Antoniano
Responsibility

Così Antoniano aiuta ogni giorno migliaia di poveri italiani. L’intervista al direttore Giampaolo Cavalli

Nel 2023, l’Istat ha registrato in Italia quasi 5,7 milioni di individui e oltre 2,2 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta, pari rispettivamente al 9,7% e all’8,4% sul totale dei singoli e dei nuclei familiari residenti.

In un contesto di incertezza e difficoltà, tra inflazione, aumento del costo dei consumi e dei beni di prima necessità, la solidarietà tra gli individui diventa un valore fondamentale, da promuovere e mettere in atto. A dare l’esempio è Operazione Pane, la campagna di Antoniano nata nel 2014 e volta a raccogliere fondi a sostegno di 20 realtà francescane presenti in Italia e di 5 attive nel mondo che ogni giorno si impegnano per i singoli e le famiglie in difficoltà. All’aiuto alimentare si aggiungono servizi pensati per rispondere alle necessità quotidiane: dalla distribuzione di abbigliamento e di beni primari all’aiuto economico per le spese basilari, passando per sostegno psicologico, consulenza legale, assistenza dedicata alle persone senza dimora e ricerca del lavoro.

Nata come campagna di raccolta fondi, oggi Operazione Pane è una solida rete di realtà francescane impegnate ad aiutare chi è più vulnerabile, trasformando Antoniano in un importante osservatorio sulla povertà e sul disagio sociale nel nostro Paese, che allo stesso tempo mette in evidenza l’importanza del lavorare insieme per creare un futuro possibile, per tutti e tutte. Emerge ad esempio che sono 52.580 i pasti distribuiti in media ogni mese dalle mense francescane di Operazione Pane (+28,7% sul 2023) e si segnala un aumento del numero di minori (+20,2% rispetto al 2023), ma è elevato anche il numero di donne sole: quasi 400 solo a Bologna. Dati su cui si sofferma Giampaolo Cavalli, direttore di Antoniano.

A fronte di un incremento del 28,7% dei pasti distribuiti nel 2024, quali sono le strategie che hanno permesso a Operazione Pane di rispondere efficacemente alla crescente domanda di aiuti?

Uno dei maggiori problemi che affrontiamo, risiede nell’impossibilità di prevedere le effettive presenze giornaliere; questo perché molte delle nostre mense hanno porte aperte sempre, per chiunque abbia bisogno di un piatto caldo. Così può accadere, come avvenuto a Bologna nel Luglio del 2023, che da un giorno all’altro il numero degli ospiti passi da 150 a quasi 300 e che questo non sia, purtroppo, un aumento occasionale ma rimanga tale per tutto l’anno seguente. Grazie a Dio e ai tanti donatori, ai volontari e alle diverse realtà che ci supportano (aziende, supermercati GDO, negozi di vicinato ecc.) nelle cucine il cibo non manca mai e i cuochi e le cuoche delle varie mense sono ormai diventati dei professionisti dell’ottimizzazione e dell’antispreco. Nelle ore di apertura delle mense i forni restano sempre accesi e la creatività di chi sta in cucina aiuta anche ad improvvisare un centinaio di pasti non previsti pur continuando a garantire che siano sani e con il giusto apporto di nutrienti. Chi vive in strada ha maggiori patologie da cui proteggersi e noi cerchiamo di fare la nostra parte, come faremmo con la nostra famiglia.  È difficile, richiede organizzazione e dedizione ma queste non mancano mai. Indubbiamente, l’aver costituito la rete di “Operazione Pane” ha permesso di dare supporto anche a quelle mense più piccole e a quelle realtà che faticano maggiormente a raccogliere fondi e beni di prima necessità. I donatori, che siano privati o imprese, oggi scelgono con ancor più cura le realtà cui donare e la buona reputazione dell’Antoniano nella gestione dei progetti sociali e nella rendicontazione trasparente (vedi Bilancio Sociale 2023) ci permettono di non restare mai soli e di sostenere l’intera rete, in Italia e all’estero. Poi le singole mense possono contare sempre anche sulla generosità dei territori di appartenenza dove la comunità è spesso ancora viva.

Il numero di minori aiutati è aumentato del 20,2% rispetto al 2023: quali interventi mirati vengono messi in atto per sostenere le famiglie e promuovere l’inclusione sociale delle nuove generazioni?

