italiane d’abbigliamento che si rispecchiano in diverse icone della storia italiana e non solo, dal mito di Giorgio Armani, al grande Marcello Mastroianni, all’icona Gianni Agnelli, dal fotografo Bruce Weber fino ad arrivare a Steve McQueen e Paul Newman”, dice Michele Carillo.
“Ciononostante per me il re indiscusso rimane Ralph Lauren: è l’unico che è riuscito a valorizzare le sue origini a tal punto da farle diventare una vera e unica filosofia di stile”.
Dopo il successo con le produzioni maschili, Michele ha lanciato il progetto Genderless, che si sta affermando tra il pubblico femminile, con tante nuove proposte in termini di modellistica, lanciate per l’autunno-inverno prossimi venturi, con tessuti avvolgenti e lussuosi, pure lane/alpaca/mohair e cachemire strech, articolati in colori neutri, come avorio, grigi chiari e cammello, e colori più accesi, come l’arancio, rosa pesca e porpora.
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