Nella foga di raccontare e spiegare come funziona il ricevitore di segnale che lui e i suoi ingegneri hanno costruito per navigare verso e sul nostro satellite naturale, Oscar Pozzobon quasi dimentica di rivendicare la meritata gloria. Rimedia alla fine della telefonata: “Una cosa importante – esclama – noi, insieme con l’Agenzia spaziale italiana, siamo i primi a portare il nostro Paese sulla Luna con uno strumento attivo”.
Ha ragione: il primo strumento attivo made in Italy a sbarcare il 2 marzo sul suolo selenico e tentare di comunicare con la Terra è stato LuGre, costruito dalla Qascom di Vicenza, di cui Pozzobon è uno dei fondatori e l’amministratore delegato. Acronimo di Lunar Gnss receiver experiment, LuGre permette di localizzare un veicolo spaziale utilizzando i satelliti che servono al medesimo scopo sulla Terra: quelli del Global navigation satellite system (Gnss).
Non è intuitivo capire quale utilità possano avere dispositivi in orbita terrestre così lontano dal nostro pianeta. Lo spiega lo stesso Pozzobon: “Si chiama ‘space service volume’: i satelliti Gnss come quelli della costellazione europea Galileo e dell’americana Gps, ma anche i Glonass russi e i Beidou cinesi, concentrano il segnale verso la Terra, dove serve di più. Una parte di quelle frequenze, però, in un certo senso ‘scappa’, esce, e viene già utilizzata da altri satelliti, anche in orbita geostazionaria”.
A febbraio, tre settimane dopo il lancio, LuGre ha subito messo a segno un record: ha raccolto il segnale di Gps e Galileo dall’orbita lunare, a più di 400mila chilometri di distanza (il primato precedente, 200mila chilometri, apparteneva alla Nasa), dieci volte più lontano dei satelliti geostazionari. Eppure, sottolinea Pozzobon, è riuscito a raccogliere un segnale abbastanza potente da almeno cinque apparati. “È stato come scartare il regalo di Natale”, racconta. “È sempre un’emozione”.
La storia di Qascom
Fondata nel 2004 a Vicenza, Qascom vanta un’esperienza solida nel settore: opera su due mercati, quello della cybersecurity per le comunicazioni spaziali, e quello della navigation. “Contiamo circa 90 addetti e un fatturato 2024 di 8 milioni, entrambi con una crescita di circa il 30%” dice l’ad, che non manca di sottolineare come Qascom sia una tra le 300 aziende che crescono più velocemente in Italia, “l’unica nel settore spazio e difesa”. La lista di progetti, istituzioni e partner è lunga: “Oggi siamo coinvolti nelle costellazioni Galileo e Moonlight, operiamo con Esa, Asi, con la presidenza del Consiglio, la European defense agency, la Commissione europea, l’Euspa, la Nasa, Thales Alenia Space, Leonardo, Airbus”, elenca Pozzobon.
Appena fondata, Qascom aveva visto tre giovani ingegneri proporre nuove idee e prospettive della sicurezza digitale a Esa e Commissione europea. Una strada lunga, ma capace di portarli ad acquisire la fiducia delle istituzioni, anche in un settore delicato come quello della Difesa.
Anche l’attualità è cadenzata da missioni non poco delicate, in uno scenario distante centinaia di migliaia di chilometri, in cui a rischio ci sono investimenti enormi e la vita dei futuri pellegrini lunari. LuGre è stato sviluppato per l’Agenzia spaziale italiana e ha viaggiato a bordo di Blue Ghost, un lander privato costruito dalla statunitense Firefly Aerospace, grazie a un contratto bilaterale con la Nasa.
Uno dei servizi necessari per il programma Artemis sarà infatti quello della navigazione; attorno alla Luna, però, ancora non esiste una costellazione di satelliti che serva allo scopo. Per questo è necessario approfittare di questa ‘fuoriuscita’ di segnale dagli apparati in orbita terrestre.
I nuovi progetti
Con un record già in tasca, la successiva impresa di Qascom è qualcosa di mai tentato: “Entro 24 ore dall’allunaggio, la nostra antenna si alzerà e punterà verso la Terra”, prosegue Pozzobon. “Ci aspettiamo che il segnale Gnss sia abbastanza potente per restituire l’esatta posizione del lander: latitudine e longitudine sulla Luna”.
Stiamo assistendo alle prime iniziative per un’infrastruttura attorno e su un altro mondo. Dapprima usando i satelliti in orbita terrestre, poi avvolgendo la Luna con una rete dedicata. Per gli americani sarà LunaNet, quella europea Moonlight: un sistema di posizionamento e comunicazione per navigare verso la Luna e poi sulla sua superficie. Anche in questo caso Qascom si è già assicurata un ruolo importante: “Nell’ambito di Moonlight stiamo costruendo il ricevitore specifico per la costellazione lunare”, sintetizza l’amministratore delegato. “Il nostro dispositivo permette di calcolare la posizione, sarà utilizzato da astronauti e rover e potrà stare anche sui satelliti e sulle navicelle che atterrano. Sulla Luna, potremo anche fornire l’ora con precisione atomica, proprio come avviene con i satelliti terrestri”.
Quanto vale l’economia della Luna
Un nuovo mercato sta nascendo, con grandi opportunità per i privati. L’Esa stima che la lunar economy potrebbe valere 40 miliardi nel prossimo decennio, per espandersi fino a 160 miliardi nel 2040. Secondo Pozzobon avverrà in due fasi: “Nella prima i privati avranno come clienti finali le agenzie spaziali e gli enti governativi, principalmente per il programma Artemis: lanciatori, servizi di comunicazione e posizionamento, lander e shelter, servizi per astronauti. In seguito, come già successo sulla Terra nel settore spaziale, diventerà da privati a privati, btc (business to consumer), con servizi che andranno dall’esplorazione robotica, magari teleguidata dalla Terra, al turismo, fino ai servizi di cloud computing e server security, disaster recovering e utilizzando il sistema blockchain per avere un backup in un altro ambiente, un altro mondo”.
Prospettive interessanti rispetto alle quali, però, secondo Pozzobon l’Europa non è ancora pronta: “Nel modello statunitense si accetta un margine di rischio alto, con venture capital e business angel, mentre l’Europa ha un atteggiamento ancora conservativo; deve fare un grande passo. Nel 1492, se la Spagna non avesse investito su Cristoforo Colombo, l’America l’avrebbe scoperta qualcun altro, più tardi. Non possiamo dire, oggi, che la Spagna abbia fatto una scelta sbagliata allora. Quindi avanti tutta con la Luna”.
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