I pasti e la distribuzione di pacchi alimentari rappresentano la prima risposta delle realtà francescane ad un bisogno importante e necessario. Dopodiché le famiglie (spesso monogenitoriali) vengono accompagnate in un percorso volto all’emancipazione e all’autonomia, con l’obiettivo di ricominciare a vivere dignitosamente. In Antoniano e in altre realtà vengono attivati percorsi educativi e formativi: dalla lingua italiana, alla patente, dall’educazione finanziaria a quella professionale e che possano offrire opportunità lavorative concrete. Anche qui ci vengono incontro molte aziende partner che si attivano per gli inserimenti lavorativi e anche per il sostegno alle spese che questi progetti comportano. È capitato anche di avviare percorsi volti alla autoimprenditorialità e, proprio recentemente, abbiamo inaugurato una piccola azienda familiare nata dall’incontro di due ospiti della mensa che si sono conosciuti ad uno dei corsi. Poi, insieme, hanno fatto famiglia e impresa. Da soli senza la collaborazione delle istituzioni e delle reti di professionisti sarebbe impossibile arrivare ad un risultato così. Ma abbiamo ancora poche forze rispetto alle persone che si rivolgono a noi e che potrebbero davvero provare a ricominciare. La questione ancora più complessa resta la ricerca di una casa – che nelle grandi città in particolare – non offre grandi possibilità a chi non può garantire fideiussioni o canoni stellari. Restituire dignità significa un grande impegno da parte delle persone che ci chiedono supporto – le cui storie lasciano ferite profonde e diffidenza– ma senza il coinvolgimento della società civile è impossibile garantire agli esseri umani medesime opportunità e la concreta possibilità di una vita nuova. La comunità è interdipendenza e la comunità è la sola possibilità che ogni individuo ha per un futuro migliore del presente

In che modo lo Zecchino d’Oro e il Piccolo Coro dell’Antoniano contribuiscono non solo alla sensibilizzazione, ma anche al posizionamento del brand Antoniano nel panorama della solidarietà?

Musica e solidarietà sono da sempre il fil rouge dell’identità di Antoniano, per questo diciamo che è il luogo “Dove la Musica diventa Pane”. Sin dagli inizi i frati compresero e investirono sulla musica, accogliendo a Bologna lo Zecchino d’Oro e poi dando vita, con la giovanissima Mariele Ventre, al Piccolo Coro. Coro e Zecchino portavano avanti due grandi obiettivi, paralleli ed entrambi necessari: da un lato la diffusione di valori quali l’amicizia, la fratellanza, l’amore per il creato, l’inclusione ecc., dall’altro il sostegno economico alle attività sociali, soprattutto la Mensa dei Poveri avviata nel 1954 sul sogno di Padre Ernesto Caroli. I piccoli e le piccole del Coro sapevano che la loro musica – la vendita dei dischi e i concerti – servivano a prendersi cura dei più fragili. Quello dell’Antoniano è da sempre un mondo capovolto dove sono i bambini a prendersi cura dei più grandi. Oggi oltre al sostegno della musica del Coro, c’è quello di tanti donatori e tante donatrici che ci permettono di continuare a prenderci cura di chi è in situazione di grande fragilità. A loro dobbiamo anche l’apertura nel 1981 del nostro Centro Terapeutico che oggi offre terapie (psicoterapia, musicoterapia, logopedia, psicomotricità ecc.) e supporto alla crescita a oltre 800 bambini.

L’incremento del 30% dei volontari durante il periodo natalizio dimostra un forte senso di comunità: in che modo Antoniano riesce ad attrarre un numero così consistente di volontari e quali tra le strategie adottate potrebbero essere un modello replicabile in altre organizzazioni?

Sapere che i volontari sono in aumento è sempre una buona notizia e lo è come dato sociale ancor prima che per il progetto specifico. In Antoniano i volontari sono accompagnati nel loro percorso da persone competenti e che sanno ascoltare e dare valore ad ognuno di loro. È chiaro che tra le motivazioni più significative di chi inizia a servire alla nostra mensa c’è un profondo bisogno di relazioni umane significative. Il 30% dei nuovi volontari ha infatti meno di 30 anni, un dato che evidenzia l’importanza del volontariato come spazio di partecipazione attiva per le nuove generazioni, ma anche e soprattutto come “casa” alla quale appartenere un po’ e nella quale intessere buone relazioni. E non è un caso se questo dato lo ritroviamo qui a Bologna, città universitaria, affollata da giovani “fuori – sede” che distanze e distanziamenti hanno lungamente provato.  L’Antoniano è casa perché qui si incontrano diverse fragilità, non solo quelle degli ospiti della mensa ma anche quelle di chi è solo perché ha famiglia lontano o perché quella che aveva non c’è più. Qui, insieme, si superano paure e solitudini. Spesso a fine turno volontari e volontarie sostano alla macchinetta del caffè per un’altra ora e qui i senior diventano nonni, nonne, zie e i giovani, nipoti di cui prendersi un po’ cura. Perché per fare bene per gli altri, è necessario stare bene con gli altri e rammentare che ogni persona ha bisogno di essere vista, accolta, riconosciuta. Questo è il potere trasformativo del volontariato: la consapevolezza che solo insieme si possa moltiplicare il valore sociale. Volontariato e donazioni rappresentano atti di fiducia e partecipazione che danno valore a ogni euro investito e a ogni gesto compiuto per gli altri. Insieme, riusciamo a moltiplicare il valore sociale e a generare un impatto che va oltre i numeri, trasformando la solidarietà in un futuro sereno per chi ha più bisogno.

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