Articolo tratto dal numero di settembre 2018 di Forbes Italia.
Di Marco Tonelli
Per fare vino se non hai storia e blasone ci devi mettere visione e determinazione. Ingredienti importanti, fondamentali per la ricetta di un fenomeno della spumantistica italiana: la Franciacorta. La tradizione qui era in gran parte fatta di vini fermi, ma dal sapore nervoso, se non aspramente inquieto. In un’opera risalente alla fine del 1500 si faceva tuttavia riferimento ai primi vini briosi di queste zone. L’attitudine allo spumante vero e proprio, non deriva neppure da un supposto, nonché sbagliato, richiamo transalpino, stranamente presente nel nome del territorio (Franciacorta fa riferimento invece alle Curti Franche ovvero degli spazi franchi, quindi liberi, da dazi e tasse), ma dall’uomo. Uno, in realtà molti di più, che, partendo dall’osservazione dei propri talenti, vini taglienti adatti a essere basi per spumanti e dall’unicità del luogo di produzione, ha deciso per la rivoluzione. Un moto
energico, intenso, persino rapido, che è coagulato infine nel primo spumante metodo classico, addirittura all’inizio degli anni ’60. Da qui in poi solo successi a suon di saperi e sapori, portando addirittura il grande pubblico a dimenticare la generalizzazione dello spumante, pretendendo non una bolla, ma il Franciacorta.
Una sorta di sineddoche enologica, per cui una parte, il Franciacorta, è diventata per certi versi sinonimo del tutto, ovvero la galassia degli spumanti metodo classico. Con un plus. Quello di non navigare in quel mare incerto che è la bolla senza provenienza o senza distinguo nella metodologia produttiva, riuscendo a percorrere una rotta propria, fatta di coordinate certe. Quelle relative al terroir, qui caratterizzato dai benefici influssi meteo del lago d’Iseo, e da un pavimento geologico variegato, anche se composto in prevalenza da terreni morenici. Per sottolineare tutto questo, la Franciacorta ha creato, nel 1990, una tipologia di spumante metodo classico tutta sua: il Satèn, vino di raso che non punge il palato, ma lo solletica con una carbonica più gentile. Accanto a questo unicum, ci sono le classiche effervescenze del metodo classico – cuvée, millesimato e riserva – incrociate a loro volta con i differenti dosaggi: dallo sugar free del dosaggio zero, alla morbidezza mai solo zuccherosa del demi sec.
Un patrimonio di variabili da tutelare e valorizzare. Per farlo, cinque anni prima della nascita del marchio Satèn, è nato, nel 1990 il Consorzio volontario per la tutela dei vini della Franciacorta. Da pochi soci, in origine poco meno di 30, si è arrivati a superare abbondantemente quota 100, a ribadire la coesione tra i produttori. Non una semplice associazione, ma un’unione che legittima la voce del territorio e addirittura la intona con una serie di iniziative sia produttive sia promozionali.
Da un punto di vista produttivo, Franciacorta ha predisposto un processo di zonazione, contestuale con diverse restrizioni, qui mai vissute in termini coercitivi, ma piuttosto essenziali per una crescita qualitativa, che oggi passa da protocolli produttivi tra i più rigorosi nella galassia del metodo classico, addirittura molto più severi di quelli utilizzati nella Champagne. A questo il Consorzio ha poi affiancato enti e iniziative, queste ultime dedicate alla numerosissima platea dei fan del Franciacorta. Per un’esperienza ancora più completa è nata, nel 2000, l’associazione chiamata Strada del Franciacorta e, sempre nello stesso anno, il Festival del Franciacorta. Proprio quest’anno questo istituto ha rinnovato il proprio direttivo, compreso il presidente che, per il prossimo triennio, sarà Camilla Alberti, dell’azienda Castelveder. La Strada del Franciacorta collega Brescia con il territorio più effervescente che c’è, mettendo in risalto, lungo tutti gli 80 chilometri che la compongono, un tessuto di accoglienza con ristoranti, locande, hotel, trattorie e tanto altro ancora. Per percorrere questa strada con passo sempre sicuro, il nuovo presidente ha le idee chiare: “Il nostro intento è intercettare le nuove esigenze del turismo esperienziale, con un ventaglio di proposte e attività che facciano sempre più della Franciacorta una meta apprezzata e ambita”.
Una delle tappe di questo percorso sarà, a metà di settembre, il Festival Franciacorta in Cantina in calendario i prossimi 15 e 16 settembre. Dopo diversi incontri in giro per l’Italia, che hanno portato in altrettanti angoli dello stivale numerosi produttori e i rispettivi vini, per il Franciacorta sarà ora il momento di tornare a casa, per una due giorni più spumeggiante che mai. Un momento per apprezzare i prodotti del territorio, conoscendo al tempo stesso cantine, persone e luoghi di un fenomeno nato ieri, ma che sa rinascere e crescere a ogni brindisi.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .