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È nata un’élite di investitori e aziende legata all’intelligenza artificiale

Articolo di Benedetto Buono, Direttore del Professional Program in Business Networking della POLIMI Graduate School of Management

L’ultimo round di finanziamento di OpenAI, che ha raccolto 6,6 miliardi di dollari e ottenuto una linea di credito di ulteriori 4 miliardi, ha rafforzato la sua posizione dominante nel settore dell’intelligenza artificiale generativa. Ma oltre ai numeri, sottotraccia questo evento segna anche il delinearsi potenziale di una nuova dinamica tra i grandi investitori tecnologici: una polarizzazione di interessi compartimentati, che per alcuni aspetti potrebbe ricordare il modello giapponese dei Keiretsu.

Da un lato, infatti, colossi come Microsoft e Nvidia hanno scommesso forte su OpenAI, contribuendo con miliardi di dollari freschi e con apporto di tecnologie chiave. Dall’altro, big tech come Amazon e Google stanno investendo pesantemente in Anthropic, un’altra startup di AI – considerata tra le più concrete competitrici di OpenAI – creando così un secondo polo di potere AI (e cash) powered. Apple, che rimane la società con più alta capitalizzazione al mondo, ha scelto di rimanere per ora spettatrice, evitando investimenti diretti in queste piattaforme, in netto contrasto con l’aggressività delle altre big tech. Al netto di investimenti diretti in startup più piccole, come Darwin AI, una startup canadese che sviluppa tecnologie per rendere le AI “più piccole e più veloci”, centri di sviluppo dedicati all’AI e un incessante lavoro sulla sua Siri, Apple ha fino ad ora evitato la grande operazione da copertina.

L’effetto compartimentazione: Anthropic e OpenAI

Gli investimenti in Anthropic da parte di Amazon (con un recente apporto di circa 4 miliardi di dollari) e Google mettono in evidenza l’emergere di una divisione chiara nel panorama AI. Similmente a quanto avveniva con i Keiretsu giapponesi – conglomerati di aziende interconnesse da partecipazioni incrociate e alleanze strategiche – si stanno formando ecosistemi chiusi in cui capitali, tecnologie e competenze vengono condivisi all’interno di circoli sempre più esclusivi.

Microsoft e OpenAI rappresentano un esempio lampante di questa dinamica. L’alleanza strategica non si limita alla sfera finanziaria: l’infrastruttura cloud di Microsoft Azure è il motore dietro la scalabilità di OpenAI. NVIDIA, con il suo ruolo dominante nel settore dei chip, alimenta la potenza di calcolo essenziale per il machine learning. In parallelo, Google e Amazon stanno facendo la stessa cosa con Anthropic, integrando capitali e tecnologie cloud per creare un secondo gigante dell’intelligenza artificiale.

Apple: spettatore o attore in attesa?

Come scritto poco sopra, un attore significativo che ha scelto di non partecipare attivamente a questa divisione è Apple. Mentre Google e Amazon scommettono pesantemente su Anthropic, e Microsoft e NVIDIA consolidano la loro posizione con OpenAI, Apple sembra prendere tempo, osservando le mosse dei suoi concorrenti. Una strategia attendista che potrebbe trasformarsi in una mossa decisiva qualora l’azienda di Cupertino decidesse di investire in una direzione differente o di creare la propria infrastruttura AI, magari seguendo un percorso più indipendente rispetto ai poli attuali e puntando maggiormente su modelli più piccoli e una maggiore garanzia per la privacy e la tutela dei dati degli utenti.

Un modello Keiretsu per l’AI?

Questa compartimentazione di interessi sembra ricalcare le dinamiche dei Keiretsu giapponesi, in cui aziende apparentemente concorrenti si univano in reti di collaborazione strategica. L’obiettivo non era solo il profitto a breve termine, ma la costruzione di un ecosistema in cui le risorse – che fossero tecnologiche o finanziarie – venivano condivise per garantire la stabilità del gruppo nel lungo periodo.

L’AI, oggi, sta seguendo un percorso simile. Gli investitori strategici come Microsoft e NVIDIA, da un lato, e Google e Amazon, dall’altro, stanno costruendo poli chiusi in cui l’accesso alle tecnologie chiave è limitato ai membri del “club”. Questo potrebbe rendere molto più difficile per nuovi player emergere senza il supporto di una delle grandi coalizioni, ponendo in essere una barriera d’ingresso non solo tecnologica, ma anche finanziaria. Molteplici potranno eventualmente essere le conseguenze di un trend di questo tipo, dalle considerazioni (e conseguenti azioni) delle Authorities a garanzia del libero mercato e della concorrenza, alle inevitabili strategie industriali e geo-politiche dei vari attori in gioco.

Il futuro del comparto AI

Il round di finanziamento record di OpenAI e gli ingenti investimenti in Anthropic da parte di Amazon, Google e altri, sono – naturalmente – soltanto la punta dell’iceberg. L’industria dell’AI si sta muovendo rapidamente verso un modello in cui pochi attori dominano il mercato, rendendo sempre più difficile per le startup indipendenti trovare spazio. Questo non significa che l’innovazione sarà bloccata, ma piuttosto che sarà incanalata attraverso queste reti di alleanze strategiche. Il coalition building, per usare un termine caro ai public affaris manager, sarà una delle leve strategiche dell’imminente futuro per non rischiare di restare indietro nella nuova corsa all’oro che si sta verificando.

Se il trend attuale proseguirà, potremmo effettivamente assistere alla formazione di reti ancora più esclusive, con capitali e tecnologie chiave che rimarranno all’interno di questi compartimenti, mettendo di fatto fuorigioco anche player oggi rilevanti. L’intelligenza artificiale, con le sue enormi esigenze in termini di risorse e con una sostenibilità sui modelli economico-finanziari ancora tutta da dimostrare, sembra essere il terreno ideale per la creazione di questi nuovi Keiretsu contemporanei e in salsa internazionale. Un settore dove non solo la competizione, ma soprattutto la cooperazione strategica, deciderà chi avrà accesso alle tecnologie che plasmeranno il futuro.

La crescita esplosiva degli investimenti nell’AI, sia per OpenAI sia per Anthropic, prefigura un quindi un possibile futuro in cui poche aziende – supportate da potenti conglomerati tecnologici – avranno il controllo delle risorse chiave. Mentre Apple osserva ancora da lontano (vedremo per quanto), il comparto AI sta seguendo sempre più da vicino un modello simile ai Keiretsu giapponesi, dove cooperazione e competizione si intrecciano in un equilibrio delicato, che potrebbe anche essere repentinamente scardinato da giganti che oggi sono investitori “amici” (es. Microsoft) e che già “domani” potrebbero fagocitare e inglobare le attuali stelle nascenti del tech.

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