Articolo apparso sul numero di novembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
La spinta all’innovazione e la grande attenzione ai bisogni sanitari, interpretata in un forte impegno nella ricerca, sono la costante dei 125 anni di Bayer Italia, che oggi ha un fatturato di 954 milioni di euro, 1.279 collaboratori e un sito produttivo a Garbagnate Milanese decretato dal World Economic Forum come uno dei migliori siti al mondo e l’unico a rappresentare l’Italia in questa classifica. A gennaio 2023 è arrivata Arianna Gregis, che ha assunto la guida del pharma di Bayer Italia portando con sé oltre 20 anni di esperienza nelle life sciences. Il suo obiettivo è continuare a creare valore per le persone attraverso l’innovazione.
Una delle sfide di una grande azienda è dare risposte che guardano al futuro. La complessità del mercato richiede oggi l’adozione di modelli organizzativi sempre più efficienti. Dal suo arrivo in Bayer come si è mossa in tal senso?
Questa mia avventura è arrivata dopo un lungo periodo all’estero e questo ha creato in me una motivazione speciale per creare valore aggiunto nel nostro Paese. L’obiettivo centrale è quello di stare al passo con i tempi e con uno sguardo sempre volto al futuro. Oggi il cambiamento è estremamente rapido e per questo abbiamo avviato una trasformazione radicale, con un approccio che combina la mentalità di una startup all’efficienza di una multinazionale, per migliorare la qualità delle prestazioni a vantaggio delle persone. Nel sistema Bayer siamo uno dei pochissimi paesi frontrunner, cioè tra i primi ad adottare il modello dynamic shared ownership (dso), che rende l’azienda più agile, più focalizzata sui risultati e più attenta a valorizzare il contributo delle persone. Abbiamo abbandonato la classica organizzazione gerarchica, puntando sull’intelligenza collettiva e la leadership diffusa. Questo ha ridotto la burocrazia e reso l’azienda più capace di rispondere ai bisogni di pazienti e clienti. I team ora operano come unità imprenditoriali, con maggiore autonomia, cicli produttivi più rapidi e focus sulla creazione di valore. I risultati sono già evidenti: nell’ultimo anno abbiamo triplicato i lanci di prodotti e progetti. Tra questi, Froggy, un dispositivo che aiuta i pazienti con emofilia A nell’autoinfusione, sviluppato in soli tre mesi in collaborazione con una giovane startup. Oppure TeraPiù, un’app personalizzata che utilizza l’intelligenza artificiale per migliorare l’aderenza dei pazienti italiani alle terapie. L’abbiamo sviluppata insieme a realtà che operano nel Polihub del Policlinico di Milano e conta già 250mila utenti con una valutazione a cinque stelle”.
Quanto sono importanti per voi gli investimenti in ricerca e sviluppo?
L’innovazione è al cuore della nostra vision, ‘Health for All’. Abbiamo modificato la strategia di ricerca, portando avanti un nuovo paradigma, passando dai laboratori interni a un modello basato su partnership e venture capital. Oggi abbiamo un centinaio di alleanze strategiche con aziende, università e startup in tutto il mondo. Un esempio di questo approccio è il programma di investimenti Leaps, che tra il 2015 e il 2023 ha investito 1,9 miliardi di dollari in oltre 60 startup. L’obiettivo? Scoprire terapie in grado di salvare vite.
Quanto può aiutare l’intelligenza artificiale nel campo delle scienze della salute?
Secondo una ricerca, Bayer è oggi sul podio tra le aziende che più la adottano per lo sviluppo di nuovi brevetti. Grazie a un accordo con Google Cloud, stiamo sfruttando la fisica quantistica e il machine learning per pianificare nuovi target per la ricerca, con una considerevole riduzione dei tempi. L’IA può senz’altro aiutare ad accelerare la fase di ricerca e dare un forte contributo in ambito diagnostico. Così come può rendere più efficaci gli approcci terapeutici, personalizzandoli. Certo, è necessario che intelligenza artificiale e valore umano vadano di pari passo.
Una delle frontiere più promettenti della medicina sono le terapie geniche. Come si muove Bayer in quest’ottica?
È una frontiera affascinante e stimolante. L’Italia è uno dei paesi che più investono in questo settore e ciò ci ha spinto a sviluppare una pipeline che oggi comprende oltre 30 progetti in varie fasi di sviluppo clinico e ad avviare nuovi stabilimenti per la produzione di terapie geniche e cellulari. Ad esempio, con l’acquisizione di BlueRock Therapeutics Bayer ha intrapreso nel 2022 lo sviluppo di una terapia cellulare avanzata per il trattamento del morbo di Parkinson. A 24 mesi, i dati del trial di fase 1 hanno evidenziato un profilo di sicurezza positivo e segnali clinici promettenti che verranno validati negli ulteriori studi in corso. Questa terapia sperimentale rappresenta un potenziale passo avanti significativo dopo decenni di battute d’arresto nella ricerca. Il nostro impegno è contribuire a creare un nuovo ecosistema della salute, abbandonando l’idea di trattare un singolo organo per guardare invece al massimo beneficio per ogni persona, avvicinandoci sempre di più alla medicina personalizzata.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .