Claudio Descalzi Eni
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Raggiungere le zero emissioni nette senza sacrificare la competitività: la sfida di Eni

“La transizione energetica è irreversibile e dobbiamo garantirne la realizzazione senza sacrificare la competitività del sistema produttivo e la sostenibilità sociale”. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si è rivolto così agli stakeholder nella lettera che introduce Eni for 2023 – A Just Transition, il rapporto di sostenibilità dell’azienda.

Anche nell’anno del 70esimo anniversario della compagnia, fondata da Enrico Mattei il 10 febbraio 1953, il documento ha ripercorso i progressi compiuti nei 12 mesi precedenti verso una transizione energetica ‘giusta’, che permetta cioè di raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica al 2050, ma anche di assicurare a tutti l’accesso all’energia in modo sostenibile.

Il rapporto sottolinea come, rispetto al 2018, l’azienda abbia ridotto del 40% le emissioni nette dirette e indirette nel settore upstream (cioè nelle attività di esplorazione e produzione) e del 30% quelle complessive. Nell’ultimo anno ha dedicato particolare attenzione alla riduzione delle emissioni di metano, calate di oltre il 20% per il business upstream.

Le iniziative di Eni per la decarbonizzazione

Nell’ottica di una progressiva decarbonizzazione di prodotti e servizi, nel 2023 Eni si è allargata nel campo delle energie rinnovabili. Tra le iniziative più importanti, i 3 GW di capacità installata di Plenitude (l’ex Eni gas e luce) e la nascita di Enilive, in cui sono confluite tutte le attività del gruppo legate alla mobilità, tra cui la bioraffinazione e il car sharing Enjoy. L’azienda ha aumentato la capacità di bioraffinazione e i progetti di carbon capture & storage (ccs, cattura e stoccaggio del carbonio) e ha rafforzato l’impegno sui due fronti anche nel 2024: a gennaio ha confermato la conversione della raffineria di Livorno in una bioraffineria e poche settimane fa ha annunciato l’avvio del primo progetto di ccs italiano a Ravenna, nell’ambito di una joint venture paritetica con Snam. In parallelo porta avanti l’investimento per lo sviluppo industriale della fusione a confinamento magnetico, che permetterebbe di generare energia virtualmente illimitata a zero emissioni.

Non solo rinnovabili

Secondo la visione di transizione giusta dell’azienda, però, il passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili deve avvenire in modo ordinato e progressivo. Si inseriscono in questa prospettiva l’acquisizione di Neptune Energy, che ha oltre il 70% del portafoglio nel settore del gas naturale, e l’avvio della produzione di Congo Lng, il primo progetto di gas naturale liquefatto nel paese africano. Mosse che, ha scritto Descalzi nella lettera agli stakeholder, “rispondono all’esigenza di incrementare l’accesso a energia sicura e a ridotte emissioni come il gas naturale, fondamentale per accompagnare la transizione energetica”.

Sia nel campo delle attività tradizionali che in quelle legate alla transizione, ha spiegato ancora l’ad, la strategia prevede di fare leva “su tecnologie proprietarie” e sviluppare “un modello satellitare basato sulla creazione di unità indipendenti che possano accedere autonomamente al mercato dei capitali per crescere e valorizzare il proprio business”.

L’impatto sociale della transizione energetica

L’idea di transizione giusta si traduce anche in progetti per gestire gli impatti sociali della trasformazione, massimizzare le opportunità di sviluppo locale e ridurre le disuguaglianze. Il rapporto ricorda che, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2022 ancora 760 milioni di persone erano prive di accesso all’elettricità, distribuite soprattutto nell’Africa subsahariana e nel Sud-est asiatico. Secondo le Nazioni Unite, 84 milioni di bambini e giovani non hanno accesso alla scuola, 300 milioni di studenti mancano delle competenze di base di matematica e alfabetizzazione, il 54% dei paesi non ha ancora leggi nelle principali aree della parità di genere, 2,2 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile e 3,5 miliardi sono prive di servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro.

In questo contesto Eni, attiva in 61 paesi, ha incluso tra i pilastri della sua strategia le alleanze per lo sviluppo con le comunità in cui è presente. “Nei paesi in cui operiamo, le attività di business sono sempre affiancate da piani di azione che rispondono alle esigenze del territorio, migliorandone le opportunità lavorative e l’accesso all’istruzione, alla salute, all’acqua e all’energia”, ha scritto Descalzi nella lettera. L’ad ha citato ad esempio il Centro di Eccellenza Oyo per le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica in Congo, pensato – si legge nel rapporto – per contribuire alla creazione di un mercato dell’energia sostenibile integrato e inclusivo nel paese e in tutta la regione. Il centro è gestito dal ministero dell’Istruzione del Congo assieme all’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale.

Tra le altre iniziative ci sono la partnership con l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) per promuovere lo sviluppo di competenze per la transizione e quella con l’International Labour Organization per promuovere sicurezza e salute sul lavoro per gli agricoltori che fanno parte delle filiere dell’agri feedstock (coltivazione e spremitura di semi per la produzione di oli vegetali). Nel 2023 Eni aveva 75 accordi di cooperazione attivi, di cui 16 socio-economici e 12 per la salute firmati nel corso dell’anno.

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