Impianto di ricarica Tesla
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Perché Tesla non riesce a consegnare tutte le auto che ha promesso

Impianto di ricarica Tesla
Un impianto di ricarica Tesla in California (Justin Sullivan/Getty Images)

Dopo l’uscita dei dati del primo trimestre 2019 di Tesla, in molti, in Italia e nel mondo, si stanno chiedendo perché l’azienda americana stia incontrando tante difficoltà nel rispettare le consegne.

Per comprenderlo è necessario fare un piccolo passo indietro e analizzare i numeri. Nel periodo gennaio-marzo la Tesla ha prodotto 77.100 veicoli, di cui 62.950 berline Model 3 e 14.150 Model S e suv Model X. Le consegne ammontano a 63.000 vetture, di cui, 50.900 Model 3 e 12.100 tra Model S e Model X. La Tesla ha dichiarato che alla fine del primo trimestre erano circa 10.600 i veicoli spedite ai clienti, auto che ovviamente non sono state conteggiate ai fini utili del Q1.

Quello che appare piuttosto evidente da questi dati è che le vendite della “vecchia” berlina Model S e della SUV Model X sono crollate. Un crollo che è dovuto a diversi fattori. Per quanto riguarda la Model S, questa sta soffrendo molto la concorrenza interna della Model 3, sicuramente meno lussuosa, ma in grado, specie nella versione Performance, di offrire un valido rapporto prezzo/prestazioni. In Europa, dove la Model 3 è in vendita da poche settimane, stando ai dati diffusi dalla società di analisi Jato Dynamics, la Tesla “media” ha fatto registrare a febbraio 3630 esemplari, scalzando dal vertice sia le elettriche Nissan Leaf e Renault Zoe, ma anche le berline premium di medie dimensioni con motore endotermico come la Mercedes Classe C, l’Audi A4 e la BMW Serie 3.

Ma queste motivazioni non sono sufficienti a spiegare il crollo dei veicoli consegnati. Stando a quanto riportato nella nota rivolta agli investitori, la Tesla afferma che il calo è stato causato da problemi logistici e di pianificazione, dovuti al forte incremento della domanda di vetture in Europa e in Cina. Sempre nella nota, viene specificato che questo tipo di problematiche ha comportato lo spostamento delle consegne al secondo trimestre. Stando alla casa americana, i veicoli prodotti sono stati superiori al 22% rispetto a quelli consegnati.

Più che un problema logistico, emerge, anche in modo abbastanza evidente, che la Tesla non ha pianificato in modo opportuno la produzione. Inoltre emerge un tipo di struttura che non può garantire puntualità e programmazione: considerato che, ad oggi, le vetture vengono realizzate nello stabilimento di Fremont, a sud di San Francisco, e le consegne devono arrivare in tutto il mondo. Anche perché lo stabilimento di Fremont, ex Toyota, appare un po’ in overflow. Senza dimenticare che la filiera dell’industria dell’auto è lunga e complessa, comprendendo tantissimi sub-fornitori, quindi anche l’approvvigionamento di materie prime, se non viene pianificato nei minimi dettagli, potrebbe, in caso di brusche fluttuazioni produttive, provocare più di qualche problema.

La Tesla con la berlina media Model 3 di fatto è diventata un’azienda automobilistica di massa dovendo quindi far fronte a problemi che qualche anno fa, quando aveva a listino solo la Model S e la Model X, non aveva. E in effetti per incrementare la produzione della Model 3 e raggiungere i volumi previsti ci sono voluti un bel po’ di mesi. Lo scorso anno ad esempio Elon Musk ha dovuto addirittura fermare le catene di montaggio, nel tentativo di eliminare i colli di bottiglia e riportarsi in linea con il piano industriale. Alla base di questi stop, problemi nella filiera produttiva e, nello specifico, nel reparto saldature.

Problemi che avevano minato la credibilità industriale della Tesla. Ma nel momento in cui la produzione della Model 3 sembra essere entrata a regime, la Tesla, deve far fronte ai problemi logistici, che potrebbero essere risolti con la costruzione di uno stabilimento in Europa. Ma sarebbe necessario un altro corposo investimento economico. Questo continuo “navigare a vista” alla lunga, oltre ad essere deleterio per le già provate finanze della casa americana, potrebbe non essere visto bene dagli analisti.

Senza contare che la Tesla deve far fronte anche alla concorrenza, che nei prossimi mesi sarà sempre più agguerrita. In Europa la società di Musk deve difendersi dalla Jagur I-Pace e dell’Audi e-tron. E il prossimo anno arriverà anche il gruppo Volkswagen che potrebbe essere il primo costruttore a rendere profittevole l’auto elettrica, grazie agli enormi investimenti e agli stabilimenti cinesi.

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