Articolo apparso sul numero di novembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Le scienze della vita rappresentano un settore strategico per lo sviluppo di ogni paese, perché hanno il potere di cambiare la qualità della vita delle persone, oltre a generare un importante impatto economico. A raccontare sfide e opportunità del settore è Valentino Confalone, country president di Novartis Italia, prima azienda farmaceutica italiana, focalizzata sull’innovazione e impegnata in quattro aree medico-scientifiche di grande complessità – cardiovascolare, immunologia, neuroscienze e onco-ematologia – con farmaci che raggiungono più di 250 milioni di persone in tutto il mondo. Nel 2023 Novartis ha registrato, a livello globale, un fatturato di 45,4 miliardi di dollari, in crescita dell’8% sul 2022. L’azienda dedica a ricerca e sviluppo 9 miliardi di investimenti all’anno a livello mondiale ed è impegnata in diverse attività che coinvolgono stakeholder pubblici e privati.
In che fase si trova l’Italia nello sviluppo delle life sciences e quali potenzialità ha il settore?
L’Italia continua a rappresentare una punta di diamante nel settore, grazie all’eccellenza delle risorse umane e a un ecosistema unico di interazioni tra mondo accademico, industriale e ospedaliero. Lo dimostra l’aumento delle domande di brevetto: +35% negli ultimi cinque anni, rispetto al +23% dei big dell’Ue. Nel 2023 la produzione farmaceutica italiana ha toccato i 52 miliardi di euro, con oltre 49 di export. Tuttavia, l’Italia e l’Europa rischiano di perdere terreno rispetto a paesi come l’America e la Cina, che nell’ultimo decennio ha decuplicato i suoi investimenti in ricerca e sviluppo. In questo scenario, è necessario un cambio di strategia, per valorizzare il ruolo del settore e garantire le condizioni perché l’eccellenza italiana ed europea possa consolidarsi in termini di competitività e attrattività a livello globale.
Che ripercussioni hanno la competitività e la sostenibilità del settore sulla salute dei cittadini?
La capacità del settore life sciences italiano di competere sullo scenario globale si traduce nell’opportunità per i cittadini di accedere all’innovazione, con un impatto sulla salute e sulla vita. La competizione riguarda non solo la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole, ma anche l’approvvigionamento di principi attivi farmaceutici e la produzione di farmaci e terapie innovative. Oggi l’Italia è tra le capofila nel mondo, sia per la qualità della sua classe medica e accademica, sia per la sua eccellenza manifatturiera. Ne sono la prova i due hub di innovazione di Novartis a Ivrea e a Torre Annunziata, un polo d’eccellenza che nel 2023 ha generato 5,7 miliardi di euro di export farmaceutico verso 118 paesi ed entro il 2025 vedrà ampliata la sua capacità per produrre quasi dieci miliardi di compresse di farmaci.
Come sostenere l’attrattività e la competitività del settore nel nostro Paese?
Politiche industriali mirate e revisione della governance farmaceutica sono i due assi di intervento necessari per garantire la competitività del settore. Nodi che devono trovare applicazione anche a livello nazionale, dove sarà fondamentale il superamento dell’attuale sistema ‘a silos’ di finanziamento della spesa sanitaria e farmaceutica, che rappresenta un limite all’attivazione della sinergia tra innovazione e sostenibilità. A livello europeo, sarà determinante una revisione del pacchetto di riforme della legislazione farmaceutica, nell’ottica dello snellimento burocratico, della tutela della proprietà intellettuale, dell’accelerazione dell’iter regolatorio e della sicurezza degli approvvigionamenti. È guardando agli interventi sanitari nel loro complesso, in un’ottica di lungo periodo, che sarà possibile garantire la capacità del nostro sistema salute di attrarre innovazione e renderla accessibile ai cittadini in modo equo e tempestivo.
Quali sono i progetti di Novartis in questo senso e quali progetti state sviluppando con gli stakeholder pubblici?
Crediamo nel ruolo dell’Italia e continueremo a investire per potenziare la capacità di innovazione del nostro Paese. Abbiamo annunciato investimenti per 350 milioni di euro nel triennio 2023-2025 e siamo al lavoro per agire da partner di tutti gli attori del settore, per favorire l’emergere di modelli innovativi che possano rispondere a bisogni sanitari complessi. Negli ultimi anni abbiamo attivato accordi di collaborazione con diverse regioni italiane e abbiamo l’ambizione di stabilire partnership significative con tutte entro cinque anni. Le partnership pubblico-privato consentono la messa in comune di competenze per contribuire a migliorare la gestione di malattie complesse, come quelle oncologiche o cardiovascolari, per migliorare i percorsi di presa in carico dei pazienti, in risposta ai bisogni sanitari specifici delle diverse realtà territoriali.
Novartis ha avviato tavoli di ascolto per immaginare la sanità del futuro. Quali risultati avete ottenuto e quali azioni state portando avanti in questo contesto?
Il progetto ‘Partner per il futuro’ ha l’obiettivo di tracciare una visione comune e delineare linee d’azione concrete per immaginare insieme la sanità del futuro. Al centro di questo percorso c’è l’ascolto delle giovani generazioni, che si è svolto con sei tavoli di lavoro che hanno coinvolto oltre 40 under 35 ed è poi continuato con l’indagine ‘Giovani e sanità: il futuro che vogliamo’, coinvolgendo oltre 1.000 cittadini. Disuguaglianze sanitarie, prevenzione, accesso all’innovazione e valorizzazione delle professioni sanitarie del futuro sono i temi emersi come prioritari dall’ascolto dei giovani e proprio su queste tematiche abbiamo avviato, insieme con la comunità scientifica e dei pazienti, un percorso di lavoro che ha coinvolto le istituzioni, per delineare azioni concrete in risposta ai bisogni e alle priorità dei giovani.
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