Daniela Cavallo Volkswagen
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Chi è Daniela Cavallo, la sindacalista di origine calabrese che guida gli scioperi alla Volkswagen

Quando era una ragazzina, suo padre le diceva che “Volkswagen è il miglior datore di lavoro della regione. Se ottieni un apprendistato lì, hai un lavoro sicuro”. Oggi, come presidente del consiglio di fabbrica dell’azienda, cioè del suo sindacato interno, Daniela Cavallo vuole assicurarsi che sia ancora così. È lei a rappresentare i dipendenti del gruppo, che è in crisi e vorrebbe chiudere tre dei dieci stabilimenti tedeschi, tagliare alcune migliaia dei 300mila dipendenti in Germania e ridurre gli stipendi di chi rimarrà del 10%. Ed è stata lei a guidare i primi scioperi di lunedì 2 dicembre, a cui hanno aderito 100mila lavoratori.

Chi è Daniela Cavallo

Cavallo, nata a Wolfsburg il 13 aprile del 1975, è la figlia di un gastarbeiter (‘lavoratore ospite’). Suo padre arrivò dalla Calabria con la prima ondata di immigrazione verso la Germania occidentale, frutto degli accordi tra il cancelliere Konrad Adenauer e i governi di Italia e Turchia. In un’intervista al settimanale tedesco Die Zeit, Cavallo ha detto di parlare più il calabrese dell’italiano, di amare Italia e Germania, ma di considerare Wolfsburg come casa sua.

È entrata in Volkswagen nel 1994 con un contratto di apprendistato e negli anni successivi ha studiato economia aziendale. Nel 2002 ha iniziato la prima esperienza in un consiglio di fabbrica in Auto 5000, la sussidiaria di Volkswagen che produceva la monovolume Touran, dove i salari erano più bassi e gli orari di lavoro più lunghi dello standard del gruppo. Secondo il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, fu allora che attirò l’attenzione dei principali sindacalisti di Volkswagen.

Dopo un congedo per le nascite dei due figli, tra il 2004 e il 2008, Cavallo è tornata al lavoro e nel 2013 è entrata nel consiglio di fabbrica di Volkswagen, che viene eletto dai dipendenti ogni quattro anni. Nel 2019 Bernd Osterloh, potentissimo presidente del sindacato per 16 anni, la volle come sua vice. Le lasciò il comando due anni dopo.

Secondo i giornali tedeschi, Cavallo era considerata più diplomatica e meno aggressiva del predecessore, ma diretta e assertiva. È la prima donna a guidare il consiglio di fabbrica di Volkswagen. All’epoca della sua nomina, solo il 7% dei manager e il 17% dei dipendenti era donna.

Perché i lavoratori di Volkswagen sono molto potenti

Il quotidiano berlinese Die Tageszeitung ha scritto che il consiglio di fabbrica di Volkswagen è probabilmente l’organo di rappresentanza dei lavoratori più potente del mondo. Il peso dei dipendenti è dato anche dal modello organizzativo di Volkswagen. Come ha spiegato Il Post, in tutte le grandi aziende tedesche vige la Mitbestimmung, cioè la co-determinazione. I dirigenti, in sostanza, devono rispondere non solo agli azionisti, ma anche ai lavoratori. In Volkswagen c’è un consiglio di sorveglianza che vigila sull’operato dei manager – incluso l’amministratore delegato -, viene eletto ogni cinque anni ed è composto da 20 membri. Tra questi, dieci rappresentano i dipendenti, dieci gli azionisti.

Un altro elemento fondamentale è che due membri del consiglio di sorveglianza rappresentano la Bassa Sassonia – lo stato con Wolfsburg, dove ha sede Volkswagen -, che ha una quota vicina al 12%. La loro condotta dipende dall’orientamento politico del governo dello stato, ma in generale gli amministratori hanno interesse a evitare crisi occupazionali. Su temi come i licenziamenti, quindi, di solito fanno fronte comune con i rappresentanti dei lavoratori.

La crisi

Nel terzo trimestre del 2024 gli utili di Volkswagen sono crollati del 63,7%. Le vendite sono scese del 7,1%, soprattutto a causa del -15% in Cina, suo primo mercato. A settembre il direttore finanziario, Arno Antlitz, ha detto che in Europa si vendono due milioni di auto in meno rispetto all’era pre-Covid. Volkswagen, in particolare, consegna 500mila unità in meno, cioè “l’equivalente di circa due stabilimenti”.

L’azienda ha deciso di ritirarsi da un accordo sindacale in vigore dal 1994, con cui si impegnava a mantenere l’attuale livello occupazionale fino al 2029, e potrebbe licenziare già da metà 2025. A novembre ha rifiutato la controproposta dei sindacati, che prevedeva di risparmiare 1,5 miliardi con la cancellazione di bonus e la rinuncia a futuri aumenti di stipendio in cambio di orari di lavoro più brevi.

In estate Cavallo ha detto che “il consiglio di amministrazione ha fallito. La conseguenza è un attacco ai nostri posti di lavoro, sedi e contratti collettivi. Con me non ci saranno chiusure di stabilimenti”. Nel primo giorno di sciopero ha affermato che Volkswagen “è stata un’enorme macchina da profitti negli ultimi tempi”, con un utile netto di 17,9 miliardi solo nel 2023. Dal 2014, ha detto ancora, i soli Porsche-Piëch, azionisti di maggioranza, hanno incassato dividendi equivalenti alla somma che si guadagnerebbe “se si vincesse alla lotteria tutte le settimane per tutta la vita”. Ora pretende che “tutti diano il loro contributo, compresi il cda e gli azionisti”.

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